Corte UE: respinto ricorso dell'Italia su quote di pesca del pesce spada
I pescatori italiani non sono stati trattati in maniera meno favorevole rispetto agli altri pescatori europei: è con questa motivazione che la Corte di giustizia dell'Unione europea ha respinto il ricorso dell'Italia contro la decisione che ne 2017 ha fissato le quote di pesca per il pesce spada, troppo limitative secondo l'Italia.
Per la Corte, invece, le misure adottate dal Consiglio avevano, invece, solide motivazioni e non contrastavano con l’interesse dell'Unione a garantire lo sfruttamento e la gestione sostenibile delle risorse biologiche marine.
Secondo la Corte l'Italia non ha dimostrato che i pescatori italiani siano stati trattati in modo meno favorevole rispetto al resto dei pescatori europei. Il regolamento Ue 2017/1398 del Consiglio del 25 luglio 2017, ricorda la Corte, segue gli impegni adottati dall'Unione in seno all'Iccat (Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell'Atlantico). Inoltre, nel settore della "conservazione delle risorse biologiche del mare nel quadro della politica comune della pesca", il legislatore dell'Unione ha ampio potere discrezionale, corrispondente alle sue responsabilità politiche.
Approvando le quote per il pesce spada all'Italia sono andate per il 2018 3.736 tonnellate, il 3% in meno rispetto all'anno precedente. Una riduzione salutata con favore dal fronte ambientalista, ma che ha suscitato grande polemica in Italia.
L’esigenza delle quote di cattura del pesce spada a livello europeo nasce dalla decisione dell’Iccat di fissare a 10mila tonnellate il limite di peso che potrà essere pescato ogni anno nel mondo, in un’ottica di salvaguardia delle risorse ittiche.
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