La Ristorazione allo stremo: dalle proteste pacifiche alla disobbedienza civile. E Fipe lancia l'allarme
La miccia è accesa: fra dimostrazioni pacifiche e disobbedienza civile, gli operatori della ristorazione sono allo stremo.
Da marzo 2020 ai ristoratori viene chiesto un grosso sacrificio per fare fronte all'emergenza sanitaria. Chiusure, messa in sicurezza, investimenti per riaprire e poi di nuovo chiusure, fra incertezze e cambi di rotta continui. Anche a Natale i ristoratori sono stati ancora messi di fronte a una situazione difficile e gli aiuti messi a disposizione non bastano e non arrivano in maniera tempestiva.
Se ciò non bastasse, si aggiunge ad amplificare il tutto un po' di strumentalizzazione, che trova sempre terreno fertile fra incertezza, paura e disperazione.
Da sentimenti di pacifica obiezione e disillusione nasce la risposta di tanti operatori uniti sotto il claim "Abbasso e chiudo", rappresentati dal video pubblicato dall'associazione Italian Hospitality Network che segue la notizia delle intezioni del Governo di un prossimo divieto di effettuare asporto dopo le 18 per ristoranti, bar, pizzerie.
"Imprenditori e dipendenti del settore dell'Ospitalità insieme, hanno cercato da soli di sostenere il peso di una crisi che giorno dopo giorno schiacciava le nostre attività.
Abbiamo invocato aiuti che in molti casi non sono arrivati mai, ci siamo uniti, insieme abbiamo studiato soluzioni e fatto proposte.
Tanti di noi si vedono costretti ad abbassare la serranda senza sapere se la potranno rialzare mai."
Fa da contraltare alla protesta pacifica, che si muove attraverso i social e fa sentire la sua voce nel pieno rispetto delle regole, un movimento che è nato fra le pagine dei social per raccogliere proseliti ma che punta ad azioni di disobbedienza civile.
#IoApro è l'hashtag che calamita i dissensi degli operatori della ristorazione più inclini all'azione, anche quella che viola la legge.
Sono ormai migliaia i ristoratori riuniti sotto il segno del claim #IoApro e #IoApro1501 che hanno intenzioni più "incisive" e puntano a disobbedire ai decreti pur di riaprire, invitando ad alzare le saracinesche dei propri locali dal 15 gennaio e coinvolgendo i consumatori e gli utenti di internet a diffondere il messaggio.
A dare voce a questa parte di ristoratori la pagina Facebook Ioapro1501.
"Venerdì 15 Gennaio, l'Italia riapre.
Iniziano Bar e Ristoranti che a prescindere dalla fasce di appartenenza rimarranno aperti fino alle ore 22:00.
Ecco il DPCM AUTONOMO da rispettare."
La miccia è accesa e gli operatori sono allo stremo. In una situazione sociale come questa il pericolo è che un messaggio giusto possa essere veicolato nel modo più sbagliato. Ci auguriamo che il Governo dia ascolto al settore e che con il prossimo Dpcm si riesca a trovare un mezzo più giusto tra la necessità di fare ancora fronte a un'emergenza sanitaria che non è ancora sotto controllo e il diritto al lavoro a cui fanno appello tutte le categorie più penalizzate dalle restrizioni.
Daniele Gourmet sfida il Dpcm: "Venerdì sera #ioapro"
Giuseppe Maglione titolare di Daniele Gourmet ad Avellino sfida il Dpcm e aderisce alla protesta pacifica che viaggia sui social con gli hashtag #ioapro e #nonspengopiùlamiainsegna. Venerdì, 15 gennaio, alcuni ristoratori, bar e pizzerie di tutta Italia terranno aperti i locali a pranzo e a cena a prescindere dalla fascia di rischio in cui è collocata la propria regione. I clienti si siederanno ai tavoli ma non consumeranno, sarà solo l'occasione per scattarsi una foto e solidarizzare con una categoria allo stremo attraverso la pubblicazione di un selfie sui principali social network, taggando il locale e utilizzando gli hashtag #nonspengopiùlamiainsegna e #ioapro. "Disobbedienza gentile" a cui ha deciso di rispondere la nota Pizzeria Daniele Gourmet che più volte ha alzato la voce contro politiche nazionali illogiche e fallaci. "La ristorazione è al collasso da mesi - esordisce Maglione - Politiche improvvisate e programmazioni inesistenti, unite al dramma di una categoria senza più ossigeno stanno causando la fine di milioni di attività e con esse la disperazione di famiglie e imprenditori. Noi ristoratori abbiamo sopportato fino ad oggi, ma oltre non possiamo più andare. Non ci è dato nemmeno sapere se il weekend saremo aperti, o chiusi. A questo punto #ioapro perché lavorare è un diritto". Giuseppe Maglione ribadisce che a suo avviso l’asporto è un palliativo e il delivery addirittura un costo. Inoltre l'incertezza continua tra Dpcm e colpi di scena improvvisi sono un aggravio sulle casse già stremate dei ristoratori. Per questo l'unica soluzione è manifestare pacificamente nella speranza che il Governo opti per un cambio di strategia. "Dobbiamo poter riprendere a lavorare per non chiudere perché così si fatica a coprire i costi fissi e non ha senso andare avanti. Ci siamo adeguati a tutte le misure anti-Covid. Abbiamo ridotto i coperti, acquistato presidi di sicurezza e persino areatori per il riciclo dell'aria. Ma adesso basta. Siamo stati chiusi per oltre due mesi, i ristori sono assolutamente insufficienti e i risultati non mi sembrano gratificanti. Anzi i contagi aumentano e le feste clandestine e gli assembramenti casalinghi sono la norma. Mi sembra che il Governo oltre ad accanirsi contro di noi non abbia raccolto alcun frutto dalla chiusura delle attività ristorative. Proviamo ad aprire i ristoranti e a chiudere il resto e vediamo se diminuiscono i contagi".Fipe-Confcommercio: violare la legge è un grave errore, si rischia effetto boomerang
“Il settore è stremato e la situazione grave e confusa, servono subito misure aggiuntive in grado di dare certezza agli imprenditori e adeguato ristoro alle perdite imposte alle loro aziende. Fipe-Confcommercio continuerà a lavorare incessantemente per ottenerle, garantendo nel frattempo ai propri imprenditori il massimo dell’ascolto e del supporto. In forza di questo ascolto, condividiamo dunque la frustrazione e il senso di spaesamento di tanti esercenti, che possono indurre a gesti radicali. Ma proprio per supportarli efficacemente, come rappresentanza del settore più grande e diffusa dell’intero Paese, esercitiamo il nostro ruolo e la nostra responsabilità. Il nostro ruolo è quello di difendere la categoria e di rappresentarne gli interessi reali, valorizzandoli per la loro capacità di contribuire al bene e al futuro del Paese.” Questo il commento della Federazione Italiana Pubblici Esercizi in merito all’iniziativa che ha promosso attraverso i social l’apertura per la giornata di venerdì oltre gli orari consentiti dai provvedimenti governativi di gestione dell’emergenza epidemiologica. E così continua: “La nostra responsabilità di parte sociale, radicata da più di 70 anni nel Paese reale, ci impone di mettere la legalità a prerequisito della nostra azione collettiva. Ciò significa proteggere i nostri associati dai rischi e dalle prese di posizione che li allontanano dal Paese e li espongono a sanzioni pesanti. Il Ministero dell’Interno è stato molto chiaro sui provvedimenti di controllo che verranno adottati nei confronti di chi non rispetta la legge. Inoltre, ci siamo battuti per mesi a difesa della reputazione del settore, trattato in modo sproporzionato dai provvedimenti come fonte di contagio e non valorizzato come attività essenziale. Se in seguito ad aperture forzose si dovesse casualmente registrare un nuovo picco nei contagi, l’intera categoria sarebbe ulteriormente danneggiata anche da questo punto di vista. Gli italiani hanno sempre manifestato grande attaccamento e vicinanza ai loro Pubblici Esercizi, ma sarebbe difficile solidarizzare con atti così distanti dal comportamento condiviso. Il rischio è quello di intraprendere azioni senza storia e senza futuro, che penalizzano tutti. Un’associazione di rappresentanza, se è tale, può e deve vedere questi pericoli. Porteremo quindi ancora ai tavoli sindacali e istituzionali le nostre necessità, rappresentandole con la forza delle nostre ragioni e il peso della nostra serietà”. [contact-form-7 id="1103" title="Form Articoli"]
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