Surgelati contro il food waste: se ne sprecano solo 13 grammi a testa
L'IIAS - Istituto Italiano Alimenti Surgelati evidenzia perché i surgelati rappresentano un alleato formidabile nella lotta allo spreco.
Ogni settimana, in Italia, sprechiamo circa 524,1 grammi di cibo a testa (poco meno di 75 grammi di cibo al giorno, ossia oltre 27,3 chilogrammi annuali), che ognuno di noi, mediamente, getta nella spazzatura. E questo cibo sprecato ci costa circa 10 miliardi all’anno. L’attenzione al food waste è diventata una priorità per gli italiani, alle prese negli ultimi tempi anche con il carovita e con la diminuzione del potere d’acquisto, al punto che 9 consumatori su 10 dichiarano che nei prossimi mesi presteranno maggiore attenzione a ridurre gli sprechi a tavola. Del cibo gettato, “solo” 13 grammi sono prodotti surgelati, che incidono per appena il 2,6% sullo spreco individuale complessivo settimanale, confermandosi alimenti ‘antispreco’ per eccellenza. A evidenziarlo è Luca Falasconi, Docente di Politica Agraria dell’Università di Bologna, che in collaborazione con l’IIAS - Istituto Italiano Alimenti Surgelati e in occasione della “Giornata Internazionale di Sensibilizzazione sulla Perdita e sullo Spreco Alimentare” (29 settembre), ricorda perché il tema del food waste abbia assunto negli ultimi anni un’importanza crescente e quali sono le principali ragioni per cui i prodotti sottozero ricoprono un ruolo di primo piano nella lotta agli sprechi in cucina.
“Lo spreco alimentare - spiega Giorgio Donegani, Presidente IIAS - non comporta solo una perdita economica per il consumatore, ma rappresenta anche un tema sociale, visto che con quanto si spreca si potrebbe sfamare un terzo della popolazione mondiale. ‘Sprecare’ significa non solo non poter garantire cibo sufficiente per tutti, ma anche perdere risorse preziose usate nella produzione, come terreno fertile, acqua, energia, concimazioni. I prodotti surgelati aiutano la lotta allo spreco perché permettono un utilizzo ottimale delle materie prime che arrivano pronte per l’uso in cucina: attraverso la surgelazione è possibile massimizzare la resa produttiva, contenere gli sprechi che avvengono durante tutta la filiera e ridurre le emissioni di inquinanti nell’atmosfera”.
Alimenti surgelati: a tavola sono i meno sprecati. Se ne gettano solo 13 grammi a testa.
A livello globale, gli sprechi e le perdite alimentari lungo la filiera ammontano a 1,3 miliardi di tonnellate/anno, pari a circa un terzo della produzione totale di cibo destinato al consumo umano. Nei paesi in via di sviluppo, lo spreco si localizza a monte della filiera agroalimentare (a livello domestico si registrano valori di soli 6-11 kg pro-capite/anno di spreco); mentre nei paesi sviluppati, lo spreco si localizza prevalentemente a valle: distribuzione, ristorazione e soprattutto consumo domestico (dove si registrano valori di ben 95-115 kg pro-capite/anno di spreco).
Anche in Italia, lo spreco alimentare avviene principalmente tra le mura domestiche. Ma cosa finisce più frequentemente nelle nostre pattumiere? “La top 5 dei cibi più sprecati – spiega il Prof. Falasconi – fa registrare al primo posto la frutta fresca (24 grammi pro capite a settimana), seguita da: insalate (17,6 gr), cipolle, aglio e tuberi (17,1 gr), pane fresco (16,3 gr), e verdure (oltre 16 gr), come emerge dalle rilevazioni dell’Osservatorio Waste Watcher”. È interessante notare, invece, come tra gli alimenti meno sprecati dagli italiani emergano i prodotti surgelati, come spiega Falasconi: “Di questi prodotti ne sprechiamo mediamente 715 gr all'anno a persona, che a livello nazionale fa 42 mila tonnellate circa, ma che rappresentano solo il 2,6% di spreco individuale complessivo. Parliamo di un dato del tutto residuale ed ecco perché un maggior consumo di cibi surgelati può essere considerato come parte ideale di una strategia di riduzione dello spreco alimentare”.
Il tema della riduzione degli sprechi è stato recentemente al centro dell’attenzione anche del legislatore europeo: per accelerare i progressi dell'UE, la Commissione europea ha infatti proposto che entro il 2030 gli Stati membri riducano gli sprechi alimentari del 10 % a livello di trasformazione e produzione di alimenti, e del 30 % (pro capite) complessivamente a livello di vendite al dettaglio e consumo (ristoranti, servizi di ristorazione e famiglie).
La lotta per contrastare le cause del food waste parte dal freezer.
Sia nei paesi industrializzati che in quelli non industrializzati, il consumatore gioca, infatti, un ruolo fondamentale nella lotta allo spreco. “Le ragioni alla base di questo fenomeno – spiega Falasconi – sono principalmente comportamentali e includono: preferenze personali come gusto e questioni culturali; abitudini come la frequenza nel fare acquisti; atteggiamenti legati a pensieri e sentimenti; norme sociali, conoscenze e abilità”. Il cibo può essere sprecato, infatti, a causa della scarsa comprensione di alcune informazioni riportate sulle etichette, come la data di scadenza o le indicazioni di conservazione degli alimenti contenuti. Allo stesso modo, lo spreco alimentare può essere correlato a una mancanza di abilità nella preparazione e nel porzionamento del cibo stesso, oppure alla minore comprensione degli impatti ambientali, economici e sociali legati allo spreco. Ma è stato dimostrato che un ricorso maggiore all’utilizzo di prodotti surgelati tra le mura domestiche sia in grado di contribuire ad arginare il food waste: lo conferma uno studio della Sheffield Hallam University, che ha rivelato come il consumo domestico di surgelati, rispetto agli analoghi a temperatura sopra lo zero, potrebbe portare ad abbattere lo spreco in casa del 47%.
Inoltre, anche le aziende del comparto sottozero hanno adottato strategie per ridurre gli sprechi alimentari, attraverso un continuo efficientamento dei propri processi produttivi. Tra le diverse procedure adottate, anche l’utilizzo di materie prime con imperfezioni estetiche - che verrebbero quindi penalizzate dai consumatori in fase d’acquisto, sebbene del tutto idonee al consumo - nella produzione di prodotti elaborati. Questo accade, ad esempio, nella preparazione dei purè surgelati, con il risultato di salvare tonnellate di patate dallo spreco. Questi comportamenti virtuosi rientrano in un complesso di strategie che le aziende del settore surgelati hanno intrapreso da anni per ridurre i consumi di energia, acqua e materiali di imballaggio, come rivelato dal Rapporto Ambientale IIAS recentemente pubblicato.
Surgelati salva spreco? Ecco perché.
L’IIAS - Istituto Italiano Alimenti Surgelati ricorda alcuni semplici motivi per i quali i prodotti sottozero svolgono un importante funzione anti-spreco:
1) Una lunga durata di conservazione.
I prodotti surgelati possono essere conservati molto più a lungo rispetto agli analoghi freschi, il che permette di utilizzarli prima che si deteriorino.
2) Un'efficiente porzionatura.
I prodotti surgelati consentono un maggior controllo nelle porzioni e nelle quantità da consumare: si usa solo ciò di cui si ha davvero bisogno, riponendo in freezer il resto di ogni prodotto.
3) Si mangia tutto ciò che si acquista.
Niente sbucciature, spinature, lavaggi… e soprattutto, pochi scarti in casa. Si consuma esattamente tutto quello che si compra e diventa più facile fare anche la raccolta differenziata dei rifiuti. Quando si acquista, ad esempio, un filetto di pesce surgelato, si mangia il 100% di ciò che si compra, lasciando alle aziende - e non nella propria cucina - spine, viscere, squame, pelle, grasso e scarti di ogni genere; così come, quando si comprano ortaggi surgelati.
4) Minori consumi di acqua ed energia.
I prodotti surgelati consentono di ridurre l’uso di acqua nelle proprie case, perché tutti gli ortaggi sono già lavati e puliti; e c’è anche un minore spreco di risorse energetiche per la cottura dei cibi, in quanto i tempi di preparazione sono nettamente più brevi.
5) Una maggiore sostenibilità (anche economica).
Oltre ad essere prodotti sostenibili e “salva-spreco”, i surgelati permettono anche un risparmio economico: infatti, non sprecando il prodotto, non si sprecano neanche i soldi spesi per acquistarlo!
[1] Dati Osservatorio Waste Watcher, Italia, 2022
[2] Dati Rapporto COOP 2023
[3] Studio realizzato dallo Swedish Institute for Food and Biotechnology (SIK) nel 2011 per conto della FAO
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