Caro energia, Anima Confindustria: aziende soffrono per ordini annullati e pagamenti in ritardo
Dal sondaggio diffuso da Anima Confindustria e condotto fra gli associati, emerge che per tre aziende su quattro i costi di produzione sono aumentati del 20% rispetto allo scorso anno; per due intervistati su cinque gli aumenti superano il 40%
Lo straordinario aumento dei prezzi energetici continua a far salire i costi di produzione delle industrie meccaniche e rischia di soffocare le attività di centinaia di imprese. Si stanno riducendo i margini di crescita di uno dei settori di maggior traino della nostra industria: dal sondaggio diffuso da Anima Confindustria e condotto fra gli associati, emerge che per tre aziende su quattro i costi di produzione sono aumentati del 20% rispetto allo scorso anno; per due intervistati su cinque gli aumenti superano il 40%.
In più, la spirale inflazionistica pesa fortemente su intere filiere industriali, come non accadeva da decenni: l’aumento generale dei prezzi coinvolge in particolar modo le materie prime e i beni strumentali, e l’ultimo rapporto ISTAT fa registrare un aumento dei prezzi alla produzione del 2,8% su base mensile e del 40,1% su base annua.
"È come un effetto domino che sta coinvolgendo il nostro e altri comparti – sostiene Marco Nocivelli, presidente di Anima Confindustria – tante imprese che hanno investito forze e preso impegni si trovano di fronte a clienti che annullano o rinviano ordini già partiti; altre aziende scontano i ritardi nei pagamenti da parte dei clienti, e siamo quasi al 45%; altri ancora riducono al minimo i ricavi pur di continuare la produzione, ma con sempre maggior affanno".
Una strada possibile per uscire dalla stretta energia-costi-inflazione è quella dell’efficienza energetica, su cui l’industria italiana è da sempre in prima fila: "Dobbiamo ripensare lo schema generale di approvvigionamento delle fonti" prosegue Nocivelli. "Le nostre imprese sono all’avanguardia nel massimizzare l’efficienza e nel creare filiere innovative, come ad esempio quella dell’idrogeno".
"Al governo che verrà, chiediamo misure urgenti – insiste Nocivelli – per evitare il collasso di interi comparti produttivi, schiacciati dai continui rincari. Come rappresentante dell’industria meccanica italiana, Anima Confindustria ha elaborato una serie di proposte che saranno presentate all’evento pubblico “L’industria meccanica oggi per l’Italia di domani” il prossimo 21 ottobre, creando inoltre l’opportunità di aprire un dialogo costruttivo con il futuro esecutivo. Nel Manifesto della meccanica per il 2023 sono state individuate cinque priorità programmatiche, tra cui politiche energetiche per lo sviluppo di tecnologie avanzate per la transizione green e misure di tutela dell’export".
E proprio l’export diventa la chiave per riprendere il percorso di sviluppo interrotto dalla guerra e dalla crisi energetica: "Nonostante le difficoltà del contesto mondiale – conclude Nocivelli – la meccanica italiana nell’ultimo anno è rimasta stabile sulle esportazioni, mantenendo l’andamento di crescita del 2021: siamo convinti che l’export possa costituire uno strumento strategico di rilancio per il nostro settore, forte del prestigio di cui la meccanica italiana gode in tutto il mondo".
ANIMA Confindustria è l'organizzazione industriale di categoria che, all’interno di Confindustria, rappresenta le aziende della meccanica varia e affine, un settore che occupa 223.960 addetti per un fatturato di 52,1 miliardi di euro e una quota export/fatturato del 57,1% nel 2021 (fonte: Ufficio Studi Anima). I macrosettori rappresentati da ANIMA sono: edilizia e infrastrutture; movimentazione e logistica; produzione alimentare; produzione di energia; produzione industriale; sicurezza e ambiente.
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