Perché la Gen Z beve meno alcol? Dalla salute mentale a quella fisica, le ragioni sono varie
Il giornalista Ron Emler scrive per The Drink Business un'interessante disamina delle motivazioni per cui la Generazione Z, tra i 18 e i 27 anni, beve meno.
INDAGINI E RICERCHE - Nel mese di agosto 2023, un’indagine di Gallup ha rivelato che il 62% degli adulti sotto i 35 anni consuma alcol, in calo rispetto al 72% di due decenni fa. Questo cambiamento solleva interrogativi: è il risultato di una crescente consapevolezza sulla salute e sullo stile di vita, o è influenzato dalle attuali circostanze economiche?
Se lo è domandato Ron Emler, giornalista britannico che dalle pagine web di The Drink Business prova ad analizzare la questione, prendendo in considerazione diversi fattori rilevati da indagini e tendenze che riguardano la Generazione Z, considerata nell'intervallo di età tra chi ha compiuto 18 anni (e ha quindi l'età per bere alcolici) e chi ne ha circa 27, ovvero i nati nel 1997.
La "socializzazione sobria", una tendenza caratteristica della Generazione Z
Un rapporto di Mintel, pubblicato all'inizio di quest'anno, ha evidenziato che i consumatori britannici di età compresa tra i 20 e i 24 anni “sono quasi la metà meno propensi a spendere per bevande alcoliche per la casa rispetto ai consumatori over 75”. Questo suggerisce che una parte significativa della Generazione Z sta cambiando il proprio focus, orientandosi verso la “socializzazione sobria” sia a casa che fuori.
Oggi, circa un terzo degli individui di età compresa tra i 18 e i 24 anni si astiene dall'alcol. Coloro che lo consumano lo fanno “principalmente come un piacere, per rilassarsi o per festeggiare un’occasione speciale”, come rilevato dal sondaggio. Inoltre, quasi due terzi dei consumatori di 18-24 anni dichiarano di “preoccuparsi dell’impatto emotivo dell’alcol”, e una proporzione simile vorrebbe approfondire il concetto di bere in modo consapevole.
Mintel conclude che, poiché la salute mentale è una priorità per molti, la Generazione Z “si sta concentrando sulla riduzione del consumo di alcol come modo per gestire il proprio benessere emotivo e la consapevolezza”.
Il ruolo dei social media e della pandemia
Emler prende in considerazione un ulteriore fattore che influisce sul cambiamento delle abitudini di consumo, ed è l'uso dei social media. Con una crescente comunicazione virtuale rispetto ai contatti fisici, c’è meno bisogno di incontrarsi in bar, club o ristoranti, riducendo così il consumo di alcol tipico di questi luoghi d'incontro. Questo fenomeno è supportato da una ricerca della Carnegie Mellon University pubblicata su Nature Mental Health, che ha mostrato come gli adulti sotto i 30 anni consumino meno alcol rispetto al periodo pre-pandemia.
Durante e dopo la pandemia, i partecipanti hanno ridotto in media il consumo di alcol di 12,8 bevande alcoliche al mese.
L'influenza dei prezzi e delle condizioni economiche
Oltre alla salute, ci dice Emler, il prezzo gioca un ruolo significativo nelle scelte dei consumatori.
Il vino e gli spiriti sono generalmente più costosi per unità rispetto alla birra, e Lawson Whiting, CEO di Brown Forman, distillatore del rinomato Jack Daniels, ha osservato che il prezzo è un fattore cruciale. La sua azienda ha optato per aumenti graduali dei prezzi, intorno al 3% all’anno, per attenuare l’impatto sui consumatori.
Whiting ha dichiarato in un’intervista su X: “Abbiamo visto alcune ricerche che indicano come i 21-24enni stiano bevendo un po' meno. Si è ipotizzato che vogliano essere più sani, ma non sono davvero convinto di questo.” Ha aggiunto che i giovani di 21-25 anni, con i loro primi stipendi e le pressioni economiche, si trovano ad affrontare un aumento generalizzato dei costi, e gli effetti si riversano sulle abitudini di acquisto e consumo.
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