Quasi un italiano su due fa la spesa guardando al packaging sostenibile
Gli italiani sono convinti che ci sia molta strada ancora da fare nell'ambito della produzione green e in fatto di sostenibilità ambientale da parte delle aziende. I numeri vengono fuori da una ricerca realizzata da Nomisma in occasione di "Packaging speaks green", il forum promosso da Ucima e Fondazione Fico.
Solo il 4% dei consumatori pensa che lo sforzo all'interno del comparto GDO sia adeguato; un numero per nulla incoraggiante.
Il 46% degli italiani viene guidato nella scelta dei prodotti per la persona e per la casa da un packaging che abbia un basso impatto ambientale; la cifra passa al 43% nella spesa alimentare.
Solo il 16,4% delle aziende italiane, però, è in grado di offrire prodotti ecosostenibili. Un segnale importante viene da un dato: il 48% degli italiani ha smesso di acquistare prodotti che hanno troppi imballaggi.
Un'indagine firmata Nielsen, e diffusa nello stesso ambito, stima che il 46% degli italiani (che nella media europea diventano 52%) sarebbe disposto a rinunciare al design della confezione purché questa fosse sostenibile, e il 40% (rispetto al 46% europeo) potrebbe cambiare marca pur di avere prodotti confezionati in imballi green.
"L'Italia ha bisogno di un piano 'Industria verde', sulla falsariga di quello ideato per l'approccio 'Industria 4.0', e con la sua catena di produzione tutta italiana nel settore dell'imballaggio, l'Italia si posiziona come leader e precursore nello sviluppo di soluzioni sostenibili e ha tutto ciò che serve per guidare e guidare una rivoluzione verde nei materiali e nelle tecnologie di imballaggio su scala internazionale " ha detto Enrico Aureli, presidente di UCIMA.
Se quasi la metà degli italiani viene guidata dalla sostenibilità del packaging nella scelta dei prodotti, è vero anche che una percentuale quasi pari afferma di non voler pagare nulla di più perché un prodotto sia confezionato in un pack ecosostenibile.
La sfida delle aziende, allora, è riuscire a mantenere inalterati i costi perché i prodotti risultino accattivanti per il consumatore medio e altrettanto "buoni" per l'ambiente.
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