Oltre un terzo della spesa per le vacanze sarà destinato alla tavola
Supera i 15 miliardi la stima di quanto spenderanno gli italiani per mangiare in vacanza questa estate, pari a un terzo della spesa totale.
Oltre un terzo della spesa turistica nell’estate 2023 sarà destinato alla tavola, per un valore che supera i 15 miliardi di euro. La spesa andrà al consumo di pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche per cibo di strada o souvenir enogastronomici in mercati, feste e sagre di Paese. È quanto stima la Coldiretti nel focus su “Mercati contadini, le vacanze green e l’importanza dell’enogastronomia a chilometri zero per salvare biodiversità’, lavoro ed economia locale” diffuso nell’ambito dell’incontro “Gli italiani e l’agricoltura” organizzato a Roma prezzo Palazzo Rospigliosi da Fondazione Univerde e Notosondaggi, in collaborazione con Coldiretti e Campagna Amica.
Uno scenario che dimostra la centralità per la vacanza Made in Italy del patrimonio enogastronomico nazionale, diffuso su tutto il territorio, dalla cui valorizzazione – precisa la Coldiretti – dipendono molte delle opportunità di sviluppo economico ed occupazionale. Il cibo è dunque la voce più importante del budget della vacanza estiva in Italia, tanto che – sottolinea la Coldiretti – è diventato per molti turisti la principale motivazione del viaggio con il boom del turismo enogastronomico anche grazie alle numerose iniziative di valorizzazione, dalle sagre alle strade del vino.
Da nord a sud della Penisola – continua Coldiretti – l’Italia può contare su oltre 1.200 mercati contadini di Campagna Amica dove acquistare specialità locali a chilometro zero direttamente dai contadini. Una rete – spiega Coldiretti – che salva dall’estinzione anche antichi prodotti come i 1.500 Sigilli di Campagna Amica protetti nei piccoli borghi d’Italia dove rappresentano storia, tradizione ma anche economia e posti di lavoro. I “Sigilli” sono prodotti rari che – evidenzia Coldiretti – posseggono caratteristiche assolutamente preziose sapientemente protette contro l’omologazione e la banalizzazione grazie anche all’opera, l’entusiasmo e l’impegno delle giovani generazioni.
Tra gli agricoltori custodi dei Sigilli, più della metà (56%) è composta da under 40 e il 15% ha addirittura meno di 30 anni con 1 azienda su 3 (32%) che si trova in aree di montagna e il 60% in Comuni con basso grado di urbanizzazione. Non è un caso infatti – continua la Coldiretti – che ben il 92% delle produzioni tipiche nazionali nasca su quel 54% del territorio nazionale rappresentato dai piccoli borghi italiani con meno di cinquemila abitanti, dove il patrimonio dell’enogastronomia sostenibile e a km zero è conservato nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari.
Tra i Sigilli – spiega Coldiretti – il 31% è rappresentato da frutta, il 21% da ortaggi, il 14% da olii, vini e mosti, il 15% da salumi e formaggi di razze rare, il 13% da legumi e cereali, ed infine c’è un 5% da miele e prodotti spontanei ad alto valore ambientale. Sono specialità che disegnano una ideale mappa del gusto e della tradizione a tavola Made in Italy lungo tutta la Penisola: dalla Sa’ Pompia, un agrume sardo, al Lampascione ortaggio tipico pugliese, dal Saba il mosto cotto dell’Emilia Romagna alla lumaca di Cherasco in Piemonte, dall’Aurina di Venafro olio tipico del Molise al Mais corvino della Lombardia, dal laziale cece dal solco dritto al fagiolo del purgatorio di Gradoli sino all’antichissima e rarissima fagiolina del Trasimeno custodita da pochi agricoltori in Umbria fino alla lenticchia di Santo Stefano di Sessanio in Abruzzo, tanto piccola quanto gustosa.
Nell’Italia del Nord le varietà di mais – evidenzia Coldiretti – rappresentano un meraviglioso spaccato di biodiversità: dal mais spin e maranino di Storo dal Trentino al mais corvino della Lombardia. Ma non mancano neppure prodotti come il peperone crusco della Basilicata, la colatura di alici di Cetara in Campania, il siciliano Pistacchio di Bronte o il fagiolino Zolfino della Toscana fino al sangue Morlacco del Veneto, liquore ottenuto dall’infusione di ciliegie marasche che viene fatto invecchiare in botti di rovere.
“Acquistare i prodotti della biodiversità italiana non ha solo un valore economico, soprattutto per le popolazioni delle aree più interne, ma anche storico, culturale e ambientale, poiché sostiene il lavoro degli agricoltori che, nonostante mille difficoltà logistiche, mantengono un presidio ambientale e sociale di inestimabile valore e assicurano la sopravvivenza di produzioni agroalimentari e di specie animali a rischio di estinzione” conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
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