Intervista a Stefano Rossomando, Head Of Trade di Oeno Group
Stefano Rossomando, Head Of Trade di Oeno Group, società leader negli investimenti di vini pregiati, racconta l’andamento attuale del mercato dei fine wines
MERCATO - Fondata nel 2015 Oeno Group, realtà internazionale leader negli investimenti di vini pregiati e di recente specializzatasi anche nel mondo del whisky, è una rete che unisce produttori e investitori suddivisa a sua volta in Oeno Future, la divisione che si occupa di investment, Oeno Trade che opera con ristoratori e rivenditori di prestigio selezionando a livello internazionale aziende ed etichette che possano essere in linea con le loro esigenze, e Oeno House, moderna boutique del vino nel Royal Exchange di Londra.
Abbiamo intervistato Stefano Rossomando, Head Of Trade di Oeno Group, per raccogliere le sue considerazioni sull’andamento attuale del mercato dei fine wines e, con più specifico riferimento al segmento trade, per comprendere quali sono i criteri che oggi lo guidano nella ricerca di nuove aziende vinicole ed etichette da proporre ai sui clienti rispetto ad un mercato, quello dell’ospitalità inglese, che mantiene le sue peculiarità.
Stefano ci racconta il suo percorso professionale, come arriva ad Oeno?
Sono arrivato a Londra nel lontano 1998 con tanta voglia di crescere. Mi sono lanciato subito nel mondo dell’Hospitality che all’epoca era la via più semplice per iniziare. Raccoglievo bicchieri in un pub dove ero entrato chiedendo un’opportunità, dopo due anni ero diventato General Manager. Per me il lavoro è stato una scuola, ho imparato non solo lingue, culture, ma ho anche scoperto quello che volevo fare davvero, quello che mi piaceva.
Nel corso degli anni ho fatto tante esperienze, anche quella di ristoratore, prima nel 2009 in Francia a Lione, dove mi ero trasferito, poi a Londra dove sono tornato nel 2013. Con il Covid ho perso l’attività e sono entrato al Bulgari Hotel come Wine Director, per passare poi a RC Group come Beverage Director e per finire a Oeno dove ho ricoperto prima il ruolo di Business Development Manager e poi quello attuale di Head of Trade.
Il mondo dei fine wines ha vissuto la sua prima battuta d’arresto nel 2024 dopo anni di costante crescita che avevano creato il mito di una dimensione di investimento immune da crisi. Come avete vissuto questa fase e come inciderà sulle strategie di Oeno per il nuovo anno?
Bisogna partire dalla considerazione che la crisi, determinata soprattutto da uno scenario macroeconomico complesso dominato anche dall’inflazione, può essere vista in questo momento anche come un’opportunità, in particolare nel settore dei Fine Wines dove c’è qualità e rarità, e sono gli eventi del passato a confermarlo. Prendiamo ad esempio la crisi finanziaria globale del 2008: il mercato del vino è crollato del 37%. I vini di alta qualità sono stati venduti al 40% del prezzo originale. Entro il 2011, il mercato non solo si era ripreso, ma aveva anche superato i livelli precedenti alla crisi, con un incremento di circa il 90% rispetto al minimo del 2008. La curva dei prezzi in discesa risponde a un andamento ciclico e se da un lato può aver intaccato i portafogli potrà nel breve termine stimolare nuovamente la propensione all’investimento ravvivando il mercato, quindi siamo ottimisti.
L’Italia del vino ha rappresentato in diverse fasi del 2024 una sorta di oasi felice, un asset fondamentale per bilanciare i portafogli di investimento con risultati, in particolare per Piemonte e Toscana, che hanno lasciato il segno. Gli investitori possono puntare ancora sul Belpaese per dormire sonni più o meno tranquilli?
L’Italia occupa il 10% del mercato globale e il suo successo deriva da una costante qualità eccezionale del vino, la richiesta è molto alta e i prezzi sono ancora accessibili se paragonati a quelli di Borgogna e Bordeaux che rappresentano ormai quasi un tabu per la maggior parte degli investitori. Grazie a vini delle due regioni iconiche, Toscana e Piemonte, l’Italia oggi offre opportunità non solo in termini di investimento ma anche di consumo, e questo secondo aspetto è molto importante perché ne favorisce la circolazione sulle tavole.
Ricordo ancora quando nel 2019 ero Wine Director del Bulgari Hotel. I proprietari di Petrus mi proposero di vendere il loro vino ad una condizione, applicare un margine basso, perché volevano che venisse aperto non che diventasse un mito da conservare in una teca, con il rischio di non essere bevuto e raccontato nell’esperienza di degustazione da nessuno. Oggi un Monfortino, un Sassicaia, un Soldera possono ancora essere stappati nei ristoranti, valore aggiunto perché la gente può apprezzarli esprimendo reali giudizi che sono positivi perché la qualità c’è. Altre etichette iconiche invece non hanno più questa possibilità, relegate a collezionismo e investimento.
Veniamo all’attività relativa al trade. Nella ricerca di etichette che possano rappresentare delle alternative a quelle tradizionali vi siete mossi in Italia guardando oltre i territori più gettonati, vedi Piemonte e Toscana, andando a valorizzare quelli dal grande potenziale come Etna e Irpinia. Che ritorno avete avuto da questa attività di scouting e quali altri territori secondo lei oggi risultano appetibili anche guardando ai nuovi trend?
Per rispondere a questa domanda per un supplier come me è importante sapere e tenere bene in considerazione chi sono i tuoi clienti, qual è il tuo portfolio e quindi qual è il tipo di azienda vitivinicola su cui si può puntare.
Oeno è una società di investimento in cui ci sono sempre stati tanti Fine Wines e produttori di profilo medio alto per cui sono partito con una clientela basata su fine dining, stellati, alberghi di lusso, questo è sempre stato il mio target.
Negli ultimi due anni ho compreso che per avere accesso anche ad altri ristoranti, sempre di fascia comunque alta ma che non ricercano solo i grossi nomi essendo attenti anche ai newcomers e ai trend, il mio portfolio trade andava rimodellato perché quello che avevo potevo offrirlo solo a determinati clienti, quindi ho deciso di ridisegnarlo anche in base a realtà emergenti.
Oggi sono alla ricerca di produttori di natural wines che facciano vini puliti, classici, che possano piacere anche ai non intenditori, che rispecchiano il territorio, fatti non in cantina ma prima di tutto in vigna quindi con una filosofia di low intervention. Un esempio su tutti per me è Stef Yim di Azienda Agricola Sciara, realtà etnea, i suoi sono natural wines che possono stare in qualsiasi Michelin Star Restaurant del mondo. Tra le regioni che al momento considero più significative in tal senso ci sono Irpinia, Etna, Loira, Sud Africa e Gran Canaria con i suoi vini vulcanici, d’altura.
Quali sono le tendenze di consumo in atto in Inghilterra in questo momento?
In Inghilterra c’è un bel mix. Ci sono consumatori vecchia scuola che ricercano vini più strutturati come i Bordeaux, gli Amarone o i vini della Napa Valley, vitigni che conosciamo bene come Cabernet Sauvignon, Merlot, e il fatto che Oeno sia una compagnia di investment dà ovviamente accesso a questo tipo di etichette.
Poi ci sono i giovani che si spingono su vini più freschi, leggeri, beverini, quindi ci spostiamo sui pinot nero, ed ecco perché la mia ricerca sull’Etna dal momento che il nerello mascalese si avvicina molto di più a questo profilo.
Sul fronte sparkling è sempre lo champagne a fare la differenza, che siano le grandi Maison o i piccoli recoltant, dal momento che a parità di prezzo si continuano a scegliere bollicine francesi.
Il modo di intendere e vivere le esperienze formative legate al mondo del vino sta profondamente cambiando. Gli esperti come gli appassionati sono sempre più informati ed esigenti e ricercano nuove modalità per approcciare aziende e territori. Oeno investe anche nella costruzione di questo tipo di attività immersive e formative, in che modo avete pensato di riprogettare questi momenti di approfondimento?
Il nostro resta un approccio a tutto tondo. In Oeno abbiamo figure con diploma WSET che organizzano corsi di formazione per i nostri clienti trade, abbiamo costantemente in calendario masterclass dedicate con degustazioni e presentazioni di vini di piccoli produttori esclusivi ma anche di produttori importanti. Oeno House, la nostra boutique del vino nel cuore di Londra, ospita numerosi eventi e organizziamo viaggi esclusivi in visita presso i nostri produttori. Tutto per cercare di tenerci aggiornati e offrire più servizi possibile ai nostri clienti.
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