Un rider su tre in America mangia parte del cibo che consegna
Secondo un sondaggio effettuato da US FOODS, una delle più grandi società di distribuzione alimentare degli Stati Uniti, il 28% dei rider che consegnano cibo a domicilio negli USA tramite le app di food delivery più conosciute assaggiano il cibo che trasportano.
Secondo quanto riporta il Daily Mail, l'indagine ha coinvolto 1.518 americani che utilizzano regolarmente app di food delivery e 497 persone che hanno lavorato come rider. La notizia choc è che di questi ultimi un terzo ha ammesso di avere assaggiato le pietanze che stava consegnando almeno una volta, mentre solo il 21% dei clienti aveva avuto il sospetto che i rider potessero avere assaggiato una loro consegna.
In America, in media i consumatori hanno scaricato su un device 2 app di food delivery e le utilizzano 3 volte al mese.
Uber Eats è in cima alla classifica delle app di food delivery più popolari e si spendono in media 8,50 dollari (7,70€).
Quando è stato chiesto ai consumatori, durante il sondaggio, se gli piacerebbe che i ristoranti apponessero una etichetta antimanomissione sulle confezioni del cibo ordinato, l'85% ha risposto di sì.
Già alla fine del 2018 una "scoperta" simile era stata fatta in Australia, quando Zach Mander, speaker di un programma radiofonico nazionale, aveva detto durante la sua trasmissione di avere avuto l'impressione che il rider della sua ultima consegna si fosse fermato durante il tragitto per fare uno spuntino con le sue chips.
Ciò aveva scatenato gli ascoltatori e in studio erano arrivate molte telefonate di rider che ammettevano di avere assaggiato spesso le pietanze durante le consegne. Topping della pizza, brownies e churros, patatine, qualcosa da bere. E questo caso era diventato tanto eclatante che molti ristoranti avevano deciso di sigillare i pacchetti per le consegne del food delivery.
In Italia non sono state effettuate simili ricerche o sondaggi, ma forse una misura cautelativa come apporre le etichette antimanomissione alle confezioni potrebbe essere un elemento di sicurezza e tutela in più a favore dei consumatori, dei ristoratori e perché no, anche dei riders corretti e professionali che potrebbero vedersi ingiustamente accusati.
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