La Quinta Conferenza Mondiale dell’UNWTO traccia la strategia per la ripartenza del turismo globale: investire su enoturismo e sviluppo delle aree rurali
Sono passati più di diciotto mesi dall’inizio della pandemia ed il mondo risente ancora fortemente dei suoi condizionamenti e delle sue limitazioni: l’estate 2021 ha visto confini invalicabili per il 29% delle destinazioni, parzialmente valicabili per il 34%, accessibili a chi fosse in possesso di un test Covid negativo per il 36%, e solo l’1% con frontiere aperte alla libera circolazione.
Nell’ambito di questo scenario si è sviluppato il turismo di prossimità, scelta obbligata che ha fatto prendere sempre più forma ad un nuovo modo di viaggiare.
Si è in altre parole consolidato un trend già in atto, quello del binomio enogastronomia-vacanza, che guardando il settore del turismo nella sua globalità, consente di alimentare una catena del valore molto più ampia dal momento che coinvolge numerosi attori: dagli agricoltori, ai produttori, ai ristoratori, a chi si occupa dell’ospitalità.
La scelta della destinazione in base alla motivazione enogastronomica non è una novità, soprattutto nel nostro paese, e consente di far leva su due aspetti molto importanti: la destagionalizzazione e la decentralizzazione del turismo.
Se si pensa al mondo vitivinicolo le occasioni di visita vanno ben oltre i mesi estivi e le cantine e i vigneti sono localizzati in aree rurali, distanti da quelle mete turistiche tradizionalmente più gettonate, inevitabilmente sovraffollate in risposta ad un flusso di viaggiatori sempre più difficile da gestire senza creare un sistema di alternative di prossimità appetibili.
La strada tracciata dalla Conferenza Mondiale dell’UNWTO
Di queste opportunità e di come coglierle per dare slancio al turismo globale se ne è parlato in occasione della quinta Conferenza mondiale dell’UNWTO (United Nations World Tourism Organization), il summit internazionale dedicato all’enoturismo svoltosi in Portogallo, nella regione rurale dell’Alentejo, il 9 e 10 settembre scorsi. Delegati provenienti da tutto il mondo hanno portato la propria testimonianza per far luce sul tipo di contributo che l’enoturismo può offrire all’integrazione sociale ed economica di ciascun paese e il suo enorme potenziale che nasce dal mettere al centro le destinazioni rurali. La scelta della location, Reguengos de Monsaraz, ha voluto di fatto riconoscere lo stretto legame tra cultura enogastronomica e turismo, per sottolineare come per gli operatori del settore il patrimonio vitivinicolo possa diventare fattore chiave per la crescita. Il turismo enologico negli ultimi anni sta diventato popolare, molti viaggiatori scelgono le destinazioni per scoprire le strade del vino, e nascono così nuove tendenze e prodotti nell’ambito dell’offerta turistica. La pandemia ha cambiato il modo di viaggiare, dopo lunghi tempi di confinamento imposti dai lockdown si cercano spazi aperti, a contatto con la natura, esperienze che restituiscano una convivialità troppo a lungo mancata. Questa domanda crescerà e continueranno a delinearsi nuovi bisogni. Non a caso la ripresa inizia a farsi sentire in maniera più sensibile in quei paesi che oltre ad essere molto legati al turismo sono anche produttori di vino, uno dei simboli dello “stare insieme”: primi fra tutti Portogallo, Grecia e Italia. Mettendo al centro la diversità, con terroir che si esprimono ciascuno in modo unico e irripetibile, e offrendo attrattive dodici mesi all’anno, l’enoturismo consente di coinvolgere viaggiatori anche in periodi tipicamente di bassa stagione, mantenendo alto l’interesse per i cibi e vini locali e mettendo le popolazioni delle aree anche più interne e remote nella condizione di non dover abbandonare le proprie terre. Non è un caso che per esempio la Francia, dove i visitatori sono passati da 90 a 5 milioni a causa della pandemia, abbia in cantiere la realizzazione di 17 wine destination da federare attraverso una associazione che ne coordinerà le attività. Iniziative volte a dare una direzione precisa ad uno sviluppo che potrebbe avere ricadute importanti su più fronti, compreso quello occupazionale.Lo stato dell’arte in Italia
Il nostro paese sembra pronto a cogliere la sfida e si conferma tra i più attivi, come conferma il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano di Roberta Garibaldi che fotografa una realtà in cui cresce l’interesse nei tour per le cantine (+17%) ma anche l’attenzione al territorio circostante e alle sue offerte complementari. I turisti italiani vedono sempre di più nella visita in cantina un momento di arricchimento culturale (+6% rispetto al 2019) che consente loro di scoprire l’identità e la tradizione dei luoghi (+ 7%) e scelgono sempre più piccole realtà familiari e non solo le aziende vitivinicole più blasonate. Cresce anche il desiderio di un’offerta di servizi più ampia: le aspettative del turista sono diverse, dalla voglia di rigenerarsi attraverso percorsi di benessere (51%), al desiderio di imparare attraverso workshop e seminari a riprogrammare il proprio stile di vita (58%), alla voglia di partecipazione a piccoli eventi come gli aperitivi al tramonto, gli show cooking, o yoga tra i filari. In altri termini ci sono più vacanzieri in cerca di intrattenimento che winelover e per lo più si tratta di donne. Le prenotazioni avvengono quasi sempre all’ultimi minuto e tramite smartphone motivo per il quale diventa fondamentale potenziare la presenza sul web. La digitalizzazione per l’enoturismo può diventare la chiave del successo, un canale per farsi trovare ma anche per rimanere in contatto costante. Un altro dato importante è che nel Belpaese quest’estate, per il secondo anno consecutivo, le città d’arte hanno lamentato ancora una volta una scarsa presenza di turisti, mentre le città del vino traboccavano di visitatori a testimonianza che l’enotursimo può davvero essere volano per lo sviluppo delle aree interne. Ma per arrivare ai numeri del 2019 bisognerà probabilmente attendere il 2023 e dar vita ad una cabina di regia che metta insieme le migliori intelligenze del pubblico e del privato, valorizzando quanto fatto fino ad oggi e rafforzando le reti esistenti. Intanto il prossimo anno i riflettori saranno puntati proprio sull’Italia che vedrà Alba sede della prossima Conferenza Mondiale sul turismo enologico, con una ricaduta positiva sia per l’ospitalità che per l’intera filiera economica. [contact-form-7 id="1103" title="Form Articoli"]
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