Federvini al Governo: no alla discriminazione delle bevande alcoliche
Appello Federvini al Governo Italiano: creiamo una coalizione di Paesi contro ogni discriminazione delle bevande alcoliche
L'Irlanda ha ufficialmente notificato all'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) la normativa che stabilisce la nuova etichettatura delle bevande alcoliche, con termini e diciture tipiche dei pacchetti di sigarette. Da oggi scattano i 90 giorni entro i quali qualsiasi Paese membro dell’OMC può presentare pareri contrari. "Ora è il momento che i partner internazionali a livello di OMC sollevino le loro preoccupazioni in merito alla proposta irlandese, che rappresenta un chiaro ostacolo al commercio internazionale. L'Irlanda li ascolterà o rimarrà sorda come ha fatto con i commenti dei partner dell'UE? – dichiara Micaela Pallini, Presidente di Federvini – facciamo un appello al Governo italiano: dopo avere guidato la battaglia in Europa invitiamo il Governo Meloni a fare altrettanto al livello di OMC, creando una coalizione di Paesi a sostegno delle nostre posizioni”.
La proposta irlandese è basata su un approccio demonizzante delle bevande alcoliche, con indicazioni sanitarie che non distinguono tra consumo moderato e abuso. Non a caso questa proposta, presentata alla Commissione Europea nei mesi scorsi, ha ricevuto il parere contrario di ben 13 Stati Membri - Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Lettonia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Spagna.
“Purtroppo – continua Pallini – l’immobilismo della Commissione Europea ha di fatto creato un via libera alla normativa irlandese che oggi, come ultimo ostacolo, deve superare solo le eventuali riserve dell’organizzazione che gestisce il commercio mondiale. L'Irlanda ha deciso di non modificare una sola virgola della bozza notificata all'OMC, nonostante la forte contrarietà di molti Paesi”.
La bozza di regolamento irlandese, oltre a denunciare un atteggiamento discriminatorio verso le bevande alcoliche, sembra chiaramente incompatibile con il diritto dell'UE, in quanto rappresenta un chiaro ostacolo alla libera circolazione delle merci nell’Unione Europa. Persino le autorità irlandesi lo hanno riconosciuto, scherzando, durante un evento organizzato dalla Presidenza svedese il 1° febbraio. "Di recente siamo stati sottoposti a un processo di valutazione da parte dell'UE perché chiaramente ciò che stavamo facendo violava in qualche modo il mercato unico. [...] Siamo molto grati e in qualche modo sorpresi che la nostra proposta abbia superato con successo il processo di valutazione dell'UE.", ha spiegato il rappresentante irlandese.
Un terzo degli Stati membri dell'UE, a partire dall’Italia, ha chiesto alla Commissione, in una lettera comune di qualche giorno fa, di avviare discussioni approfondite con le autorità irlandesi al fine di garantire un'adeguata informazione dei consumatori, evitare barriere commerciali e mantenere l'uniformità e la fluidità del mercato unico. In questo caso, però, la Commissione non ha dimostrato alcuna volontà di agire in difesa dei Trattati UE, del mercato unico e della propria legislazione comunitaria.
“A questo punto nutriamo forti dubbi sulla volontà della Commissione – conclude Pallini - In assenza di un'azione concreta, si può fare ben poco. Crediamo che solo la Corte di Giustizia dell'Unione Europea sia in grado di difendere l'UE in questa fase".