Oltre il palco: Ilaria Lorini si racconta dopo il trionfo come Miglior Sommelier d’Italia AIS 2025

Ilaria Lorini, Miglior Sommelier d’Italia 2025, si racconta dopo la vittoria: origini, passione, percorso e il nuovo ruolo di ambasciatrice Trentodoc

19 Nov 2025 - 10:53
Oltre il palco: Ilaria Lorini si racconta dopo il trionfo come Miglior Sommelier d’Italia AIS 2025
Photo Credits: RPS di Riccardo Pelle

Alla Stazione Leopolda di Firenze, davanti a professionisti, appassionati e rappresentanti del mondo enologico italiano, la Toscana ha celebrato una delle sue eccellenze. Ilaria Lorini, trentenne originaria di Tavarnelle Val di Pesa (FI), è stata proclamata “Miglior Sommelier d’Italia AIS 2025 – Premio Trentodoc” al termine di una competizione serrata che ha messo alla prova i migliori sommelier delle selezioni regionali.

La finale, organizzata dall’Associazione Italiana Sommelier in collaborazione con l’Istituto Trentodoc, ha richiesto ai concorrenti degustazioni alla cieca, prove di abbinamento cibo–vino, riconoscimento di distillati, stili birrai e oli, oltre a esercizi di comunicazione e servizio. A consegnarle il premio è stato Stefano Fambri, presidente dell’Istituto Trentodoc, davanti a una giuria composta da ex vincitori, rappresentanti AIS, giornalisti di settore e membri dell’Istituto.

A pochi giorni dalla vittoria, con l’adrenalina ormai trasformata in lucidità, Ilaria ha deciso di raccontarsi: chi è fuori dal palco delle competizioni, com’è nata la sua passione e quale percorso l’ha condotta al titolo.

Photo Credits: RPS di Riccardo Pelle

INTERVISTA A ILARIA LORINI 
Miglior Sommelier d’Italia AIS 2025 – Premio Trentodoc

Partiamo da te: chi è Ilaria fuori dal palco? Raccontati.
Sono una persona semplice, curiosa e molto legata alla mia terra. Ho un percorso agronomico ed enologico, quindi la mia vita è sempre stata immersa nel territorio, l’ho vissuto davvero, ogni giorno. Ho iniziato gli studi agrari proprio perché sentivo il bisogno di dare professionalità a quella che poi sarebbe diventata la mia strada.

Quando nasce la tua passione per il vino? Te lo ricordi?
Sì. Da bambina vedevo sempre il fiasco sulla tavola dei miei nonni, come si usava una volta. Quella cultura del vino semplice, quotidiano, della tradizione contadina toscana mi è rimasta dentro. In famiglia abbiamo ancora oggi un’azienda che imbottiglia. Sono cresciuta lì dentro. Poi, quando ho iniziato agraria, ho detto: perché non fare anche il corso sommelier?
Così mi sono iscritta. Era il 2017, poi la scuola concorsi, il corso degustatore. E l’altro giorno, mentre ero in macchina, pensavo: se la Ilaria del 2017 avesse saputo che otto anni dopo sarebbe diventata Miglior Sommelier d’Italia non ci avrebbe creduto. 

Quanto conta la disciplina per arrivare a un traguardo del genere?
È fondamentale. A volte non è semplice, perché devi degustare tantissimi vini e l’alcol è sempre alcol, ci vuole autocontrollo. E poi serve metodo, anche partecipare a una fiera come Vinitaly non lo fai “tanto per”, devi sapere cosa cercare, cosa vuoi approfondire, che bagaglio vuoi portare a casa. Il mondo del vino ti dà sempre la sensazione di non sapere mai abbastanza. Ed è vero.
Poi c’è la comunicazione, spesso vedo colleghi porsi un gradino sopra gli altri, clienti, produttori, interlocutori. Io credo nell’opposto, nel parlare semplice, arrivare chiaro. Nascondersi dietro parole complicate non serve, il vino non ha bisogno di frasi ad effetto, ha bisogno di verità.

Qual è stato il momento più emozionante della finale?
Quando hanno annunciato che ero prima allo scritto. Lì ho sentito un colpo allo stomaco. Ho pensato: cavolo, sta succedendo davvero. È stata una scarica enorme: paura, emozione, gioia insieme. Cristiano (Cristiano Cini – Presidente AIS Toscana n.d.r.) e gli altri finalisti mi hanno aiutata a ritrovare la calma, ma quel momento lo porterò sempre con me.

Diventare ambasciatrice Trentodoc è un ruolo importante. Come pensi di interpretarlo?
Con orgoglio. Il Trentodoc è territorio, identità, sacrificio, è montagna. Non è una zona facile, pendii, altitudini, temperature che non sempre aiutano. Voglio raccontare la fatica dei produttori e la forza di quelle vigne. Portare il Trentino nel bicchiere significa raccontare un territorio eroico.

Chi ti ha sostenuto in questo percorso?
Tante persone, in AIS Toscana ho trovato colleghi che mi hanno aiutata davvero. E poi i ragazzi a cui ho fatto lezione, insegnare ti costringe a cambiare linguaggio, a trovare parole nuove per chi non sa nulla. È stato prezioso. Anche la mia migliore amica, collega di lavoro, mi ha supportato in tutto, nei momenti di studio più duri. Sono fortunata, ho accanto persone che hanno sempre creduto in me.

Cosa ti ha insegnato questa esperienza?
Che i risultati arrivano. Anche quando non ci crediamo abbastanza. Viviamo in una società che tende a non credere nelle capacità dell’individuo. Io invece credo che bisogna tornare a valorizzare sé stessi: le proprie idee, la propria integrità. Se sei coerente e continui a impegnarti, prima o poi il messaggio arriva.

Un messaggio ai ragazzi che vogliono diventare sommelier?
Che questo percorso ti apre una visione nuova del mondo. Non servono grandi bottiglie: anche un panino con il prosciutto ha un universo di sapori. Il vino ti insegna a gustare la vita con più attenzione. La nostra cultura enogastronomica è un patrimonio: dobbiamo custodirla.

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