Retail specializzato italiano: 435 miliardi di fatturato nel 2024 e 1,5 milioni di occupati
Il retail specializzato italiano raggiunge 435 miliardi di fatturato nel 2024: è il primo datore di lavoro privato con 1,5 milioni di occupati.
INDAGINI E RICERCHE - Il commercio specializzato italiano ha chiuso il 2024 con risultati significativi: 435 miliardi di euro di fatturato (+4% rispetto all'anno precedente) generati dalle 429mila imprese del settore che spaziano dai piccoli negozi di quartiere ai grandi centri commerciali. I dati emergono dalla quinta edizione del Rapporto Strategico della Community Retail 5.0 di TEHA, Think Tank multistakeholder dedicato all'elaborazione di scenari e strategie per il retail in Italia. La filiera estesa del settore, considerando anche l'apporto della manifattura attivata, sostiene la generazione di 295 miliardi di euro di Valore Aggiunto totale, pari al 15% del PIL nazionale.
L'occupazione nel comparto ha registrato un incremento dell'1,3%, raggiungendo 1,5 milioni di occupati e confermando il Retail Specializzato come primo datore di lavoro privato in Italia. Le dimensioni economiche del settore sono paragonabili a quelle di interi Paesi europei: con 294,5 miliardi di euro di Valore Aggiunto, la filiera si colloca poco sotto il PIL della Danimarca (392,4 miliardi) e supera ampiamente quello dell'Ungheria (+43%).
"Senza la rete di imprese, punti vendita e servizi del Retail Specializzato, una parte rilevante della ricchezza prodotta in Italia non potrebbe essere generata", ha sottolineato Benedetta Brioschi, partner TEHA e Responsabile Food&Retail nell'ambito del Forum 2025 della Community Retail 5.0. "Nonostante il Retail Specializzato rappresenti un comparto ad alto impatto economico, occupazionale e sociale, la sua visibilità a livello istituzionale rimane ancora limitata".
Alessia Cappello, Assessore allo Sviluppo Economico del Comune di Milano, ha aggiunto: "Il retail specializzato che spazia dai piccoli negozi ai punti vendita nei grandi centri commerciali rappresenta un settore cruciale del nostro tessuto commerciale, per il buon funzionamento di una città, per prodotti e servizi alla comunità, per lo sviluppo urbano in generale. Le sfide cruciali da affrontare oggi sono il ricambio generazione e la transizione digitale, perciò è fondamentale agire sulla formazione delle competenze che servono per essere preparati ai cambiamenti che abbiamo di fronte".
Il tema dell'occupazione rappresenta una delle criticità principali del settore. Nel triennio 2026-2028 sono attese oltre 270mila assunzioni, ma l'86% dei retailer segnala difficoltà nel reperire personale con competenze adeguate. Tra le principali cause emergono gli orari ritenuti impegnativi (58%) e le politiche di welfare aziendale ancora insufficienti secondo oltre il 20% degli intervistati da TEHA.
"Ancora oggi in Italia - ha dichiarato Benedetta Brioschi - 400 mila giovani (il 9,8% tra i 18 e i 24 anni) abbandonano prematuramente gli studi e il 6,6% degli studenti non raggiunge le competenze minime: un contesto in cui il Retail Specializzato può diventare una vera e propria struttura di formazione con i propri punti vendita".
Per rispondere a queste sfide, TEHA e i partner della Community hanno ideato il "Manifesto del Lavoro del Retail" articolato su tre pilastri. Il primo riguarda la formazione, considerata strategica per attrarre nuovi talenti. Il secondo pilastro è il welfare, da sviluppare attraverso la defiscalizzazione e incentivi retributivi per le ore straordinarie, insieme a sistemi di welfare aziendale integrativo come sostegno alla genitorialità e benessere psicologico.
La terza direttrice del manifesto è l'equità. Le donne rappresentano oltre il 60% degli occupati nel Retail Specializzato con un accesso quasi paritario ai livelli retributivi base, ma il quadro cambia ai livelli più alti della distribuzione salariale. Al 90esimo percentile gli uomini guadagnano in media 4,4 euro in più l'ora, un gender gap maggiore del 26% rispetto alla retribuzione media nazionale.
Sul fronte degli investimenti, il Retail Specializzato si conferma il primo settore in Italia per ammontare di investimenti privati, con 17,4 miliardi di euro nel 2024, pari all'11,5% del totale nazionale. Negli ultimi dieci anni la filiera ha accresciuto la propria capacità di investimento del +9,7% annuo, ma senza raggiungere i livelli di investimento in AI e tecnologia del resto del mondo.
Il 68% dei retailer italiani presenta un'"intensità digitale" di base, mentre solo il 4,3% raggiunge un livello "molto alto" contro il 9,8% della Spagna e il 7,6% della Germania. L'Italia del Retail risulta terzultima in Europa per integrazione tecnologica e registra un tasso di crescita più basso degli investimenti in intelligenza artificiale, mentre a livello globale questo mercato è destinato a crescere di otto volte tra il 2020 e il 2028, passando da 3,8 miliardi a 31,2 miliardi di dollari.
"L'Intelligenza Artificiale - ha concluso Benedetta Brioschi - nel Retail Specializzato italiano è oggi applicata soprattutto a marketing e vendite (65,1%) e logistica (30,6%) e come abbiamo rilevato con livelli ben superiori alla media nazionale (+32,0 e +14,8 punti percentuali rispettivamente). Restano invece molto limitati gli impieghi nei processi produttivi (5,8%), in ricerca e sviluppo (5,5%) e in sicurezza ICT (10,6%), tutti al di sotto della media italiana".
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