L'evoluzione della spesa. Com'è andato l'alimentare nel 2021? Report Ismea - Parte seconda

Il Report Ismea ci restituisce un quadro dei consumi nei primi nove mesi del 2021. Nel nostro articolo un focus dedicato ai diversi comparti.

11 Gen 2022 - 12:00
L'evoluzione della spesa. Com'è andato l'alimentare nel 2021? Report Ismea - Parte seconda

[mp3j track="https://horecanews.it/wp-content/uploads/2022/01/Levoluzione-della-spesa.-Come-andato-lalimentare-nel-2021-Report-Ismea-Parte-2-1.mp3" Title="Ascolta la notizia in formato audio - Parte 1"] [mp3j track="https://horecanews.it/wp-content/uploads/2022/01/Levoluzione-della-spesa.-Come-andato-lalimentare-nel-2021-Report-Ismea-Parte-2-2.mp3" Title="Ascolta la notizia in formato audio - Parte 2"] Abbiamo visto nel nostro articolo "Cresce la spesa delle bevande sugli alimenti nel 2021. Report Ismea - Parte 1" che la spesa per i consumi domestici nei primi nove mesi del 2021 ha mostrato segnali più che positivi rispetto al 2020, e abbiamo individuato alcuni nuovi trend derivati in parte dai recenti lockdown, e in parte da alcune nuove abitudini, che costituiscono la nuova normalità dei consumatori. In questo scenario, il Report Ismea ha analizzato ogni comparto alimentare, portando in luce volta per volta i punti di forza e le criticità.

Prodotti proteici di origine animale

Dopo la ripartenza nel 2020 (+9,8% le carni, +8,3% i salumi, +14,5% le uova) il comparto dei prodotti proteici di origine animale, nel 2021, mantiene le posizioni guadagnate. Le carni e salumi, rispettivamente con +0,2% e +0,8% fanno registrare un ulteriore lieve incremento della spesa, mentre torna sui livelli pre-Covid quella per le uova, che perde 11 dei 14 punti percentuali guadagnati nel 2020. Per queste ultime si tratta di un ripiegamento parzialmente atteso, considerati gli anomali valori delle vendite dell’anno precedente e il loro graduale ritorno su livelli pre-pandemia.  width=Per le carni si può parlare di una buona tenuta, grazie al protrarsi della conversione dei consumi “fuori casa” in consumi “in casa”, ma mentre per le carni avicole la spesa si con- ferma in aumento ( +3,1%), per le carni bovine, che in valore rappresentano il segmento di maggiore peso, si delinea un lieve ridimensionamento della spesa ( -0,5%) e dei volumi acquistati (-1,5%), che comunque resta no superiori rispetto al periodo pre-pandemico (+7,2% la spesa). I consumatori sempre più informati e sensibilizzati su aspetti etico-ambientali, quando possibile, si stanno orientando comunque su prodotti di qualità superiore, con certificazioni chiare su provenienza, tipicità, processi produttivi etici e controllati, con certificazioni bio o anche semplicemente con maggior servizio aggiunto. Le carni suine subiscono anch’esse un a diminuzione importante della spesa su base annua (-5,1%) ma resta anche per loro la situazione di vantaggio rispetto al pre-pandemia (+8,2% la spesa). I salumi, che già nel 2019 avevano dato segnali di ripresa (+1,4%), e che nel 2020 avevano incrementato le vendite de ll’8,2%, nei primi nove mesi del 2021 continuano a registrare un buon andamento delle vendite, con aumenti di spesa rispetto all’analogo periodo 2020 del +0,8%. Anche in questo caso si rileva un cambiamento rispetto alle abitudini acquisite nel periodo di confinamento ; infatti, a fare da traino, non sono soltanto i preaffettati e porzionati disponibili nei frigo a libero servizio (che rappresentano ormai il 58% dei volumi acquistati dalle famiglie) le cui vendite sono aumentate dello 0,6%, ma anche i freschi al banco servito, con +1%.  width=Tra i salumi, il più acquistato in termini di volume resta il prosciutto cotto, che conferma in valore i livelli del 2020, dopo il +9,6% rispetto al 2019. In aumento invece le vendite di prosciutto crudo (+2,5% dopo il +4,9% del 2020).

Comparto lattiero-caseario

Il comparto dei lattiero caseari, dopo il +8,3% del 2020, segna un netto cedimento nel 2021, con una variazione di spesa complessiva, nei primi nove mesi, del -3,4%. Nei primi nove mesi del 2021, i consumi di formaggi hanno avuto un generale ridimensionamento rispetto al 2020 ( -2,9% la spesa), dinamica piuttosto naturale e attesa dopo l’eccezionale annata precedente in cui gli acquisti in valore erano cresciuti del 9,9%. Le variazioni sono piuttosto uniformi tra le categorie merceologiche, con flessioni di spesa che vanno dal -1,6% dei formaggi freschi al -4,3% dei formaggi semiduri (-2,9% e -4% i volumi). Dal confronto con il 2019, emerge però come alcune referenze abbiano mantenuto meglio di altre le quote guadagnate durante il lockdown ; è il caso dei latticini, che rappresentano la maggior quota dei formaggi freschi. Dopo il +13% del 2020 (sono la referenza che ha segnato il maggior incremento), nella prima parte del 2021 i prodotti di questa categoria hanno registrato la flessione meno rilevante mantenendo un vantaggio del + 10,5% sul 2019.  width=I formaggi duri, dopo l’aumento del 9% in valor e del 2020, perdono il 2,7% nei primi nove mesi del 2021 in termini di spesa, anche a fronte di un recupero dei prezzi medi che nel terzo trimestre è stato per il Parmigiano Reggiano a doppia cifra (+22% a settembre rispetto all’analogo mese dello scorso anno). In volume la contrazione degli acquisti di formaggi duri è del -3,8%, nel 2021, rispetto al 2020. Resta comunque l’incremento del 6% del volume di formaggi duri acquistati rispetto all’analogo periodo pre-Covid (gennaio - settembre 2019). Flessioni di rilievo si continuano a registrare per il latte, sia per il fresco ( -4,3%), sia per l’UHT, che aveva visto un buon rilancio nel 2020 (+9,4% sul 2019), ma che vede le vendite cedere del 4,3% in questi primi nove mesi del 2021, data anche la ripresa delle consumazioni fuori casa per la riapertura dei bar.

Prodotti ortofrutticoli

La spesa per il comparto della frutta nel complesso segna una flessione del 0,5% da ascriversi alla contrazione sia dei prodotti a base di frutta trasformata (-6,9%) che ad alcuni del reparto del fresco. In particolare, emerge nel reparto del fresco, rispetto allo scorso anno, la contrazione della spesa per gli agrumi: -12%, determinato da un -3% dei volumi e -10% dei prezzi.  width=Nel carrello della spes a la presenza della frutta resta abitudine consolidata e il consumatore sembra saper bene rimodulare gli acquisti in base alle disponibilità che l’andamento stagionale offre. La spesa per l’altra frutta di stagione registra un +3,6% nel 2021, con prezzi in aumento per uva, pesche, nettarine, angurie, kiwi, mele e pere, ma i volumi sono in contrazione per mele e kiwi. Confermano la loro dinamica positiva i frutti ritenuti più salutari: avocado (+39%), mirtilli (+34%) e mandorle (+ 15%) e, in generale, resta vivo l’interesse per la frutta secca in guscio, che rappresenta il 12% del comparto in valore. Tuttavia, dopo l’incremento dell’8,7% nel 2020, la spesa nei primi nove mesi del 2021 si contrae dell’1,6%, non tanto per la riduzione dei volumi acquistati che restano anzi stabili con buona crescita per le mandorle, quanto per un ridimensionamento dei prezzi medi di vendita ( sia noci che mandorle registrano flessioni di prezzo nell’ordine del 13%). In flessione l’interesse per la frutta trasformata : -4,6% le conserve e i succhi di frutta perdono un ulteriore 0,7%, rispetto all’annata precedente già in negativo ( -2,8%).  width=Il comparto degli ortaggi, dopo la crescita delle vendite in valore del +9,1% del 2020, segna un lieve ridimensionamento ( -0,7%) frutto della flessione della spesa per i trasformati, che pesano sul comparto per il 39% in termini di valore e la cui flessione è del 2,7% controbilanciata da un incremento della spesa per i freschi che, nei primi 9 mesi del 2021, segna +0,7%. Tra i prodotti freschi pesa il ridimensionamento della spesa per le patate che dopo il boom del 2020 (+13%) segna no un -11% in questi primi nove mesi 2021. Di contro, per gli altri ortaggi freschi la spesa cresce del l’1,1% dopo un 2020 in cui aveva già messo a segno un +11,5%. Da evidenziare soprattutto la ripresa dei consumi della IV gamma che, dopo un 2020 in negativo ( -5.4%), torna di nuovo a crescere (+6,4%). Il segmento degli ortaggi trasformati mostra una flessione della spesa da ascriversi in gran parte al ridimensionamento degli acquisti di prodotti a base di pomodoro ( -4,9%) e delle conserve sott’olio e dei legumi in scatola che, dopo il boom del 2020, tendono a ridimensionarsi ( -2,3%) per il ritorno del consumatore al consumo di prodotto fresco. In flessione del -1,4% la spesa per gli ortaggi surgelati, per i quali comunque gli acquisti si attestano su volumi superiori al periodo pre-pandemico; nel 2020 l’incremento di spesa per questi è stato del 9,4%.

Comparto ittico

Il comparto ittico è, insieme a quello delle bevande, il più dinamico nei primi nove mesi del 2021; chiude infatti con un incremento di spesa del + 9%, dopo un anno caratterizzato da evidenti difficoltà che ne hanno determinato una continua oscillazione delle performance. L’andamento del comparto è infatti fortemente influenzato da quello del segmento del fresco, che ne rappresenta il 49%, e sul quale le restrizioni legate alla pandemia avevano avuto fortissimo impatto. A sostenere l’incremento della spesa nei primi nove mesi del 2021 è proprio il segmento del pesce fresco, con un +19,6%, che porta la spesa a posizionarsi su livelli superiori del 20% a quelli del periodo pre-pandemia (gennaio-settembre 2019); crescono i volumi (+ 16%) ma anche i prezzi medi (+4%).  width=Stabile invece sui livelli del 2020 la spesa sostenuta per i prodotti ittici surgelati, per i quali però va sottolineata l’evidente espansione nel 2020 rispetto all’anno precedente (+17,7%). In notevole incremento le vendite dei prodotti affumicati (principalmente rappresentati da salmone) per i quali la spesa continua cresce re: +10,6% dopo il +11% del 2020. Perdono invece slancio le conserve ittiche (prevalentemente rappresentate dal tonno in scatola) che dopo la crescita del 2020 (+5,9%) tornano ad essere sostituite dal prodotto fresco ( -3,6%).

Derivati dei cereali

Per finire, il comparto dei derivati dei cereali fa registrare nel 2021 una crescita dell’ 1%. Il comparto vede un ridimensionamento della spesa per quasi tutte le referenze, fanno eccezione solo i dolci da ricorrenza, che dopo le perdite nel periodo lockdown, hanno segnato un buon recupero in questo 2021. Malgrado l’aumento dei prezzi medi, si rilevano importanti flessioni di spesa per la pasta di semola secca (-6,3%), per la quale peraltro si innalza il livello del prezzo medio in scontrino (+3% nel terzo trimestre). Il fenomeno potrebbe essere ascrivibile al parziale ritorno alla normalità : molte attività hanno infatti riaperto e con esse il rito del pasto veloce a pranzo è tornato di nuovo nel “fuori casa”, gli acquisti di questo prodotto si sono così riavvicinati ai livelli pre-Covid, pur rimanendo ne ancora leggermente superiori.  width=In controtendenza la spesa per la pasta fresca (+ 2,4%) reperibile nei banchi frigo con un assortimento sempre più ampio di proposte per piatti gourmet. In relazione alla pasta secca si nota in scaffale un ampliamento della gamma dei formati, e un maggior spazio dedicato a specialità regionali (orecchiette, trofie, cavatelli, ecc.), con packaging rinnovati, più sostenibili e più ricchi di informazioni, evidenziando l’evoluzione della domanda e dell’offerta - in un mercato ormai maturo - verso prodotti nuovi, differenziati, sostenibili e legati al territorio. I dolci da ricorrenza, dopo un’annata disastrosa, tornano ad essere acquistati in buona quantità ; la spesa segna infatti quasi un +33% rispetto allo scorso anno, quando il distanziamento forzato aveva tolto entusiasmo a qualsiasi festeggiamento, ma l’effettivo recupero per questo settore sarà chiaro nel prossimo trimestre quando saranno noti i dati sui dolci natalizi. In aumento anche gli acquisti di merendine (+4,3%), favorite dalla ripresa dell’anno scolastico in presenza ; da notare comunque che questo segmento è riuscito a mantenere la spesa malgrado la parziale chiusura delle scuole. Le farine, prodotto “star” del 2020 con punte di incrementi di vendita del 160% in alcune settimane, nel 2021 perdono il 21,3% in termini di spesa, rimanendo comunque su livelli superiori de ll’11% all’analogo periodo pre-pandemia del 2019. Perdono appeal le pizze pronte, per lo più afferenti al reparto surgelati, che dopo il +15,2% del 2020 e il +2,3% del primo trimestre fanno or a i conti con la riapertura delle pizzerie e segnano un -1,4% nel periodo cumulato gennaio-settembre 2021. Infine, il pane e suoi sostituti, che rappresentano un terzo dell’intero comparto dei derivati dei cereali (36%), sono le uniche referenze che, insieme ai dolci da ricorrenza, segnano un recupero dei valori di spesa rispetto ai primi nove mesi 2020 (+8%); le due referenze però si muovono in senso opposto, così il pane fresco che nei primi nove mesi 2020 aveva perso il 10% dei volumi si ritrova ora gradualmente a recuperarli (+15% i volumi nel terzo trimestre), mentre i sostituti del pane che nel 2020 avevano recuperato il 7% perdono ora l’1%, rimanendo comunque su livelli ancora largamente superiori a quelli del 2019.

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