Alla scoperta dell’Angel Face: storia e ricetta fra gangster, Proibizionismo e Grande guerra

Tre ingredienti, mille misteri: l'Angel Face unisce gin, calvados e apricot brandy in un cocktail IBA legato a gangster e guerre

28 Nov 2025 - 09:49
Alla scoperta dell’Angel Face: storia e ricetta fra gangster, Proibizionismo e Grande guerra

BAR & WINE - D’accordo, l’Angel Face non è uno dei cocktail più famosi fra gli Unforgettables della lista ufficiale IBA. Eppure questo drink a base di gin, apricot brandy e calvados ha una lunga – anche se misteriosa – storia, che si intreccia con quelle di gangster, guerre e film di culto (in cui però non appare). E vale certamente la pena di riscoprirlo, soprattutto se amate i cocktail fruttati, moderatamente dolci ma al tempo stesso forti, per gradazione alcolica e carattere.

La storia

Come detto, le origini dell’Angel Face si perdono nel mistero. Di certo la sua ricetta compare nell’imprescindibile “The Savoy cocktail book” di Harry Craddock del 1930. Secondo una leggenda, potrebbe essere nato negli Stati Uniti durante il Proibizionismo, impiegando liquori dal sapore intenso per mascherare quello del gin di pessima qualità che circolava in America in quel periodo.

C’è chi sostiene invece che la presenza del Calvados, distillato di sidro della Normandia non così noto oltreoceano prima della Seconda guerra mondiale ma diffusissimo in Francia dopo l’epidemia di filossera che aveva decimato i vigneti a cavallo fra Ottocento e Novecento, faccia pensare che il cocktail sia stato creato a Parigi, dove sarebbe stato reso popolare dal celebre bartender Harry MacElhone. Tuttavia, né l’una né l’altra ipotesi trovano alcuna conferma storica documentata.

Dopo che Harry Craddock ne rese nota la ricetta, l’Angel Face conobbe una certa diffusione sia in Europa sia in America, tanto che l’International Bartenders Association (IBA) lo incluse nella sua prima codifica nel 1961, salvo rimuoverlo dalla lista in occasione della prima revisione, nel 1986; infine ve lo reintrodusse a partire dalla quinta edizione del 2011, nella categoria Unforgettables, in scia alla generale tendenza della riscoperta dei cocktail di inizio Novecento.

Il nome

Anche se non vi sono certezze, si ritiene comunemente che il cocktail sia stato dedicato al gangster Abe Kaminsky, soprannominato appunto “angel face”, che durante il Proibizionismo collaborò con la famigerata Purple Gang di Detroit specializzandosi in rapine ed estorsioni ai danni degli speakeasy. E le cui gesta furono riportate all’epoca con dovizia di particolari da tanti giornali, anche in Europa.

Lo storico della mixology Fulvio Piccinino, nel suo libro “Saperebere”, riporta invece che in origine il cocktail si chiamava French 75, come il calibro di un famoso cannone francese della Prima guerra mondiale, il che farebbe pensare che fosse nato fra il 1914 e il 1918: nulla a che vedere, comunque, con l’omonimo drink a base di gin e Champagne che conosciamo ancora oggi. A ribattezzarlo Angel Face sarebbe stato Harry MacElhone in occasione dei festeggiamenti del luglio 1919 a Parigi, nel corso della conferenza di pace che mise fine alla Grande guerra.

La stessa fonte aggiunge che “la ricetta potrebbe essere stata anche ribattezzata dopo il 1942, anno di uscita del famosissimo film ‘Casablanca’”, in cui “Humphrey Bogart, noto bevitore di Martini, interpreta Rick Blaine, detto ‘faccia d'angelo’, titolare del bar più famoso della storia del cinema: il Rick's Café Americain". Sta di fatto, però, che nel film non compare il nostro cocktail, bensì il “vero” French 75, quello con gin e Champagne.

Per la cronaca, molti anni dopo il soprannome faccia d’angelo venne affibbiato a un altro pericoloso malvivente, questa volta italiano: Felice Maniero, capo della mala del Brenta che terrorizzò il Nord-Est fra gli anni ’70 e ’90. Ma questa è tutt’altra storia…

La ricetta IBA dell’Angel Face

Tecnica: Shake and Strain

Bicchiere: coppetta a cocktail

Ingredienti:
30 ml gin
30 ml apricot brandy (liquore all’albicocca)
30 ml Calvados (distillato di sidro di mele)

Le varianti

La ricetta codificata da IBA è in sostanza quella pubblicata da Harry Craddock nel 1930, ma in alcuni ricettari – come quello di Stan Jones del 1977 o l’ottimo sito specializzato Difford’s Guide – si suggerisce di preparare l’Angel Face nel mixing glass, con tecnica Stir and Strain, anziché shakerato. “Questo cocktail - spiega Simon Difford - ha un aspetto migliore quando mescolato, ma la ricetta originale […] viene agitata, e la diluizione extra aiuta a addolcire questo classico. Perciò ho aggiunto un po' d'acqua per aumentare la diluizione nella preparazione mescolata. Anche se è un’eresia, al posto dell'aggiunta di acqua fredda funziona anche una spruzzata di ‘bevanda al succo di mela’ processata e confezionata”.

Tra i suggerimenti pubblicati da IBA nell’ultima edizione della sua lista ufficiale, oltre alla possibilità di sperimentare diverse varietà di gin, anche quella di “sostituire il Calvados con un Pear Brandy oppure uno Opuntia Prickly Pear Brandy Spirits (prodotto dalle foglie di fico o nopal cactus) o uno Skane Akvavit (svedese, aromatizzato con cumino, anice e finocchio)”. Oppure di utilizzare, al posto dell’apricot brandy, un Pineau des Charentes oppure un St. George Spiced Pear Liqueur o un Amaretto & Pesca Lazzaroni.

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