Il caffè a Napoli: siamo proprio sicuri che non sia mai buono?
La risposta di Francesco Costanzo a un articolo di stampa di settore sulla bontà del caffè a Napoli e sulle professionalità nei bar partenopei.
Riceviamo e pubblichiamo una nota redatta e firmata da Francesco Costanzo, coffee expert, Brand Ambassador a livello Internazionale, fondatore del Leva Contest, Presidente dell’associazione Maestri Dell’espresso Napoletano, roaster e consulente, proprietario della Micro Roastery “Caffè Costanzo”, in risposta a un articolo pubblicato da un sito di settore.
Il caffè a Napoli: siamo proprio sicuri che non sia mai buono?
Quando si parla di luoghi, di popoli, di abitudini alimentari, si deve fare attenzione a non generalizzare, per offrire una visione della realtà quanto più simile a ciò che accade in un dato momento storico.
Traendo spunto dal recente articolo di Michela Becchi del Gambero Rosso, che tornando sulla qualità/non qualità del caffè a Napoli ha generalizzato dicendo che il caffè qui a Napoli sarebbe “non buono” e “bruciato”, mi piacerebbe offrire una panoramica più ampia su ciò che Napoli sta vivendo oggi in termini di “cultura del caffè”.
Dai tempi dei servizi di Report sono passati oramai diversi anni, all’epoca Godina e Illiano, interrogati da Bernardo Iovene, fotografavano una realtà fatta prima di poca attenzione in caffetteria (Report 2014) e poi una qualità in tazza spesso rispondente a flavour difettati (2019). Tuttavia, da allora, le cose sono sicuramente cambiate.
Oggi Napoli e la sua provincia contano alcune realtà di eccellenza in termini di materia prima, basti pensare al Luminist, all’Hotel Parker, alla caffetteria Sansone, al bistrot Zi Rosa, alla caffetteria di Paola Campana, Saka Caffè, alla micro torrefazione Diaz, al nuovo concept bar It’s, ad UBAR, all’Abraxas Osteria, al Gran Caffè Secondigliano e poi al già citato Venti metri quadri ed alla mia micro roastery Costanzo di Frattaminore. Tutti serviamo caffè specialty, tutti siamo formati e tutti poniamo la massima attenzione al servizio ed all’estrazione dei nostri caffè. Come potete notare, parliamo di oltre dieci realtà (senz’altro ne ho dimenticate alcune).
Al di là dell’incremento importante di caffetterie in cui è possibile trovare caffè di qualità (fino a cinque anni fà ce n’erano solo 2, quindi parliamo del 500% di aumento), c’è da considerare anche un altro dato: la formazione. Da alcuni anni Napoli possiede delle scuole di formazione che hanno formato centinaia di ragazze e ragazzi, sfornando nuove generazioni di validi professionisti. Certo, in considerazione dell’altissimo numero di bar presenti tra città e provincia, sono ancora un numero ridotto, ma sicuramente non trascurabile.
Le stesse torrefazioni hanno inaugurato training centers da mettere a disposizione dei loro clienti e spesso anche agli appassionati. Stiamo parlando delle più note torrefazioni campane.
Le micro roasteries, realtà quasi estinta fino a qualche anno fà, iniziano a moltiplicarsi con una certa velocità nell’intera provincia di Napoli. La conseguenza di tale fenomeno è che il caffè torna ad essere venduto in grani, direttamente in bottega e macinato sul momento.
Sia ben chiaro che la realtà che sono a rappresentare non vuole porsi in contrasto con quanto affermato dalla Becchi, poiché è altrettanto vero che in molti casi il caffè permane di scarsa qualità, spesso estratto male e finanche bruciato. Ma è tutta una questione di saper scegliere.
D’altronde, anche per gli altri prodotti è così. La pizza, ad esempio, ha fatto un importante passo in avanti negli ultimi anni, ma sono pochi i punti di riferimento a Napoli e talvolta tali riferimenti non combaciano necessariamente con i locali storici o più conosciuti al pubblico.
Ci sarebbe poi da affrontare il tema del “valore esperienziale” che si prova bevendo un caffè a Napoli, ma questa è un’altra faccenda che lascio a chi meglio di me saprebbe spiegare quanto vale, anche in termini di percezione e di benessere, assaporare una tazzina di caffè a Napoli, in Piazza Plebiscito.
A questo punto, in onestà mi chiedo, siamo sicuri che il caffè a Napoli non sia mai buono?
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