Il pesce di allevamento piace agli italiani
Secondo i dati forniti dall'Associazione piscicoltori italiani (Api) il fatturato del mercato del pesce di allevamento ammonta in Italia a 288 milioni di euro.
L'eccellenza è rappresentata dalla filiera del caviale, un prodotto made in Italy di cui il 90% viene esportato (50 tonnellate l'anno) e soltanto il 10% è destinato al mercato interno.
Sono questi i dati che emergono da un'elaborazione dell'Associazione piscicoltori italiani (Api), che riunisce oltre 300 imprese del settore, e da PerformFish, recente programma di ricerca finanziato dall'Unione Europea
Si evidenzia, inoltre, nella ricerca che la principale informazione che il consumatore cerca al momento dell’acquisto di prodotti ittici è l’origine del prodotto; l’origine italiana è dunque un valore aggiunto mentre sempre più marginale diventa la differenza - di gusto e nutriziona - tra pesce di allevamento e pescato.
Costituita da alimenti utili all’animale per rimanere in salute, la dieta dei pesci allevati è sicura e sana. I nutrienti di cui si cibano provengono infatti da farine e olii ricavati da fonti sia vegetali sia animali.
Secondo la Società di Medicina Veterinaria Preventiva, la possibilità di controllare tutta la filiera, dalla nascita alla macellazione, di avere sempre sotto controllo la natura delle materie prime utilizzate nei mangimi e tutto il suo ciclo produttivo fornisce sicuramente delle garanzie preventive dal punto di vista igienico-sanitario rispetto a quelle di un pesce selvaggio.
Se dei pesci da acquacoltura, la cui alimentazione è controllata e sono sempre sottoposti a un monitoraggio veterinario, si conosce la vita fin dall’uovo, di quelli non da allevamento, invece, si conosce solo il luogo in cui viene pescato.
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