Horeca e Covid: fornitori cauti, sempre più pagamenti alla consegna
Pagamenti alla consegna e forte incremento dell'e-commerce fino a passare da azienda B2B a B2C: l'evoluzione dei fornitori Horeca al tempo del Covid.
Nonostante i numerosi interventi a favore del settore, l'Horeca paga ancora la crisi di liquidità che ha investito tutto l'indotto dal lockdown in poi.
Questo penalizza non solo i pubblici esercizi ma anche i fornitori che, come riportato dai dati Cribis, hanno visto un peggioramento dei termini di pagamento da parte dei clienti.
Nell'indagine Cribis, per le imprese dei settori “servizi alle persone” sono registrati 10 giorni di ritardo medio, commercio all’ingrosso 6 giorni, “locazione immobiliare” 4,5 giorni, “servizi alla imprese” 4 giorni e Horeca poco meno di 4 giorni.
Il Covid è arrivato quando erano già in essere situazioni di insolvenza, come ha spiegato il vicedirettore di Fipe Luciano Sbraga: "i fornitori sono preoccupati per il futuro e non sanno che cosa accadrà di qui a qualche mese, così questa situazione di incertezza fa assumere atteggiamenti di forte cautela”.
I fornitori hanno iniziato a cambiare atteggiamento nei confronti dei ristoratori. La loro necessità di "fare cassa" si scontra con realtà che hanno visto azzerarsi e poi crollare all'improvviso il proprio fatturato, ma tanto spesso anche con chi aveva pagamenti in sospeso e li ha bloccati prima ancora che la crisi economica arrivasse.
Alcune realtà sostengono i benefici apportati dal canale e-commerce, che dal lockdown in poi ha conosciuto un'impennata, coinvolgendo anche consumatori che non si erano mai affacciati prima su questo canale.
Il pagamento è immediato e tante aziende hanno modificato radicalmente il loro modo di operare, passando da un modello B2B a quello B2C.
È il caso ad esempio riportato da Il Sole 24 ore di High Quality Food, società di fornitura per la ristorazione che opera su mercati internazionali e che grazie all'e-commerce ha trovato estremamente conveniente modificare il suo modello di business, rivolgendosi alla clientela finale.
“In lockdown siamo andati incontro congelando i nostri crediti, quindi abbiamo proposto alla nostra clientela due opzioni: o continuare con questo congelamento del debito per altri quattro mesi, condizionando le nuove consegne al pagamento in contrassegno, o un piano di rientro sul debito, che solo se accettato consente di fare nuovamente credito. Nel mezzo abbiamo circa il 40% dei nostri clienti ancora chiusi, che non sono proprio in grado di affrontare piani di rientro, questo tanto in Italia quanto all'estero”, ha spiegato il fondatore Simone Cozzi.
Ed ecco che l'e-commerce si è rivelato salvifico, come per quelle tante realtà (come ad esempio cantine e birrifici) che non potendo rivolgersi all'Horeca durante il periodo di chiusura hanno attivato shop online per raggiungere in modo diretto i clienti finali.
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