Rallenta la spesa degli italiani. Federalimentari in allarme per il Food Social Gap
Martedì 19 giugno l’Istat ha diffuso i dati relativi alle spese per consumi delle famiglie italiani 2017. Nel 2017, la spesa media mensile familiare in valori correnti è stimata pari a 2.564 euro (+1,6% rispetto al 2016, +3,8% nei confronti del 2013, anno di minimo per la spesa delle famiglie). Sebbene si confermi in crescita per il quarto anno consecutivo, la spesa media mensile familiare rimane al di sotto dei 2.640 euro del 2011, anno cui hanno fatto seguito due di forte contrazione (-6,4% in totale). Per quanto riguarda i generi alimentari, il livello medio della spesa è stimato pari a 457 euro mensili (+2,0% rispetto ai 448 euro del 2016). La cifra spesa per la carne resta la più rilevante, attestandosi a 94 euro mensili. Le spese per vegetali aumentano del 4,2% e per frutta del 3,8%, salendo rispettivamente a 63 euro e a 43 euro mensili. A segnare un aumento consistente rispetto al 2016 è la spesa dei vegetali (+4,2%, rispetto al +3,1% dell’anno precedente). Anche la spesa per frutta è in crescita (+3,8%, che si aggiunge al +3,1% del 2016). Le voci di spesa con gli aumenti più alti sono comunque quelle per oli e grassi (+10,6%), per acque minerali, bevande analcoliche e succhi di frutta e verdura (+7,6%), e per caffè, tè e cacao (+6,3%) Questi dati, apparentemente positivi, nascondono in ogni caso degli aspetti problematici. L’Istat rileva che questi dati rapportati alla dinamica inflazionistica del 2017 che segna un +1,2% rispetto al -0,1% del 2016 evidenziano che la spesa degli italiani in termini reali subisce un arresto. Ad allarmare sono anche - e soprattutto - le diseguaglianze geografiche e di reddito. A lanciare l’allarme su questo aspetto è Federalimentari; il Presidente Luigi Scordamaglia in una nota stampa parla di Food Social Gap: "È la disuguaglianza geografica e familiare che dobbiamo combattere. È inammissibile – afferma Scordamaglia- che un decimo delle famiglie che spende meno ha speso nel 2017, per acquistare beni di prima necessità, ancora meno (-5%) rispetto all'anno precedente. Un gap evidente anche dai prodotti che vengono acquistati: se i prodotti discount vanno bene, così come quelli premium, è la fascia intermedia ad accusare il colpo". Il Presidente infine conclude sottolineando l'importanza di alcuni provvedimenti a livello governativo per il peso di questo numeri: "Numeri che rendono evidente la necessità di intervenire subito con misure ad hoc quali la neutralizzazione dell'Iva (appena confermata dalla risoluzione Parlamentare di martedì 19). L'aumento Iva sui beni di prima necessità porterebbe infatti le famiglie più povere a spendere ancora di meno anche in qualità, incidendo sulla loro stessa aspettativa di vita”. Clicca qui e leggi i dati completi della ricerca Istat