La pasta italiana conquista il mondo: un piatto su quattro è made in Italy
L'Italia domina il mercato mondiale della pasta con 4 milioni di tonnellate prodotte, ma deve importare grano duro per soddisfare la crescente domanda.
INDAGINI E RICERCHE - La voglia mondiale di pasta cresce a ritmi sostenuti: negli ultimi vent'anni la produzione globale è cresciuta fino a raggiungere quota 14 milioni di tonnellate annue, registrando un raddoppio impressionante. In questo scenario di espansione, l'Italia mantiene saldamente la propria leadership: oggi una porzione su quattro consumata nel pianeta nasce nei pastifici del Belpaese.
I dati presentati da Unione Italiana Food confermano che anche quest'anno il nostro Paese ha mantenuto il primato assoluto in tutti i settori chiave: dalla realizzazione alla vendita internazionale, fino al consumo interno di spaghetti e specialità affini.
Questa supremazia rappresenta il frutto di secoli di tradizione nell'arte della pastificazione, unita alla costante ricerca delle migliori varietà di grano duro disponibili sui mercati internazionali. Le strategie per consolidare questo ruolo di comando e tracciare le linee guida future sono state discusse durante la seconda edizione del World Durum and Pasta Forum, appuntamento internazionale romano che ha coinvolto 200 operatori del settore.
I numeri del successo italiano
L'industria pastaria nazionale ha chiuso il 2024 con risultati eccellenti: oltre 4 milioni di tonnellate realizzate, segnando un incremento del 5% rispetto all'anno precedente. Le esportazioni rappresentano quasi il 60% della produzione totale, raggiungendo più di 200 nazioni diverse e generando un fatturato complessivo di 8,7 miliardi di euro.
Questo comparto si conferma quindi un pilastro strategico del sistema agroalimentare italiano, nonostante debba affrontare sfide significative: dalle pesanti tariffe doganali statunitensi all'inflazione, dai conflitti internazionali all'aumento dei costi delle materie prime, fino ai cambiamenti climatici che condizionano i raccolti del cereale.
La questione dell'approvvigionamento
Durante il forum è emerso chiaramente il tema cruciale dell'approvvigionamento del grano duro, elemento fondamentale per la realizzazione di questo prodotto d'eccellenza. La posizione di leader mondiale nel mercato della pasta colloca l'Italia tra i Paesi con maggiore necessità di questa materia prima: servono annualmente 6 milioni di tonnellate, pari a un sesto della produzione planetaria.
La produzione nazionale del 2024 ha raggiunto 4,3 milioni di tonnellate, completamente acquistate dall'industria italiana, ma risulta insufficiente a coprire il fabbisogno totale. La differenza viene colmata attraverso acquisti internazionali, selezionando le migliori qualità di grano duro disponibili. Tuttavia, molto rimane da realizzare per garantire al Paese l'autosufficienza qualitativa su questa risorsa essenziale.
"A differenza di altri pastai, dal 1967 noi italiani abbiamo la 'legge di purezza' che ci vincola a produrre pasta di qualità – spiega Margherita Mastromauro, Presidente dei Pastai Italiani di Unione Italiana Food – E ci prendiamo volentieri questa responsabilità, per garantire ai consumatori italiani e di tutto il mondo che la pasta che portano in tavola sia sempre buona e sicura, indipendentemente da quello che può succedere nel campo di grano. Il grano duro, cereale a noi noto per essere raro e prezioso, è un prodotto agricolo e, a seconda delle condizioni climatiche, può cambiare caratteristiche: uno stesso terreno potrà produrre un anno un raccolto eccellente, l'anno dopo uno meno buono, e così via. Per questo da 200 anni noi pastai cerchiamo, scegliamo e misceliamo i grani migliori disponibili, combinando le diverse varietà come un pittore mescola i colori o un musicista sceglie le note. Eventi come il World Durum and Pasta Forum rappresentano un importante momento di confronto per garantire competitività, qualità e futuro al nostro settore, valorizzando le collaborazioni con il mondo agricolo e promuovendo modelli innovativi di filiera capaci di rispondere alle sfide globali."
La strategia per il futuro della filiera
Unione Italiana Food ha confermato il proprio impegno nel supportare l'agricoltura nazionale attraverso la collaborazione con Confagricoltura, che ha portato alla nascita di UniEat e al "patto di filiera" tra pastai, produttori agricoli, stoccatori, industria sementiera e mugnai per promuovere la produzione italiana di grano duro di eccellenza.
Questo accordo, realizzato anche grazie al contributo dell'Università della Tuscia, ha consentito negli anni recenti di garantire all'industria pastaria maggiori quantità di grano italiano di qualità e sostenibile. L'iniziativa ha favorito i contratti di coltivazione tra produttori di pasta e agricoltori, stimolato l'evoluzione tecnologica e sviluppato un sistema di mappatura quali-quantitativa degli areali di produzione del grano duro su tutto il territorio nazionale, considerando le diverse condizioni climatiche e del suolo.
"La pasta è un patrimonio culturale ed economico dell'Italia e rappresenta il meglio della nostra tradizione, ma anche un modello di innovazione e sostenibilità - prosegue Margherita Mastromauro - L'Italia rappresenta il principale fornitore di grano duro per noi pastai anche se il mercato è cambiato profondamente. Dal 1967, a fronte di una superficie agricola destinata al grano duro sostanzialmente invariata (circa 1,2-1,4 milioni di ettari), le rese dei campi italiani sono triplicate. E produciamo ed esportiamo molto di più. La produzione di pasta è aumentata di 6 volte negli ultimi 80 anni e l'export è passato dal 5% del 1955 al 58% del 2024. Il progetto di UniEat si muove su logiche di lungo termine, per rendere più virtuosa, innovativa e competitiva anche la filiera italiana grano-pasta e i territori vocati a questa materia prima straordinaria. Il successo dell'accordo di filiera sul grano duro apre la strada a una collaborazione di più ampio respiro su tutte le materie prime degli altri comparti di Unione Italiana Food in comunione con Confagricoltura."






