Consumi fuori casa: il mercato crescerà di 26 miliardi entro il 2030
Una riflessione sul mondo dei consumi fuori casa a cura di Mark Up, rivista di marketing e retail, riporta i dati raccolti da TradeLab su una proiezione da qui a 10 anni dei numeri e della trasformazione del mercato "Away From Home" AFH.
Il mercato dei consumi fuori casa è una realtà estremamente complessa e variegata, costituita prevalentemente da operatori indipendenti e da una ridotta presenza della ristorazione organizzata. In Italia il livello di sell out (vendite al consumatore finale) è a tutt'oggi estremamente interessante e ha attraversato superando, in generale senza ripercussioni irreversibili, ogni crisi dei consumi che ha colpito tanti altri settori.
Nel mercato dei consumi fuori casa operano in Italia 480.000 aziende che generano 83 miliardi di sell out a fronte di 25 miliardi di sell in (le vendite della merce ai negozi e ai punti di consumo da parte di produttori e distributori).
Ma qual è la vera forza del mercato "Away From Home"? Qual è il futuro che aspetta questo settore nei prossimi dieci anni?
Se lo è domandato TradeLab, che stima una crescita inarrestabile fino al 2030 con un aumento degli introiti di +26 miliardi di euro. Questa crescita sarà seguita però da una profonda trasformazione degli assetti del mercato, che seguirà parabole di evoluzioni per certi versi già oggi ben visibili.
La distribuzione ai punti di consumo
Partiamo dal principio, la distribuzione ai punti di consumo. Da questa prospettiva è ben chiaro come la figura del distributore all'ingrosso indipendente sia leader del canale. La distribuzione ai punti di consumo direttamente dal produttore risulta molto costosa e consente comunque di occupare solo quote limitate all'interno del mercato complessivo. Il settore del fuoricasa nel suo assetto distributivo prevede che ci sia un'industria con una sua distribuzione diretta, il sistema delle delivery, distributori nazionali, così come consorzi indipendenti. Altri canali, fra cui Gdo e Cash&Carry completano un quadro estremamente variegato. 323mila punti di consumo sono riforniti da questi soggetti che nei prossimi 10 anni aumenteranno e si rivolgeranno sempre più ai player del fuoricasa, con un decisivo aumento della concorrenza. Tendenzialmente, la riduzione della quota di mercato di normal trade e libero servizio e l'inglobamento di questi due format da parte della Gdo saranno i due i fattori principali a determinare una sempre più massiccia migrazione di Cash&Carry e grossisti verso il mercato dei consumi fuori casa. “Dobbiamo, quindi, aspettarci una concentrazione del normal trade, soprattutto a livello territoriale - afferma Andrea Boi, Senior Consultant di TradeLab - È un trend ormai in atto da tempo, rafforzato poi da un sempre più difficile ricambio generazionale. E dalle crescenti acquisizioni da parte di grossisti locali. Allo stesso modo è ragionevole ipotizzare un rafforzamento delle catene regionali di C&C”.Lo scenario attuale dei punti di consumo: sempre meno indipendenti
Secondo quanto afferma Andrea Boi, entro il 2030 è prevista una crescita di 8 miliardi in sell in e 26 miliardi in sell out. "Per raggiungere questi obiettivi servono, naturalmente, investimenti. E attenzione ai nuovi format, all'evoluzione del mercato e ai gusti dei consumatori". L'86% dei punti di consumo sono oggi realtà indipendenti, ma questo scenario non è sostenibile sul lungo termine ed è destinato a trasformarsi nel prossimo futuro. La fetta degli indipendenti verrà erosa dalla concorrenza e dai cambiamenti della domanda. Del resto, già oggi i numeri parlano di un mondo difficile: il 30% dei punti di consumo ha un fatturato al di sotto dei 100mila euro all'anno, il 15% delle attività cambia gestione entro i 12 mesi e mancano le risorse finanziarie da investire. A ciò si aggiunge il problema del ricambio generazionale, poiché molte attività cessano di esistere quando il proprietario chiude i battenti per "anzianità". “Prevediamo una contrazione di 30.000 punti di consumo - sottolinea Bruna Boroni, Senior Consultant di TradeLab. - Il 20% degli stessi punti di consumo sarà gestito da stranieri. Del resto, la rete dei punti di consumo attualmente presenta una densità piuttosto alta. Circa un pdc ogni 125 abitanti, rispetto a uno ogni 350 della media Europea”.La ristorazione commerciale e le nuove realtà "ibride"
E se i nuovi segmenti di domanda creano problemi ai punti di consumo indipendenti, d'altro canto è proprio in questi nuovi solchi, che richiedono grande dinamicità e investimenti, che si inserisce la ristorazione commerciale. La ristorazione andrà a contaminare tutti i format, in particolare quelli smart/low cost che presentano palesi vantaggi sul lato dell'offerta, dove sono richieste competenze minori, come ad esempio in cucina. Luca Pellegrini, presidente di TradeLab, offre una prospettiva sulla Gdo e le nuove realtà ibride: "Già oggi assistiamo a forme di ibridizzazione dei formati. Cercano tutti di intercettare questa esigenza di consumo fuoricasa. Leroy Merlin, per esempio, ha cominciato ad aprire i bar nei suoi punti di vendita eliminando i tradizionali distributori automatici. Feltrinelli Red, che fonde ristorazione e libreria, è ormai un format di riferimento". Secondo Pellegrini, la Gdo entrerà in maniera preponderante all'interno di questa crescita, ritagliandosi uno spazio specifico: non solo prodotti di IV e V gamma, ma anche "spazi per consumare direttamente in store". Millennials, vegetariani, vegani, stranieri, senior: nuove esigenze di mercato incontreranno un'offerta sempre più variegata e specializzata. Menù caratterizzati (hamburger, fritti, toast, piadine, giapponese, etnico, ecc), posizionamenti distintivi e sempre più verso offerte personalizzate. Senza dimenticare, come afferma il presidente di TradeLab, che "uno dei maggiori impulsi alla crescita dei consumi fuori casa arriverà dal turismo. Comparto che sta vivendo una fase di espansione, soprattutto quello straniero". I numeri della crescita prevista entro il 2030 sono più che promettenti. All'ultimo posto, in termini di crescita, troviamo pasticcerie/gelaterie con +12% e i bar con una previsione del +15%. A seguire, con una crescita prevista del 35% i ristoranti e infine i take away che raggiungeranno un +45%.
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