L'Unione Europea taglia i dazi sui concimi per sostenere gli agricoltori
Arriva lo stop ai dazi Ue sulle importazioni dei concimi, misura necessaria per aiutare le aziende agricole abbassando i prezzi legati all’aumento del gas. Secondo Coldiretti lo scenario attuale impone comunque agli agricoltori di fermare la dipendenza dalle importanzioni promuovendo l’utilizzo di fertilizzanti con nutrienti organici
Con il costo dei fertilizzanti che è aumentato del 170% mettendo in ginocchio gli agricoltori italiani e scaricandosi a valanga sulla spesa delle famiglie arriva lo stop ai dazi Ue sulle importazioni dei concimi per abbassare i prezzi legati all’aumento del gas, in attesa di una decisione sul tetto.
A renderlo noto è Coldiretti dopo la proposta presentata dalla Commissione Europea al Consiglio di sospendere temporaneamente l’applicazione dei dazi della tariffa doganale comune per alcuni fertilizzanti azotati fino al termine del 2024. Una misura positiva anche se resta auspicabile – spiega Coldiretti – un intervento più ad ampia portata per contenere i rincari energetici.
Il provvedimento riguarda in particolare l’ammoniaca anidra (il cui dazio convenzionale attuale è fissato al 5,5%), e l’Urea (dazio convenzionale attuale: 6,5%) e interessa tutti i Paesi extra Ue con l’eccezione di Russia e Bielorussia, per le quali i dazi rimarranno.
L’obiettivo di Bruxelles è frenare l’impennata dei prezzi nel mercato dei prodotti di base che colpisce le campagne europee fortemente dipendenti dalle importazioni di fertilizzanti, indispensabili per garantire la produzione agricola.
A pesare sull’aumento del costo dei fertilizzanti sono peraltro anche le misure adottate con l’inizio della guerra in Ucraina con sanzioni, accaparramenti e riduzioni degli scambi che hanno favorito le speculazioni in una situazione in cui l’Italia ha importato lo scorso anno dall’Ucraina ben 136 milioni di chili di fertilizzanti mentre altri 171 milioni di chili arrivavano dalla Russia e 71 dalla Bielorussia secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat dalla quale si evidenzia che si tratta complessivamente di una quota superiore al 15% del totale delle importazioni. Il risultato è che l’urea è balzata, secondo Cai – Consorzi Agrari d’Italia, a 1.150 euro a tonnellata contro i 350 euro a tonnellata dello scorso anno, mentre il perfosfato minerale è passato da 170 agli attuali 330 euro a tonnellata e i concimi a contenuto di potassio sono schizzati da 450 a 850 euro a tonnellata.
Una situazione che, legata agli altri aumenti dei costi di produzione, si ripercuote sulle aziende agricole, con più di 1 su 10 (13%) che è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività e ben oltre 1/3 del totale nazionale delle imprese agricole (34%) che si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari, stando alle stime Crea. Di conseguenza per chi acquista vi è un aggravio di spesa nel 2022 di oltre 9 miliardi di euro soltanto per la spesa alimentare, a causa dell’effetto dell’inflazione legata ai rincari energetici che colpisce soprattutto le categorie più deboli.
Proprio per ridurre la dipendenza dalle importazioni di fertilizzati dall’estero che si scarica su carrello e imprese è importante – ricorda Coldiretti – promuovere l’utilizzo da parte degli agricoltori di fertilizzanti con nutrienti organici recuperati dal letame, il cosiddetto digestato, prodotto negli allevamenti per far fronte alla carenza di quelli chimici, valorizzando le esperienze di economia circolare. Il digestato è un sottoprodotto – conclude Coldiretti – della filiera del biometano alimentato da scarti e rifiuti delle filiere agroalimentari e mette a disposizione un prezioso apporto di azoto, fosforo e potassio ideali per i terreni grazie all’apporto di sostanza organica e di elementi nutritivi.
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