SRC: i vini dell’Etna espressione del vulcano e della montagna

Src presentala sua filosofia e i suoi vini al mondo Horeca in un tour che abbraccia diverse città per raccontare la sua interpretazione del terroir etneo

2 Febbraio 2024 - 12:37
SRC: i vini dell’Etna espressione del vulcano e della montagna

Quando si parla di vini etnei si apre una finestra su un mondo affascinante quanto complesso, un mosaico di espressioni composito e in divenire impegnato a tradurre in termini percettivi la diversità ed eterogeneità di un territorio influenzato da un lato dalla presenza di un vulcano ancora attivo che ne ridisegna costantemente le coordinate geomorfologiche, dall’altro dall’incidenza di un fattore umano coinvolto in modo totalizzante, considerata l’impossibilità strutturale di ricorrere in vigna ad una qualunque forma di meccanizzazione. 

Questo coacervo in cui uomo e natura si incontrano, intrecciano i loro percorsi per dar vita ad una viticoltura inevitabilmente eroica e, nei casi di eccellenza, fortemente identitaria, esercita una enorme forza attrattiva sugli appassionati di vino, portando alcuni a scegliere di mettere radici in questi luoghi per dedicarsi alla produzione. 

Ne sa qualcosa Rori Parasiliti, con la sua SRC Vini, partito da un sogno divenuto realtà nel 2012, quando insieme alla figlia Sandra e alla moglie Cinzia, rilevò una tenuta sul versante Nord dell’Etna, tra Castiglione di Sicilia e Randazzo, una casetta con piccola vigna annessa di 5000 metri in località Solicchiata. Poco dopo, complice la cessione di un altro appezzamento vitato da parte di un vicino, la decisione di vinificare, con la prima esperienza di produzione di un rosso e di un rosato portata a termine in un garage di soli 18 metri quadrati.  

Si può dire che è nata così la sua azienda, dove la sigla SRC oltre a mettere insieme le iniziali dei nomi di chi ha ideato il progetto (Sandra, Rori e Cinzia) manifesta, nella sua lettura tutta d’un fiato, una volontà ben precisa: SRC come “esserci”, entrare a far parte della schiera dei “custodi” del territorio vitivinicolo etneo con un proprio personale contributo interpretativo. 

Custodi perché, secondo Rori, su questi suoli bisogna muoversi con estremo rispetto e avendo ben presente che l’obiettivo è la loro salvaguardia, il mantenimento di quelle condizioni ideali per la coltivazione della vite che la natura ha donato e che ciascun viticoltore dovrebbe preservare.

Dall’inizio del nuovo anno Rori e Sandra sono impegnati in un tour che abbraccia l’intero stivale e li porterà successivamente all’estero, per presentare i propri vini alla stampa e al mondo Horeca. Affiancati da Titti Casiello e Federico Lattieri, giornalisti esperti conoscitori del mondo vitivinicolo etneo, nel loro itinerario hanno fatto tappa anche a Napoli, nella cornice di Office Bistrot, per porre l’accento sulla filosofia e la visione alla base di un progetto enologico che vuole distinguersi nel panorama siciliano e non solo. 

La filosofia e vini di SRC 

Un suolo fertile, ricco di scheletro, dove le viti scavano in profondità per ricercare nutrimento, un universo di biodiversità dove i filari delineati dai muretti a secco sono immersi tra i boschi, un clima continentale caratterizzato da grandi escursioni termiche per vigne dislocate tra i 650 e 1050 metri slm, quasi tutte ad alberello e di un’età compresa tra i 60 e i 120 anni, e poi le centralità delle varietà autoctone, Nerello Mascalese e Carricante in testa, passando per Insolia, Coda di Volpe, Minnella, Grecanico e Grenache.  

È partendo da questo patrimonio inestimabile di dodici ettari che Rori ha costruito la sua azienda nei versanti più vocati della realtà etnea, a Nord nel comune di Randazzo in Contrada Calderara Sottana, Pirao e Rivaggi, e poi nel comune di Castiglione di Sicilia, nelle contrade Barbabecchi e Crasà, per spingersi fino al versante est, nel comune di Milo, in contrada Rinazzo. All’interno di ogni singola frazione esiste un micro mondo che viene distinto dalle colate, dalle più antiche alle più recenti, con piante che riescono ad esprimersi in modo diverso a seconda della loro allocazione. 

La filosofia produttiva di SRC è intervenire il meno possibile in vigna, dove le attività vengono svolte manualmente, il vantaggio quello di avere viti antiche che hanno un equilibrio così importante che si deve solo essere in grado di non intaccarlo in cantina, mantenendo il frutto integro il più possibile e affidandosi alle fermentazioni spontanee con lieviti indigeni.

Il terreno viene lavorato al massimo due volte in un anno, lasciando che le erbe selvatiche crescano liberamente e si ricorre ai trattamenti con zolfo, farina di roccia e propoli solo se strettamente necessario. 

Tra i vini, che si distinguono per la capacità di esprimere fedelmente il territorio interpretandone l’identità, spiccano l’Etna Doc Bianco Superiore Rinazzo che nasce dalle vigne del versante Est a Milo (500 bottiglie prodotte, da sole uve di Carricante), il rosso Rivaggi, dall’omonima contrada in altitudine nei territori di Randazzo(80% Nerello Mascalese 20% Grenache, 2400 bottiglie prodotte), e poi il rosso Alberello, dalla contrada Crasà (100% Nerello Mascalese e 2000 bottiglie prodotte), e il rosso Barbabecchi (90% Nerello Mascalese 10% uve autoctone per 400 bottiglie prodotte), entrambi da vigne vecchie nel Comune di Castiglione di Sicilia ma con un profilo e un carattere ben distinto, capaci di restituire il primo l’espressione della dimensione vulcanica, il secondo di vino di montagna. 

Un cenno meritano le bellissime etichette realizzate da Cinzia, la moglie di Rori: vogliono rappresentare la sinuosità dei versanti etnei ma osservate in verticale restituiscono l’immagine stilizzata di un profilo di donna, la scelta dei colori invece è legata alla volontà di raccontare alcuni elementi emblematici del terroir, il bianco rappresenta la neve, espressione del clima continentale e di montagna, il rosso il magma, l’essenza dei suoli vulcanici, il nero la loro chiave di volta, la pietra lavica.

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