Un'esplosione di felicità per la proclamazione della Cucina Italiana Patrimonio Unesco

La Cucina Italiana è patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco e l'Italia si unisce nel festeggiare l'avvenimento. Ecco cosa è successo!

11 Dic 2025 - 16:32
Un'esplosione di felicità per la proclamazione della Cucina Italiana Patrimonio Unesco

NOTIZIE E DINTORNI - La cucina italiana ha ottenuto l'iscrizione alla Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell'UNESCO durante la ventesima sessione del Comitato Intergovernativo della Convenzione del 2003 a Nuova Delhi, accendendo l'orgoglio dell'Italia intera e unendo il Paese in un momento di celebrazione collettiva del proprio patrimonio gastronomico. Il riconoscimento celebra "La cucina italiana, tra sostenibilità e biodiversità culturale" come pratica quotidiana che racchiude conoscenze, rituali e gesti tramandati nel tempo.

L'entusiasmo per questo traguardo storico ha attraversato l'intero settore agroalimentare e della ristorazione, generando dichiarazioni, riflessioni e iniziative da parte di consorzi, aziende e protagonisti del mondo del food&beverage italiano.

L’Atlante Qualivita Treccani 2026 celebra l’ingresso della Cucina Italiana nel patrimonio Unesco

In occasione della proclamazione da parte dell’Unesco della Cucina Italiana come Patrimonio culturale immateriale dell’umanità, l’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani e la Fondazione Qualivita presentano l’Atlante Qualivita 2026 – edizione 25° anniversario edito da Treccani, la più esaustiva e aggiornata raccolta dell’offerta italiana di prodotti a Indicazione Geografica, che riunisce e documenta l’intero patrimonio delle produzioni agroalimentari e vitivinicole DOP, IGP, STG e delle bevande spiritose IG.

Curato da Mauro Rosati, direttore della Fondazione Qualivita, e realizzato con la collaborazione di Consorzi di tutela, istituzioni e organismi di controllo, l’Atlante Qualivita edizione Treccani 2026 illustra le denominazioni registrate, le filiere e i disciplinari e racconta storia e valore economico e culturale dei prodotti DOP e IGP, che costituiscono la base di quella che oggi viene definita la Dop economy, neologismo presente nel Vocabolario Treccani per indicare il ruolo strategico delle produzioni a Indicazione Geografica nel sistema agroalimentare italiano e il profondo legame tra prodotti, territori e comunità.

“I prodotti agroalimentari e vitivinicoli a Indicazione Geografica sono la base della Cucina Italiana: senza la loro qualità e la loro presenza sui mercati, le nostre ricette non avrebbe potuto raggiungere una diffusione culturale così ampia – ha dichiarato Mauro Rosati, Direttore Generale della Fondazione Qualivita –. Per questo la pubblicazione di questo Atlante è uno strumento essenziale per raccontare la peculiarità della nostra cultura enogastronomica compresa quella della cucina: ci ricorda che un prosciutto DOP non è un prosciutto qualsiasi, che un formaggio DOP non è un formaggio qualsiasi. Il lavoro di aggiornamento che, edizione dopo edizione, realizziamo sulle 897 schede prodotto presenti nell’opera ci consente di raccontare quell’aderenza al contesto – ai territori, alle comunità, alle regole – che ogni prodotto deve mantenere per potersi chiamare DOP o IGP”.

“Questa particolare edizione dell’Atlante, in onore del 25° anniversario della Fondazione Qualivita e del riconoscimento Unesco della cucina italiana come patrimonio culturale immateriale dell’umanità – ha dichiarato Massimo Bray, Direttore Generale dell’Istituto della Enciclopedia Italiana – offre un quadro completo e straordinario delle eccellenze enogastronomiche italiane, che rappresentano uno degli elementi di forza del nostro Paese, uno dei luoghi più amati e visitati a livello internazionale. La sempre più profonda connessione tra cultura ed enogastronomia contribuisce in modo significativo al successo del sistema Italia, capace di affrontare le sfide del presente e guardare ad un futuro più equo e sostenibile”.

Slow Food: Cucina Italiana Patrimonio Unesco valorizza biodiversità e artigianalità 

«Oggi la cucina italiana diventa Patrimonio Unesco. Un riconoscimento che, celebrando la cucina italiana, riconosce anche la straordinaria agrobiodiversità che ne è la base - commenta Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia -. Una biodiversità su cui Slow Food lavora, valorizzandola, attraverso progetti come i Presìdi e l’Arca del Gusto, da quasi 40 anni».

«Il riconoscimento va anche all'artigianalità di contadine e contadini, cuoche e cuochi che con competenza e creatività hanno reso possibili le ricette conosciute in tutto il mondo, motivo di orgoglio, che continueremo a raccontare, tutelare e valorizzare» conclude Nappini.

L'UNESCO dichiara la cucina italiana patrimonio culturale dell'umanità: una spinta anche per il nostro export agrifood

«L’industria agroalimentare italiana oggi si trova a operare in un contesto dominato da una grande incertezza, in cui i fattori di instabilità e complessità si sommano e si rafforzano tra loro. Il calo dei consumi sul mercato nazionale è compensato dalla costante crescita delle esportazioni, che hanno fatto segnare un aumento a valore del +5% nel primo semestre 2025 e che, secondo le previsioni di Nomisma, quest’anno per la prima volta supereranno i 70 miliardi di euro. Ma se la diversificazione dei mercati di destinazione rappresenta la principale strategia per creare nuove opportunità di sviluppo per l’intera filiera, va considerato che il commercio globale sta diventando meno fluido, condizionato anche dalle politiche doganali introdotte dall’Amministrazione USA. Le nostre esportazioni agroalimentari beneficiano, però, sia della presenza in molti paesi di ampie comunità di cittadini di origine italiana, che difficilmente rinunceranno a utilizzare prodotti e materie prime della nostra tradizione culinaria, sia di una diffusa rete di ristoranti italiani, che sono i primi ambasciatori del nostro food&beverage nel mondo. Alla luce di questo, risulta particolarmente importante il riconoscimento dell’Unesco alla cucina italiana patrimonio culturale dell'umanità. Il riconoscimento riguarda l'intero sistema culinario italiano, che si fonda non solo su una straordinaria varietà di prodotti apprezzati su scala globale, ma anche su un modello culturale che trova il suo fondamento nella diversità che caratterizza la nostra cucina, nel forte legame con i territori, nell’elevata sostenibilità delle nostre produzioni agricole, nella convivialità e socializzazione, nella trasmissione orale e pratica dei saperi e delle tecniche culinarie alle nuove generazioni. Oltre a rafforzare l’identità culturale dei nostri prodotti, l’iniziativa avviata presso l’UNESCO dal Ministro dell'Agricoltura Lollobrigida insieme al Ministero della Cultura potrà giocare un ruolo fondamentale anche per promuovere le nostre eccellenze e per proteggere il cibo italiano dall'italian sounding che, sfruttando la reputazione del "Made in Italy", oggi ci sottrae significative quote di mercato» - commenta Paolo De Castro, Presidente di Nomisma.

ISMEA: la cucina italiana riconosciuta Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità UNESCO

ISMEA accoglie con grande soddisfazione la decisione dell’UNESCO di iscrivere la “Cucina italiana fra sostenibilità e diversità bio-culturale” nella Lista rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale, un riconoscimento che valorizza un patrimonio vivo fatto di saperi, tradizioni, territori, filiere e convivialità.
Un risultato reso possibile grazie al sostegno del Governo e alla forza del sistema agroalimentare nazionale, insieme alla ristorazione italiana, riconosciuta internazionalmente per la sua eccellente qualità.
In questo ambito è bene ricordare che nel 2024 la ristorazione italiana ha raggiunto nel mondo un valore complessivo di 251 miliardi di euro, confermando la forza della nostra tradizione enogastronomica e la sua capacità di generare valore culturale ed economico su scala globale.
«Il riconoscimento dell’UNESCO è un traguardo storico che rende omaggio non solo ai piatti più celebri, ma al sistema di conoscenze, lavoro e identità che li rende possibili: dalle produzioni agricole e agroalimentari ai ristoratori, dai territori alle famiglie. È una conquista che appartiene a tutti e che ci chiama a una responsabilità ulteriore: tutelare la qualità, rafforzare le filiere, promuovere la sostenibilità e trasmettere alle nuove generazioni questo patrimonio unico», dichiarano Livio Proietti, Presidente ISMEA, e Sergio Marchi, Direttore Generale ISMEA.
ISMEA rivolge vive congratulazioni al Governo Meloni e al Ministro Francesco Lollobrigida per il risultato conseguito e per l’impegno che ha accompagnato il percorso della candidatura, che rafforza l’immagine dell’Italia nel mondo e dà ulteriore slancio all’intero sistema agroalimentare nazionale.

Unione Italiana Vini. Frescobaldi: "la Cucina Italiana esprime un legame indissolubile tra cibo e vino"

“Per la Cucina italiana quello a Patrimonio culturale immateriale dell’umanità Unesco è un riconoscimento ‘alla carriera’, ma con ancora lunghi secoli davanti. E il mondo del vino italiano esulta, perché è parte di essa: in tavola assieme alla Cucina italiana c’è anche il ‘suo’ vino. Condividiamo però quanto affermato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: la Cucina italiana è anche ricchezza e lavoro. E il vino contribuisce in maniera determinante anche a questi aspetti – che non sono solo immateriali –, con un saldo commerciale attivo con l’estero per circa 7,5 miliardi di euro l’anno”. È il commento del presidente di Unione italiana vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, dopo la delibera Unesco di questa mattina, che vede la Cucina italiana prima al mondo ad essere riconosciuta nella sua interezza.

“È un giorno di grande orgoglio – ha aggiunto il segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti – raggiunto anche grazie alla determinazione del Governo italiano a partire dai ministri dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida e della Cultura, Alessandro Giuli. Siamo ora pronti a trasferire questo orgoglio in tutto il mondo, anche con una campagna in grado di abbinare in un corpo unico ciò che da sempre è simbolo del saper fare italiano”.

Cia Campania. Fusco: “La nostra regione protagonista con prodotti simbolo che raccontano identità, qualità e territori”

La cucina italiana è ufficialmente parte del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità UNESCO. Un riconoscimento storico, annunciato poche ore fa a New Delhi alla presenza del Ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, con l’approvazione della candidatura: “Cucina italiana fra sostenibilità e diversità bio-culturale”.Un risultato che valorizza i principi più autentici della nostra tradizione: sostenibilità, lotta allo spreco, rispetto della biodiversità, trasmissione dei saperi culinari come elemento identitario.La Cia Agricoltori Italiani Campania esprime grande soddisfazione per questo traguardo, che conferma il ruolo centrale dell’agricoltura e dei territori nella definizione dell’identità gastronomica italiana.”Questo riconoscimento”,dichiara Carmine Fusco, Commissario regionale CIA Campania, “è anche la vittoria dei territori che ogni giorno custodiscono e rinnovano l’identità agroalimentare del nostro Paese. La Campania ha un ruolo centrale: la pizza, simbolo globale della cucina italiana, nasce dalla qualità dei nostri ingredienti, dalla mozzarella campana, dal grano campano, dal pomodoro campano, dall’olio campano, frutto del lavoro di migliaia di agricoltori che garantiscono filiere sane, sostenibili e riconoscibili. La nostra regione non offre solo prodotti, ma cultura, saperi, tradizioni ed un modello produttivo che unisce storia e innovazione”.Fusco aggiunge: “Il riconoscimento UNESCO dà forza alle nostre produzioni e rende ancora più efficace la lotta contro l’Italian Sounding. Valorizza il legame unico tra piatti, territori e comunità: ogni ricetta racconta una storia, un luogo, una tradizione. Per la Campania è una straordinaria occasione di crescita, di turismo enogastronomico e di promozione internazionale delle nostre eccellenze”.Il ministro Masaf Francesco Lollobrigida ha ricordato come questo risultato sia frutto di un lavoro lungo e condiviso, reso possibile dall’impegno delle filiere agricole, delle scuole alberghiere, dei ristoratori e da una forte azione diplomatica che ha portato la cucina italiana in tutto il mondo, valorizzandone qualità, identità e radici. Ha inoltre sottolineato che il riconoscimento UNESCO rafforzerà la tutela delle produzioni autentiche, favorirà la crescita economica e contribuirà allo sviluppo del turismo legato all’enogastronomia. Fusco dal canto suo conclude: “come CIA Agricoltori Italiani Campania continueremo a difendere e a promuovere le nostre eccellenze. Dietro ogni piatto della tradizione c’è il lavoro quotidiano delle imprese agricole, delle famiglie e delle comunità che fanno grande la nostra regione. Oggi l’UNESCO conferma che questo patrimonio appartiene non solo all’Italia, ma all’intera umanità e noi né siamo fieri ed orgogliosi”.

Federvini: “Traguardo storico: vini, spiriti e aceti sono l’anima della convivialità”

È una giornata storica per l'agroalimentare e per l'intera cultura nazionale. Da oggi la Cucina Italiana è iscritta nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO. La decisione, attesa e sperata, sancisce a livello mondiale il valore universale di un "saper fare" unico che unisce biodiversità, storia e consuetudini sociali.

“Accogliamo questa notizia con immensa soddisfazione e orgoglio. Vini, spiriti e aceti sono da sempre parte integrante e indissolubile della cucina italiana, elementi fondanti di quel rito della convivialità che il mondo ci invidia e oggi celebra. Questo riconoscimento non premia solo i piatti, ma l'intera cultura della tavola, dove le nostre eccellenze enologiche, i distillati, gli amari, i liquori della tradizione e gli aceti giocano un ruolo da protagonisti nel definire l'identità gastronomica nazionale. È la vittoria di una filiera che ha saputo custodire la tradizione guardando al futuro” commenta il Presidente di Federvini Giacomo Ponti. “Un sentito ringraziamento va alle Istituzioni, a partire dal Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, e a tutti i soggetti che si sono adoperati con impegno per il successo di questa candidatura”.

Celebrando l'ufficialità del riconoscimento, Federvini sottolinea come questo traguardo non celebri soltanto le ricette, ma un vero e proprio patrimonio collettivo che identifica l'Italia nel mondo. La cucina italiana viene premiata nella sua interezza come espressione autentica dell’identità culturale, capace di trasmettere valori di condivisione e sostenibilità. In questo contesto, il ruolo dei vini, degli spiriti e degli aceti emerge come pilastro fondamentale e di eccellenza della candidatura vincente. Non esiste, infatti, cultura della tavola italiana che possa prescindere dall'abbinamento sapiente con i frutti della nostra plurisecolare tradizione vitivinicola, distillatoria, liquoristica e acetiera.

Con l'iscrizione nella Lista UNESCO, si aprono ora nuove prospettive per la valorizzazione del Made in Italy e per il turismo enogastronomico, settori in cui Federvini continuerà a impegnarsi in prima linea per garantire che la qualità e la storia dei prodotti italiani siano tutelate e promosse in ogni angolo del globo.

Copagri. Battista: "la nostra cucina affonda le sue radici nel lavoro quotidiano dei produttori agricoli"

Con l’atteso riconoscimento Unesco la cucina italiana diventa la prima al mondo a essere dichiarata Patrimonio dell’Umanità nel suo insieme, a riconoscimento della grande ricchezza immateriale che questa rappresenta in termini di cultura, territorio, storia e distintività, oltre che ovviamente di gastronomia, andando di fatto a confermare la centralità del settore primario nel custodire e tramandare i saperi legati alla nostra identità”. Lo afferma il presidente della Copagri Tommaso Battista, esprimendo la soddisfazione dell’intera struttura della Confederazione Produttori Agricoli in riferimento a un importante riconoscimento che va a premiare, di riflesso, tutto il Primario nazionale.

“Non bisogna mai dimenticare - prosegue Battista - che la cucina italiana, intesa non come un mero elenco di ricette, ma come un vero e proprio rito sociale, culturale e identitario del Belpaese, affonda le sue radici nel lavoro quotidiano dei produttori agricoli, che contribuiscono in maniera esemplare a tenere alta l’immagine del Made in Italy nel mondo, fornendo un apporto insostituibile alla sicurezza alimentare e alla tenuta socioeconomia di tutto il Paese, di cui custodiscono il territorio, l’ambiente e la biodiversità”.

“In tal senso, riconoscere l’eccellenza del nostro patrimonio culinario, da intendersi quale ‘insieme di pratiche, rituali e gesti culturalmente radicati’, significa promuovere la grande qualità dei prodotti agroalimentari italiani, tutelandone l’identità culturale e favorendo l’economia locale, con il fine ultimo di offrire ai consumatori un’esperienza autentica e consapevole”, rimarca il presidente della Copagri, secondo cui “tale riconoscimento raccoglie e amplia l’eredità della dieta mediterranea, a sua volta riconosciuta quale patrimonio immateriale dell’umanità nell’ormai lontano 2010”.

Valorizzando la cucina italiana, infatti, che come noto si fonda sulla genuinità delle materie prime, nonché sulla distintività e sulla sostenibilità delle produzioni, si sostengono concretamente le materie prime italiane, così come le Indicazioni Geografiche del Belpaese e tutto il comparto agroalimentare, che può vantare un bagaglio di eccellenze enogastronomiche e di tipicità locali pressoché infinito”, conclude Battista, ringraziando il Masaf per il grande lavoro che ha portato al riconoscimento.

Federdoc: “Un riconoscimento che valorizza l’identità nazionale e il ruolo delle Denominazioni d’Origine nella cultura italiana”

Federdoc accoglie con grande soddisfazione la decisione dell’UNESCO di iscrivere la Cucina Italiana nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. E’ un risultato di eccezionale rilievo per il nostro Paese, un riconoscimento che sottolinea la ricchezza di un sistema culturale unico al mondo, fondato su tradizioni, territori, saperi condivisi e una relazione millenaria con l’agricoltura.

Il prestigioso riconoscimento valorizza l’intera filiera agroalimentare italiana e, vogliamo ricordare anche il contributo del vino a Denominazione d’Origine, parte integrante e inscindibile della nostra identità gastronomica. Le Indicazioni Geografiche custodiscono da decenni la memoria dei territori, il lavoro delle comunità locali e un patrimonio di competenze che rende la cucina italiana un unicum culturale.

Federdoc esprime il proprio apprezzamento per l’impegno profuso dal Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, che ha sostenuto con determinazione la candidatura, contribuendo in modo decisivo al raggiungimento di questo risultato storico.

La decisione dell’UNESCO – dichiara il Presidente di Federdoc, Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi - sancisce ufficialmente ciò che l’Italia e il mondo riconoscono da sempre: la cucina italiana è un patrimonio culturale che racchiude storia, tradizione e identità. I vini a Denominazione d’Origine ne rappresentano una componente fondamentale, perché sono espressione autentica dei territori e della loro capacità di conservare e innovare. Desideriamo ringraziare il Ministro Lollobrigida per il sostegno e la visione che hanno accompagnato questo percorso, rafforzando il ruolo del nostro Paese nella tutela e valorizzazione delle sue eccellenze.”

Federdoc sottolinea che tale titolo comporta anche una responsabilità: proseguire con rinnovato impegno nella protezione e promozione delle Denominazioni d’Origine, presidio di qualità, tracciabilità, cultura e sostenibilità.

Federalimentare: Cucina italiana prima al mondo Patrimonio Unesco, premiate qualità e cultura nostre produzioni

Federalimentare accoglie con orgoglio e soddisfazione la proclamazione della Cucina Italiana come Patrimonio Immateriale dell'Unesco”. Lo scrive in una nota stampa il Presidente della Federazione, Paolo Mascarino, secondo il quale “il prestigioso riconoscimento premia la qualità e l’immenso valore culturale della nostra produzione enogastronomica”.

“È la prima volta che alla cucina di una singola nazione viene assegnato questo status”, osserva Mascarino. “L’Unesco ha quindi riconosciuto l’unicità del modello italiano, capace di coniugare il gusto e la varietà delle ricette a valori sociali come la convivialità e la condivisione della nostra storia millenaria”.

Il Presidente di Federalimentare sottolinea la straordinaria ricchezza di piatti della nostra cucina, dove “la perfetta combinazione degli ingredienti va a integrarsi con una vasta varietà di tecniche di cottura”. “Questa peculiarità dei nostri cuochi - evidenzia - si associa all’abilità dei nostri imprenditori di saper creare prodotti ineguagliabili, che mantengono la loro unicità malgrado i più disparati tentativi di imitazione”.

“Nel celebrare questo grande risultato, che rafforza il prestigio del made in Italy agroalimentare”, conclude Mascarino, “desidero ringraziare le nostre istituzioni, a partire dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che si è spesa personalmente per il raggiungimento di questo traguardo, e dai Ministri Alessandro Giuli, Francesco Lollobrigida e Antonio Tajani, che hanno seguito passo passo l’andamento del dossier presso l’agenzia dell’ONU”.

Federbio: un riconoscimento che premia l’agrobiodiversità

La cucina italiana è ufficialmente Patrimonio Immateriale dell'Umanità UNESCO. Un successo che FederBio accoglie con grande soddisfazione, perché celebra non solo un modello alimentare d'eccellenza basato sul rispetto degli ingredienti, ma soprattutto un intero modo di intendere il cibo che parte dal lavoro degli agricoltori nella tutela della terra e delle varietà colturali. Vengono così valorizzati la trasmissione di sapori e saperi che tiene unite comunità e generazioni, e il legame profondo con i territori che rende unico il nostro modello alimentare.

Un traguardo importante per l'Italia che riconosce la ricca biodiversità dei territori italiani, l’impegno quotidiano degli agricoltori, nonché quella maestria artigianale fatta di competenza e creatività da cui sono nate le ricette divenute simbolo dell'eccellenza italiana nel mondo.

“Dietro questo riconoscimento c'è l'agrobiodiversità, ci sono tradizioni agricole che proteggono le varietà locali, l’identità dei territori e il legame profondo con la terra, valori che sono riferimento strategico anche per l’approccio agroecologico e le produzioni bio. È da qui che nasce quella cucina stagionale, autentica e sostenibile tanto apprezzata in tutto il mondo – sottolinea Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio -. Si tratta di un patrimonio culturale che affonda le radici nella terra, perché è prima ancora un patrimonio agricolo, di cura e di relazioni. La cucina italiana è il risultato di un sistema produttivo che ha saputo difendere nel tempo la ricchezza dei territori, valorizzando filiere etiche rispettose dell'ambiente e delle persone. È il merito di generazioni di agricoltori che hanno custodito semi autoctoni, preservato tecniche naturali e tramandato di padre in figlio conoscenze antiche. La cultura del buon cibo nasce da una terra sana, coltivata con pratiche che rispettano i cicli naturali, preservano la fertilità del suolo e tutelano i servizi ecosistemici”.

Soddisfazione di ASSICA, IVSI, SALUMITALIA: un vantaggio per tutte le filiere agroalimentari

Il riconoscimento della cucina italiana come Patrimonio immateriale dell’Umanità dall’Unesco è un passaggio storico che valorizza non solo la nostra cultura gastronomica, ma anche le filiere che da sempre ne rappresentano il fulcro, a partire da quella della carne suina e dei salumi” dichiara Davide Calderone, Direttore di ASSICA (Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi), commentando il riconoscimento della Cucina Italiana come Patrimonio dell’Umanità.

Il comparto dei salumi italiani continua a essere un punto di forza dell’agroalimentare italiano, anche se oggi si trova a dover affrontare un contesto complesso. Nei primi otto mesi del 2025 (gennaio-agosto) l’export complessivo di salumi italiani ha registrato una crescita di circa il 6% in valore rispetto allo stesso periodo del 2024”.

Anche Cristiano Costantino Loddo, Direttore di Salumitalia - Consorzi Indicazione Geografica commenta positivamente la notizia, ricordando che “il nostro comparto rappresenta un’eccellenza riconosciuta a livello internazionale, con 44 salumi tutelati (21 DOP e 23 IGP), il numero più alto in Europa. Un primato che testimonia la solidità di un sistema produttivo radicato nei territori e fondato su tecniche tradizionali, qualità, sicurezza e continua innovazione. La cultura dei salumi e della carne suina è parte integrante dell’identità alimentare italiana e contribuisce in modo determinante al valore del Made in Italy nel mondo”.

Monica Malavasi, Direttrice di IVSI (Istituto Valorizzazione Salumi Italiani) sottolinea invece il ruolo centrale della cucina italiana e degli chef nel far conoscere il nostro patrimonio enogastronomico all’estero: “questo importante risultato rafforza anche il lavoro che l’Istituto Valorizzazione Salumi Italiani svolge da oltre quarant’anni nella promozione dei salumi nel mondo. Il nostro impegno nella divulgazione, nella formazione e nella valorizzazione della tradizione italiana ha contribuito a costruire un ponte culturale e gastronomico tra l’Italia e i mercati internazionali. Con questa prospettiva guardiamo con entusiasmo alle prossime iniziative, a partire dalla partecipazione negli Stati Uniti, di IVSI al Winter Fancy Faire di San Diego, dall’11 al 13 gennaio 2026, un appuntamento importante per portare, ancora una volta, l’eccellenza dei salumi italiani al centro dell’attenzione internazionale” conclude Malavasi.

Consorzio Grana Padano. Zaghini: un tributo alla cultura del cibo che unisce le famiglie, i territori e le comunità

La decisione ufficiale assunta oggi dal Comitato UNESCO riunito a New Delhi sancisce l’ingresso della cucina italiana nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Un risultato storico che valorizza non un semplice insieme di ricette, ma un sistema vivente di conoscenze, pratiche quotidiane, ritualità familiari e comunitarie, pluralità territoriali e capacità di trasmettere saperi attraverso le generazioni.

Il Consorzio tutela del Grana Padano, il formaggio DOP più consumato al mondo, accoglie questo riconoscimento con orgoglio profondo e con la consapevolezza del significato culturale che esso porta con sé. La cucina italiana è infatti un luogo identitario, dove le tradizioni si intrecciano alla creatività, dove ogni gesto — dalla scelta degli ingredienti alla preparazione dei piatti — racconta un rapporto autentico con il territorio e con la propria storia.

In questo quadro, il Grana Padano rappresenta uno dei simboli più longevi e riconoscibili della nostra tradizione gastronomica. Nato secoli fa come espressione della sapienza dei monaci dei territori padani, tramandato con rigore e passione da generazioni di casari, il Grana Padano testimonia ancora oggi il valore del sapere artigianale, della cura delle comunità rurali e della responsabilità verso l’ambiente e la biodiversità.

Questo riconoscimento celebra anche la nostra identità e il valore delle tradizioni — dichiara Presidente del Consorzio, Renato ZaghiniÈ un tributo alla cultura del cibo che unisce le famiglie, i territori e le comunità. Un patrimonio che non appartiene solo all’Italia e alle eccellenze enogastronomiche che la contraddistinguono, ma che parla al mondo intero attraverso il linguaggio universale della convivialità”.

Il Consorzio oggi ribadisce anche il proprio impegno nel custodire e valorizzare questo patrimonio immateriale, contribuendo a mantenerlo vivo e significativo anche per le generazioni future. Il riconoscimento UNESCO non segna una conclusione, ma l’inizio di una fase nuova: una responsabilità condivisa nel preservare ciò che rende la cucina italiana un modello unico di cultura alimentare, umanità e memoria collettiva.

Asiago DOP: eccellenza nel patrimonio Unesco della cucina italiana

Il Consorzio Tutela Formaggio Asiago accoglie con soddisfazione l’iscrizione della cucina italiana nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell'UNESCO e plaude all’azione del Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste. Il risultato valorizza una storia culinaria alla quale la denominazione contribuisce con un sistema produttivo che da secoli custodisce saperi, territorio e identità.

Il formaggio Asiago, filiera produttiva di circa 1.000 aziende di allevamento, tra le prime quindici DOP italiane per valore economico secondo il Rapporto ISMEA-QUALIVITA 2025, rappresenta una delle eccellenze che meglio incarnano i principi ispiratori del riconoscimento UNESCO: legame inscindibile con la zona d’origine, conoscenze tramandate di generazione in generazione, qualità che nasce dalla tutela della biodiversità e promuove socialità e abitudini alimentari consapevoli.

"L'Asiago DOP porta nei mercati internazionali non solo un prodotto d'eccellenza, ma la cultura e i valori di un intero territorio. - afferma Fiorenzo Rigoni, Presidente del Consorzio Tutela Formaggio Asiago. - Il riconoscimento conferma il ruolo di filiere come la nostra e del patrimonio che le aziende produttrici della specialità veneto-trentina custodiscono quotidianamente".

Il formaggio Asiago accompagna tutte le espressioni della gastronomia italiana: dalle ricette regionali tradizionali alle interpretazioni dell’alta ristorazione contemporanea. Nelle famiglie attraversa le generazioni con preparazioni iconiche come i risotti mantecati, le paste ripiene, gli gnocchi al forno. Nelle cucine stellate diventa ingrediente per creazioni innovative, sviluppate in collaborazione con l’Associazione JRE Italia, dove gli chef ne esaltano la varietà aromatica e le diverse stagionature.

La versatilità del formaggio Asiago attraversa tecniche e temperature, rendendolo ingrediente d’eccellenza per chef e ristoratori: grattugiato, fuso, mantecato o servito in purezza. Dall’Asiago Fresco, dolce e morbido, perfetto per esaltare delicatezza e cremosità, all'Asiago Stagionato, con note intense che conferiscono carattere e persistenza ai piatti. Una specialità casearia che sa parlare la lingua della tradizione e  dell'innovazione portando il gusto italiano nei ristoranti di tutto il mondo.

Il Consorzio Tutela Formaggio Asiago conferma il proprio impegno nel garantire gli standard qualitativi che hanno reso l'Asiago DOP un'eccellenza riconosciuta internazionalmente, contribuendo affinché la cucina italiana – ora Patrimonio Immateriale dell'Umanità – continui a essere rappresentata da prodotti autentici, legati al territorio e alle tradizioni produttive.

L’Arancia Rossa di Sicilia IGP

“Accogliamo con grande entusiasmo la notizia che la Cucina Italiana è finalmente riconosciuta come patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO. È un risultato storico che rende giustizia a generazioni di agricoltori che, ogni giorno contribuiscono al mantenimento della ruralità e quindi dei più grandi paesaggi italiani, oltre che alla conservazione e crescita di economie locali fondamentali anche per portare il nome dell’Italia nel mondo”. È il pensiero di Gerardo Diana, presidente del Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia IGP, alla notizia del riconoscimento della Cucina Italiana come Patrimonio Unesco.

“La Cucina Italiana si basa su materie prime eccellenti che sono legate indissolubilmente alla terra, alle stagioni e alla cultura dei nostri territori. Penso in particolare alla Sicilia, non a caso nominata Regione Europea della Gastronomia per il 2025 (prima regione italiana a ottenere questo riconoscimento), che oggi si afferma al centro della scena internazionale proprio grazie alla sua identità agricola e gastronomica, all’innovazione in agricoltura e a un impegno concreto per la sostenibilità. L’Arancia Rossa di Sicilia IGP è un esempio straordinario di come la biodiversità, la sapienza degli agricoltori e la loro passione possano diventare un simbolo di eccellenza riconosciuto in tutto il mondo”, prosegue il presidente del Consorzio Diana.

«Il riconoscimento UNESCO rappresenta una straordinaria occasione per tutto il comparto agroalimentare italiano e siciliano in particolare – continua Gerardo Diana – siamo convinti che ora più che mai sia il momento di investire nelle nostre radici, di innovare senza dimenticare la tradizione e di raccontare al mondo che la cucina italiana è, prima di tutto, cultura, identità e orgoglio nazionale e per questo dobbiamo ringraziare il Ministro dell’agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, per aver allineato tutte le realtà e anche il lavoro di Origin Italia che in questi anni è andato nella direzione di raccontare le eccellenze agroalimentari all’unisono e che proprio la scorsa settimana insieme a Fondazione Qualivita, a Siena, ha consegnato al Commissario Europeo all’agricoltura, Christophe Hansen, un Memorandum di otto punti da inserire nell’Action Plan”.

Nel 2025 l’ è al terzo posto per valore e produzione tra i prodotti ortofrutticoli italiani a marchio IG secondo i dati dell’ultimo rapporto Ismea-Qualivita (nel 2023 era al quinto). La produzione certificata IGP è infatti cresciuta dell’8,4%, e arrivando a un valore di circa 20 milioni di euro (+11,8% rispetto al 2023). Il Consorzio, che ha chiuso l’esercizio 2024 positivamente, rappresenta più di 500 aziende agricole, oltre cento altre aziende autorizzate all’utilizzo del marchio d’origine. Ottanta i centri di confezionamento dislocati nel territorio della Indicazione Geografica e oltre 300 le etichette autorizzate. Un territorio che comprende 32 comuni dislocati nella provincia di Catania, Siracusa ed Enna.

Il plauso del Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena IGP

Il Consorzio Tutela Aceto Balsamico di Modena IGP esprime profonda soddisfazione per il riconoscimento della Cucina Italiana come Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO, un traguardo che valorizza l’intero sistema agroalimentare nazionale e le filiere che custodiscono saperi antichi, competenze produttive e identità territoriali.

“Si tratta di una grande notizia per il nostro Paese: l’Unesco riconosce uno dei valori più cari agli italiani, un aspetto culturale che ci distingue e ci accompagna fin dalla nascita, che caratterizza il nostro stile di vita, e lo rende unico e diverso da quello di qualunque altro Paese – dichiara il Presidente del Consorzio, Cesare Mazzetti - Siamo certi che questo riconoscimento gioverà in modo decisivo a dare ancora più diffusione alla conoscenza delle nostre produzioni a Indicazione Geografica. Ma è ancor più importante per noi, perché da alcuni anni insieme al Consorzio dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena e ad altre associazioni territoriali sosteniamo con forza la candidatura a patrimonio immateriale Unesco della “Tradizione del Balsamico tra socialità, arte del saper fare e cultura popolare di Modena e Reggio Emilia”, un valore fortemente radicato nel nostro territorio e legato a innumerevoli produzioni, soprattutto familiari, a tradizioni che si perpetuano nei secoli e che permeano le relazioni personali, l’arte e persino l’architettura locali”.

“La Cucina Italiana è servita - conclude il Presidente Mazzetti - serve e servirà sempre più non solo per il magnetismo che esercita sui flussi turistici, ma anche per gli aspetti legati alla salute e al benessere psicofisico di chi ne fruisce. Il riconoscimento premia tutti gli attori che partecipano alla creazione della Cucina Italiana, dagli agricoltori ai trasformatori, alle massaie e agli chef: una parte di primo piano è certamente rivestita dagli ingredienti, e ancor più dalle produzioni agroalimentari a Indicazione Geografica, delle quali l’Aceto Balsamico di Modena si pone tra gli ambasciatori nel mondo con un export superiore al 90%. Siamo certi che questo riconoscimento gioverà in modo decisivo a dare ancora più diffusione alla conoscenza e al consumo di questo fantastico prodotto”.

Il riconoscimento è stato annunciato questa mattina dal Ministro Lollobrigida, a deliberarlo, all'unanimità, è stato il Comitato intergovernativo dell'Unesco, che si è riunito a Nuova Delhi, in India. Secondo la decisione, la Cucina Italiana è una "miscela culturale e sociale di tradizioni culinarie", "un modo per prendersi cura di se stessi e degli altri, esprimere amore e riscoprire le proprie radici culturali, offrendo alle comunità uno sbocco per condividere la loro storia e descrivere il mondo che li circonda".
Si tratta di un risultato che premia la tradizione, la qualità delle materie prime e il lavoro quotidiano di migliaia di produttori che, in tutta Italia, mantengono vivo un patrimonio culturale unico al mondo. Un riconoscimento fondamentale che conferma la forza del modello italiano delle Indicazioni Geografiche e del legame inscindibile tra territorio, comunità e prodotti simbolo della nostra gastronomia.

L’Aceto Balsamico di Modena IGP è una delle denominazioni simbolo dell’agroalimentare italiano, con una produzione annua di quasi 100 milioni di litri e una vocazione internazionale che non ha eguali: il 93% del prodotto viene esportato, raggiungendo oltre 130 Paesi e contribuendo in modo determinante alla reputazione globale del Made in Italy.

Consorzio del Prosciutto di Parma: il commento del presidente Alessandro Utini

«La nomina UNESCO della Cucina Italiana a Patrimonio culturale immateriale dell’umanità è un risultato che ci riempie di soddisfazione e che, soprattutto, ci rende oltremodo orgogliosi e fieri della nostra tradizione gastronomica. 

Le nostre specialità e i piatti iconici conosciuti in tutto il mondo sono tasselli unici e preziosi di quel mosaico sfaccettato e multiforme che costituisce la nostra cucina, così come carichi di valore sono i momenti di condivisione e convivialità che trascorriamo intorno a una tavola apparecchiata e che rappresentano un aspetto imprescindibile della nostra cultura, non soltanto alimentare. 

Ad essere riconosciuta è la capacità della cucina italiana di essere depositaria della nostra identità, racchiudendo un patrimonio con radici profonde, una storia ineguagliabile e un futuro fatto di sfide e opportunità che potranno essere raccolte, ora, con ancor più determinazione. 

Questo risultato diventa un impegno che tutti insieme dobbiamo portare avanti per valorizzare e diffondere la cultura gastronomica del nostro Paese e il modo unico che abbiamo di vivere il cibo, tutelando la nostra identità senza mai rinunciare allo scambio e al confronto. 

Il nostro ringraziamento profondo va a chi ha sostenuto la candidatura con inesauribile impegno e convinzione, a partire dal Ministro dell’Agricoltura della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, e dal Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, insieme a tutti i soggetti che in questi anni si sono spesi per giungere a questo grande traguardo

Alessandro Squeri (DG Steriltom): “Cucina italiana in cima al mondo. Vince il Paese”

La cucina italiana, la prima ad essere riconosciuta nella sua totalità patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco, è il riconoscimento più alto che le nostre tradizioni, le nostre terre e le nostre filiere agroalimentari potessero ricevere”. Lo dichiara Alessandro Squeri, Direttore Generale di Steriltom azienda leader nella produzione di polpa di pomodoro a livello europeo per il settore Food Service e Industriale. 

Oggi - prosegue - viene premiata a livello internazionale la nostra innata capacità di produrre alimenti di assoluta eccellenza, ricercati all’estero e fortemente identificativi del nostro made in Italy. Vince il sistema Paese, l’Italia e tutto il settore che, in sinergia con il Governo, con i ministri Tajani, Lollobrigida e Giuli, hanno permesso alla cucina italiana di giungere a questo straordinario riconoscimento che ci fa progredire e che ci porta sulla cima al mondo”, conclude Squeri. 

Alessia Zucchi: "Riconoscimento che entusiasma e responsabilizza"

«La proclamazione della Cucina Italiana come Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità UNESCO è un'emozione profonda e un riconoscimento che parla al cuore di tutti noi. È la conferma che la nostra tradizione culinaria - fatta di territori diversi, ingredienti eccellenti e un modo unico di stare insieme - rappresenta un patrimonio ammirato in tutto il mondo. La ristorazione italiana, ad esempio, oggi vale 251 miliardi di euro e rappresenta il 19% del mercato globale, fatto che dimostra quanto la cucina italiana sia non solo un simbolo identitario, ma una forza viva capace di creare valore, cultura e benessere. Anche per noi di Oleificio Zucchi, che nel 2025 celebriamo 215 anni di storia, questo riconoscimento ha un significato profondo: l'olio è cuore pulsante della nostra cucina, il filo che lega gusto, salute, radici. Sentiamo la responsabilità e l'orgoglio di contribuire, con il nostro lavoro quotidiano, a questo straordinario racconto di bellezza, sostenibilità e autenticità. Continueremo a farlo con passione, custodendo i princìpi che ci hanno accompagnato dal 1810 e costruendo insieme il futuro agroalimentare del Paese». Lo ha dichiarato Alessia Zucchi, Ad e Presidente di Oleificio Zucchi SpA.

Sandro Bottega: "Riconoscimento formidabile traino per vini e prosecco"

Sandro Bottega, Ad di Bottega Spa, commenta così il riconoscimento dell’Unesco al cibo italiano come patrimonio culturale immateriale dell’umanità: “Ottime notizie da New Delhi per tutta la cucina italiana che il Comitato intergovernativo dell'Unesco ha riconosciuto come espressione della cultura e dello stile di vita del nostro Paese. Anche in questo percorso appena concluso, la nostra cucina ha trovato nel vino un insostituibile alleato. Infatti i diversi vini della penisola, se assaporati con moderazione, in abbinamento con i molteplici piatti della tradizione, appagano il palato e rendono il tempo trascorso a tavola un’esperienza memorabile. Sono certo che questo meritatissimo riconoscimento rappresenterà un importante supporto sostanziale e di immagine per il Prosecco e per il mondo del vino italiano”, ha dichiarato l’imprenditore veneto del prosecco Sandro Bottega.

Fondazione Casa Artusi annuncia la nascita dell'Osservatorio Internazionale sulla cucina e il buon gusto italiano

La cucina italiana è stata iscritta nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO con l’elemento denominato “Italian cooking, between sustainability and biocultural diversity” (“La cucina italiana tra sostenibilità e diversità bioculturale”). La decisione è stata assunta nel corso della XX sessione del Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, riunito a New Delhi (India) il 10 dicembre 2025.

La candidatura è stata promossa dal Governo italiano – attraverso il Ministero della Cultura e il Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste – su impulso di tre comunità proponenti: Fondazione Casa Artusi di Forlimpopoli, Accademia Italiana della Cucina e la rivista “La Cucina Italiana”.

"Il riconoscimento Unesco alla Cucina Italiana Patrimonio immateriale dell'umanità - dichiara Andrea Segrè, Presidente di Casa Artusi - è meritato. Da Pellegrino Artusi, il padre della cucina italiana moderna, questo patrimonio si è arricchito in biodiversità culturale e sostenibilità. Adesso però dobbiamo mantenerlo e per questo la Fondazione Casa Artusi annuncia proprio oggi la nascita dell’Osservatorio internazionale sulla cucina e il buon gusto italiano, istituito per monitorare e valorizzare al massimo questo patrimonio. Attraverso indagini, ricerche e rapporti, l’Osservatorio sarà strumento e opportunità concreta per comunicare in chiave nazionale ma anche internazionale i valori identitari della cucina italiana - gusto, salubrità, sostenibilità - così come per riflettere sulle sfide del nostro tempo intorno alla produzione e fruizione del cibo: dall'efficienza delle risorse al cambiamento dei modelli di consumo, ai valori etici e sociali legati alla tradizione alimentare mediterranea".

Il ruolo centrale di Casa Artusi
Fin dall’avvio del percorso, Casa Artusi è stata riconosciuta come uno dei motori della candidatura: la Fondazione, dedicata alla figura di Pellegrino Artusi, ha contribuito in modo determinante alla stesura del dossier per mano di Massimo Montanari, al coinvolgimento delle comunità della cucina di casa e alla messa a disposizione delle proprie esperienze didattiche e di ricerca sulla cucina domestica italiana.

Cosa significa essere patrimonio culturale immateriale UNESCO
Secondo la Convenzione UNESCO del 2003, per patrimonio culturale immateriale si intendono le pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze, saper fare che le comunità riconoscono come parte del proprio patrimonio.

Il dossier: cucina di casa, sostenibilità e diversità bioculturale
Il dossier presentato descrive la cucina italiana come un mosaico di tradizioni: un sistema di pratiche sociali, rituali e saperi che intrecciano biodiversità agricola, prodotti tipici, artigianato alimentare, mercati rionali, ricettari familiari e convivialità.

Un iter iniziato nel 2020
Il percorso è iniziato nel 2020 e ha richiesto oltre cinque anni di lavoro. Nel marzo 2023 il Governo italiano ha presentato ufficialmente la candidatura. Il 10 novembre 2025 l’organo di valutazione UNESCO ha espresso parere favorevole che ha portato alla decisione adottata il 10 dicembre 2025 dal Comitato Intergovernativo.

Le altre cucine già riconosciute dall’UNESCO
Tra le principali tradizioni gastronomiche già iscritte: la cucina tradizionale messicana (2010), il “pasto gastronomico dei francesi” (2010), il Washoku giapponese (2013) e la Dieta Mediterranea (dal 2010).

L’impegno futuro di Casa Artusi
Per Casa Artusi il riconoscimento rappresenta una responsabilità e un’opportunità per intensificare programmi di educazione alimentare, formazione, ricerca, documentazione e sviluppo di progetti di cooperazione nazionale e internazionale.

Giacomo e Laura Ponti: "Un trionfo del gusto italiano, dove la sapienza acetiera e conserviera è firma d'autore”

Un sigillo universale sul valore inestimabile della cultura italiana. La Cucina Italiana entra ufficialmente nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità UNESCO. Questo non è solo un riconoscimento delle ricette, ma un tributo alla forza collettiva di tradizioni che abbracciano storia, cultura e un modo unico di trasformare la materia prima in convivialità. Per Ponti, che da oltre due secoli custodisce l’arte di produrre aceti e condimenti, questa iscrizione rappresenta la consacrazione di un “saper fare” diffuso, fatto di gesti lenti e di un equilibrio di sapori che rendono la cucina italiana inconfondibile.

Se la cucina italiana è una sinfonia, ogni ingrediente gioca un ruolo fondamentale, creando un’armonia perfetta che ha attraversato i secoli. Tra questi, l’aceto rappresenta una delle note più riconoscibili, ma è solo uno degli elementi che compongono il ricco panorama gastronomico italiano.

Apprendiamo questa notizia con la piena consapevolezza di chi, da nove generazioni, crede che il vero segreto del gusto italiano risieda nel tempo” commentano il Presidente Giacomo Ponti e la Vicepresidente Lara Ponti. “L’UNESCO oggi non tutela semplicemente un elenco di piatti, ma lo spirito e il portato di esperienze legate alla preparazione e alla condivisione. Per noi di Ponti, questo sigillo valorizza l’invisibile: la pazienza necessaria per un invecchiamento in botte, la cura della biodiversità nelle vigne, negli orti dove coltiviamo le nostre verdure, e l’arte che trasforma la materia prima in prodotti di eccellenza. L’Aceto Balsamico di Modena IGP o un aceto di vino di qualità sono espressioni di un’identità che abbiamo il dovere di tramandare, ma insieme a molti altri prodotti che raccontano la nostra storia.”

Questo riconoscimento non è un punto di arrivo, ma ci affida una nuova responsabilità,” concludono Giacomo e Lara Ponti. “Significa impegnarsi ancora di più affinché la cultura della tavola italiana rimanga autentica, genuina, sostenibile e accessibile. Continueremo a lavorare affinché ogni nostro prodotto racconti al mondo perché la cucina italiana è, e resterà sempre, patrimonio di tutti.”

Lopa: un volano per la valorizzazione delle risorse Nazionali della Campania

La decisione dell’Unesco di inserire la Cucina Italiana tra i Patrimoni dell’Umanità segna una giornata straordinaria per il nostro Paese e conferma la potenza culturale di una tradizione che, da secoli, unisce comunità, territori e generazioni. Questo risultato è il frutto di un lavoro armonioso e di una visione chiara portata avanti con determinazione dal ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, del ministro della cultura Alessandro Giuli e dall’intero governo Meloni che hanno creduto con forza in una candidatura capace di raccontare al mondo la ricchezza della nostra storia gastronomica e il valore delle nostre filiere. È un riconoscimento che celebra l’ingegno italiano, la nostra capacità di trasformare ingredienti semplici in un linguaggio universale fatto di sapori, identità e creatività.
Oggi è un giorno di festa per le famiglie che custodiscono saperi antichi, per gli agricoltori che curano la terra con dedizione, per le imprese e gli artigiani che ogni giorno mantengono viva la qualità italiana, per i ristoratori che rappresentano il nostro Paese in ogni angolo del mondo. Il riconoscimento Unesco non è solo motivo di orgoglio, è una straordinaria opportunità per rafforzare il valore del Made in Italy, tutelare le nostre produzioni dalle imitazioni e generare nuove occasioni di crescita e sviluppo per i territori. L’Italia, grazie al governo Meloni, dimostra ancora una volta che quando investe sulle proprie radici e sulla propria identità può aprire nuove strade, creare lavoro e valorizzare ciò che la rende unica nel panorama globale”. È quanto dichiara Marco Cerreto, deputato e capogruppo in Commissione Agricoltura durante i lavori d’Aula della Camera dei deputati.

La Cucina Italiana ha visto il suo trionfo dopo che l’apposito Comitato dell’Unesco l’ha proclamata Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Eravamo concentratissimi e pronti agli scongiuri di rito, ma è andato tutto bene. Un successo grazie anche ai produttori campani di Pasta,Olio e Pomodoro, trinomio basilare per la più, ormai mondiale, famosa dieta. Sarà importante, promuovere iniziative di concertazione, filiera e promozione, coinvolgendo tutti gli attori del nostro sistema Agroalimentare, insieme, anche gli operatori della ristorazione di qualità, perché il riconoscimento dell’Unesco deve rappresentare un volano per la valorizzazione delle risorse della Nazione, non solo con i prodotti agroalimentari, ma anche in termini di sostenibilità economica e culturale fortemente Identitario. La Cucina Italiana è caratterizzata da un modello nutrizionale rimasto costante nel tempo e nello spazio, costituito principalmente, e da sempre in rispetto delle tradizioni di ogni comunità. Tuttavia, la Cucina Italiana è più che un semplice menù alimentare. Essa promuove l’interazione sociale, poiché il pasto in comune è alla base dei costumi sociali e delle festività condivise da una data comunità, e ha dato luogo a un notevole corpus di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende. La Cucina Italiana, si fonda nel rispetto per il territorio e la biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all’agricoltura nelle comunità del Mediterraneo. Così è intervenuto il Portavoce della Consulta Nazionale dell’Agricoltura e Turismo Rosario Lopa, a margina del riconoscimento, in queste ore, della Cucina Italiana patrimonio dell’Umanità, da parte dell’Unesco.

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