Previsioni negative per il mercato delle uova e delle colombe pasquali
Gli effetti negativi della crisi legata al Coronavirus potrebbero avere gravi ripercussioni sulle aziende dolciarie che producono uova di cioccolato e colombe
In questo momento in cui l'emergenza sanitaria causata dalla diffusione del COVID-19 va di pari passo con le difficoltà delle imprese e delle attività del nostro Paese, a causa delle misure contenitive, abbiamo bisogno anche di segnali positivi. Per questo Horecanews.it, tenendo fede al patto d'informazione con i suoi lettori, ha deciso di non fermare la normale programmazione ma di tenervi aggiornati sulle notizie del settore, anche per concedere un momento di svago dalle difficoltà del momento.
Quest'anno la Pasqua cadrà in un periodo molto delicato e certamente il mercato dei dolci da ricorrenza, colombe e uova pasquali, subirà le ripercussioni.
Nei giorni scorsi la Ministra Teresa Bellanova aveva lanciato un appello per invitare la grande distribuzione a non far mancare sui propri scaffali i prodotti pasquali delle aziende italiane e gli italiani a non rinunciare alle tradizioni del periodo.
Ma i dati non sembrano confortanti già da ora. A darne testimonianza è Marco Brandani, amministratore delegato di Maina che a IlSole24Ore ha dichiarato: "Le vendite nei supermercati di prodotti pasquali (colombe e torte) realizzati dalle aziende italiane stanno subendo una flessione nei volumi di vendita di oltre il 30%. Questa cifra, tendenzialmente in peggioramento, rischierà di mettere in seria difficoltà tutto il nostro settore di riferimento.".
Di fatto il problema per un'industria già provata dal calo delle vendite ordinario, è focalizzato nella grande distribuzione: come fa notare Santi Finocchiaro, presidente della Dolfin, gli ipermercati valevano il 30% della produzione dell'azienda, ma vedendo calare l'utenza sono stati disdetti numerose commesse. Per i dolci da ricorrenza Dolfin aveva affrontato un grosso investimento per ottenere licenze internazionali (da Barbie al fenomeno giovanile Me contro Te). "Per noi – specifica Finocchiaro – la campagna pasquale incide per il 40% del fatturato complessivo, perché siamo presenti tutto l'anno sugli scaffali con prodotti continuativi e con altri legati al periodo estivo e al Natale. Ma per le aziende delle ricorrenze, come quelle che lavorano i lievitati, sono a rischio il lavoro e gli investimenti di un anno intero: penso anche alle filiere di artigiani e pasticcerie. Un comparto in ginocchio quello dolciario, con conseguenze che, alla lunga, si proietteranno sui livelli occupazionali di migliaia e migliaia di lavoratori delle industrie e dell'indotto".
La proposta per cercare di salvare il comparto viene proprio da Finocchiaro che chiede alla Grande Distribuzione di lasciare una settimana in più sugli scaffali i prodotti pasquali, rimandando così anche il reso dell'invenduto.
Compila il mio modulo online.