Spreco alimentare in Italia: un allarme in crescita nel 2024. Ecco i dati del Rapporto Waste Watcher

Aumento del 45,6% dello spreco alimentare in Italia: cause, cibi più sprecati e strategie per ridurre il fenomeno nel Rapporto Waste Watcher 2024.

18 Sett 2024 - 08:54
Spreco alimentare in Italia: un allarme in crescita nel 2024. Ecco i dati del Rapporto Waste Watcher

INDAGINI E RICERCHE - Il 2024 ha registrato un preoccupante aumento dello spreco alimentare in Italia, con un incremento del 45,6% rispetto all'anno precedente. Questo significa che ogni italiano getta in media 683,3 grammi di cibo a settimana, un netto aumento rispetto ai 469,4 grammi rilevati nell'agosto 2023. Questa crescita allarmante non solo evidenzia una cattiva gestione delle risorse domestiche, ma riflette anche un calo della qualità dei prodotti alimentari acquistati.

I cibi più sprecati: frutta, verdure e pane

Tra gli alimenti più soggetti a spreco, i dati del Rapporto Internazionale Waste Watcher 2024 rivelano che la frutta fresca è al primo posto, con 27,1 grammi sprecati pro capite a settimana. Seguono le verdure (24,6 g), il pane fresco (24,1 g), le insalate (22,3 g) e il gruppo cipolle/aglio/tuberi (20 g). Questi alimenti, fondamentali nella Dieta Mediterranea, sono tra i più gettati, suggerendo che la qualità e la conservazione giocano un ruolo chiave nel fenomeno.

Cause dello spreco: bassa qualità dei prodotti e cattive abitudini

Secondo il rapporto, il 42% degli italiani attribuisce lo spreco alimentare alla scarsa qualità della frutta e verdura acquistata, che spesso si deteriora poco dopo essere stata conservata in frigorifero. Inoltre, il 37% lamenta che i cibi venduti siano già vecchi al momento dell'acquisto. Tuttavia, anche le abitudini dei consumatori contribuiscono al problema: il 37% dimentica il cibo in dispensa o in frigorifero fino a quando non si deteriora, e solo il 23% programma i pasti settimanali.

Un altro aspetto critico è la riluttanza a riutilizzare gli avanzi. Il 75% degli italiani non è in grado o non è disposto a rielaborare in modo creativo gli avanzi, contribuendo così all’aumento dello spreco. Questo dato evidenzia l’importanza di una maggiore educazione alimentare, sia per ottimizzare l'uso degli alimenti, sia per ridurre gli sprechi domestici.

Spreco alimentare e qualità dei prodotti

Andrea Segrè, Direttore scientifico di Waste Watcher International, ha sottolineato che l'aumento dello spreco è preoccupante soprattutto per il calo della qualità dei prodotti disponibili. L'educazione alimentare diventa quindi fondamentale per aiutare le famiglie italiane a gestire meglio gli acquisti e la conservazione dei cibi. Segrè ha inoltre sottolineato l'importanza di trarre spunto dalle buone pratiche adottate dagli altri Paesi del G7, con l'auspicio che il summit di Siracusa del prossimo 26 settembre metta in evidenza questo tema.

Proposte e soluzioni per ridurre lo spreco

Lino Enrico Stoppani, vicepresidente vicario di Confcommercio, ha evidenziato l’importanza di investire nell’educazione alimentare, senza però imporre nuovi obblighi a carico delle imprese. Molti ristoratori sono già attrezzati per permettere ai clienti di portare a casa il cibo avanzato, e le donazioni di alimenti invenduti potrebbero aumentare se venissero ridotti gli oneri burocratici e la TARI (tassa sui rifiuti).

Anche Paolo Mascarino, presidente di Federalimentare, ha rimarcato l'importanza delle campagne informative pubbliche per sensibilizzare i cittadini. Mascarino ha sottolineato che l'Italia deve puntare sull’educazione alimentare nelle scuole, in modo da promuovere una cultura del cibo più sostenibile e consapevole.

Differenze regionali: il Sud spreca di più

Il rapporto evidenzia anche differenze significative tra le regioni italiane. Al Sud e al Centro lo spreco è superiore del 9% rispetto alla media nazionale, con 747 grammi e 744 grammi di cibo gettati a settimana pro capite, rispettivamente. Al Nord, invece, il fenomeno è meno diffuso, con uno spreco inferiore dell'11% rispetto alla media, pari a 606,9 grammi pro capite.

Abitudini anti-spreco: potenzialità e limiti

Nonostante l'aumento dello spreco, gli italiani mostrano una certa propensione a comportamenti anti-spreco. L'87% è disposto a congelare il cibo per evitarne il deterioramento, e l’86% è pronto a consumare alimenti scaduti, ma ancora buoni. Tuttavia, solo il 63% è disponibile a donare cibo cucinato in eccesso, e il 62% acquista grandi quantità di alimenti da surgelare. Questo indica che esistono ancora barriere pratiche e culturali che ostacolano l'adozione di pratiche virtuose.

Un altro dato significativo riguarda la scarsa creatività nella gestione degli avanzi: solo il 29% degli italiani cerca ricette per riutilizzare il cibo avanzato. Questo potrebbe essere dovuto a una mancanza di competenze culinarie o alla mancanza di tempo.

Il rapporto Waste Watcher

Il rapporto Waste Watcher 2024 dimostra che, nonostante una crescente consapevolezza del problema, c'è ancora molto da fare per ridurre lo spreco alimentare in Italia. Investire nell'educazione alimentare e migliorare la qualità dei prodotti sono due passi fondamentali per contrastare il fenomeno. Le istituzioni e le imprese devono continuare a lavorare insieme per promuovere una cultura del cibo sostenibile e responsabile, affinché le future generazioni possano vivere in un mondo più attento all'ambiente e meno incline agli sprechi.

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