Surgelati 1° quadrimestre 2020: boom dei consumi domestici, crolla il fuori casa
Arrivano i dati IIAS - Istituto Italiano Alimenti Surgelati sui risultati del comparto nel primo quadrimestre, con le conseguenze della pandemia su consumi domestici e fuori casa.
Per il comparto dei surgelati, il 2020 è cominciato in linea con le tendenze registrate nella seconda parte del 2019. I surgelati hanno confermato il proprio andamento positivo, malgrado una spiccata anomalia climatica (siccità prolungata e alte temperature invernali) che, per qualche settimana, ha messo in discussione la capacità di approvvigionamento, e dunque la continuità produttiva, del settore.
Ma la pandemia che ha colpito duramente l'Italia e il mondo intero a partire da fine febbraio ha cambiato completamente le carte in tavola.
Il lockdown e l'impennata di acquisti di surgelati da parte delle famiglie
Le ripercussioni sulle vendite di alimentari sono state immediate: a fine febbraio si registravano le prime impennate nella GDO (+8%), prima al Nord e poi nel resto del Paese. A inizio marzo il Governo decretava il lockdown e la chiusura totale dell'Horeca, e ai consumatori veniva consigliato di fare la spesa una volta alla settimana e solo per acquisti di prima necessità. Si è così generata una corsa agli acquisti per garantire lo “stock” casalingo che ha mutato rapidamente e profondamente la composizione della spesa alimentare, con l’affermarsi della tendenza ad approvvigionarsi di prodotti conservabili (pasta, riso, conserve di pomodoro ecc.). In tale contesto, i surgelati hanno registrato un forte aumento della domanda, superiore a quello degli alimenti freschi. Secondo Ismea, nel primo trimestre 2020 la spesa complessiva delle famiglie italiane per i prodotti alimentari è aumentata del +7% su base annua, “la variazione più forte degli ultimi dieci anni”. A marzo, poi, “le vendite per i prodotti confezionati hanno registrato incrementi del 20% e quelle per i freschi sfusi del 9%”. Nel primo quadrimestre 2020 le vendite del totale surgelati Retail hanno toccato un +13,5%, con performance diverse a seconda dei segmenti: • Ittico: +16,5% • Snack salati: +21,5% • Patate: +12% • Pizze: +12,5% • Ricettati: +5,5% Realizzare questi forti incrementi ha richiesto alle Aziende di surgelati uno straordinario sforzo organizzativo, volto a rispondere pienamente all’aumento della domanda salvaguardando, altrettanto pienamente, la sicurezza dei propri addetti.Che cosa accadrà ai consumi domestici nella seconda parte dell’anno?
La previsione più ragionevole è che “si vada verso una stabilizzazione dei consumi: chi acquista ormai sa che troverà sempre i prodotti sugli scaffali”. Ma l’esperienza di questi mesi ha ampiamente dimostrato come certe aspettative possano essere smentite, in modo tanto inatteso quanto repentino.Si bloccano le vendite del canale Horeca
Nel 2019 il fuori casa, con uno stimato di 318.500 tonnellate, ha superato il 37% del totale dei consumi di surgelati nel nostro Paese. Quest’anno, dopo un andamento regolare fino a metà febbraio, il canale Horeca ha cominciato a ridurre velocemente le vendite fino a fermarsi del tutto con l’inizio del lockdown. La FIPE, Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, ha calcolato che i gestori di pubblici esercizi registreranno, a fine anno, perdite per 34 miliardi di euro, il 40% del fatturato del 2019, con 50 mila imprese che rischiano di chiudere e 350 mila posti di lavoro in pericolo. I danni derivanti al settore dei surgelati dalla chiusura di bar, ristoranti, tavole calde, mense scolastiche e aziendali, sono stati stimati nel primo quadrimestre pari a 150 milioni di euro. A questi potrebbe aggiungersi, da maggio a dicembre, una perdita di ulteriori 450-500 milioni di euro, derivante non solo dalla chiusura di numerosi pubblici esercizi, ma dal ridotto regime di vendite che si è venuto a verificare dopo la riapertura a causa, da una parte, del venir meno di una forte componente turistica straniera e, dall’altra, della necessità di adottare rigorose misure di sicurezza sanitaria. Una perdita complessiva sull’anno per il settore dei surgelati pari a 600-650 milioni di euro corrisponde a circa un quarto del fatturato del fuori casa. Un risultato molto preoccupante, specie per le Aziende italiane che hanno nell’Horeca un importante, e a volte l’unico, canale di vendita. Il settore dei surgelati, grazie all’eccellente rapporto qualità-prezzo insito nella propria offerta, può e vuole rappresentare uno strumento fondamentale per una “ripartenza” dei consumi alimentari fuori casa. Uno strumento capace di mettere insieme le esigenze di un settore duramente provato economicamente - per il quale la velocità e le nuove modalità di somministrazione dei pasti diventano una variabile fondamentale - e gli interessi del consumatore finale. Le caratteristiche intrinseche del prodotto surgelato possono infatti agevolare i pubblici esercizi a gestire al meglio l’inevitabile incertezza collegata alla riapertura e ad adattare i propri comportamenti alle nuove esigenze: velocità della preparazione, necessità di poter contare su stock di materie prime adeguati, pur a fronte di una domanda difficile da quantificare, contenimento degli sprechi alimentari, e così via.Clicca qui per scaricare il rapporto 2019 su "I consumi dei prodotti surgelati", con un focus sui risultati del primo quadrimestre 2020
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