Calano le vendite al dettaglio, segno meno anche per l'alimentare
A marzo calo dello 0,5% in valore e dello 0,6% in volume rispetto al mese precedente. I dati Istat segnalano una performance negativa anche dell'alimentare.
I dati Istat sulle vendite al dettaglio di marzo fanno affiorare una situazione di segno negativo per ogni settore merceologico, compreso quello alimentare.
Dal confronto con lo stesso mese dell’anno precedente emerge un aumento per i beni non alimentari (+11,6% in valore e +10,4% in volume) mentre i beni alimentari registrano una diminuzione in valore (-0,5%) e, in modo più netto, in volume (-6%).
Questo dato viene commentato da Filiera Italia come spia di un grave problema di "disuguaglianza tra le famiglie più povere, che hanno difficoltà ad acquistare beni di prima necessità e chi invece non è costretto ad abbassare neppure il consumo di beni non necessari".
È da segnalare che rispetto a marzo 2021 il valore delle vendite cresce per la grande distribuzione (+4,6%), le imprese operanti su piccole superfici (+7,7%) e le vendite al di fuori dei negozi (+7%), mentre è in calo il commercio elettronico (-3,9%).
"Il calo registrato, in termini congiunturali, dalle vendite nel mese di marzo non è una sorpresa - commenta i dati Istat l'Ufficio Studi Confcommercio - ed è in linea con il rallentamento dell’economia e la persistente crescita dell’inflazione. Le famiglie cominciano ad avere atteggiamenti decisamente più prudenti nei confronti del consumo, in particolare per quei segmenti ritenuti meno necessari. Situazione che si legge anche nel rallentamento registrato nei periodi più recenti dal commercio elettronico".
Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, analizza così il problema: "gli ingenti aumenti dei costi di produzione delle aziende hanno cominciato a scaricarsi sui prodotti a scaffale e questo si traduce immediatamente in una riduzione del potere di acquisto delle famiglie meno abbienti e in una caduta delle vendite alimentari".
Federalimentare parla dello "specchio di una situazione difficile" e commenta così i segnali negativi: "Un'inflazione alta, il caro materie prime e il caro energia non potevano che portare a una situazione del genere sui mercati interni, che già prima di questa combinazione di eventi erano stagnanti e continuavano a perdere punti percentuali".
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