Fipe-Confcommercio: "La moltiplicazione delle crisi non dà tregua alle imprese"
Fipe-Confcommercio ha diffuso una nota con una disamina delle maggiori criticità per i pubblici esercizi, alla luce del nuovo contesto internazionale, con le ripercussioni sul mondo della ristorazione, dell’intrattenimento e del turismo nel nostro Paese.
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Alla luce della nuova situazione internazionale, Fipe-Confcommercio ha diffuso una nota con una disamina delle maggiori criticità per i pubblici esercizi, alla luce del nuovo contesto internazionale, con le ripercussioni sul mondo della ristorazione, dell’intrattenimento e del turismo nel nostro Paese. Rischia di andare definitivamente in crisi il qualificato modello diffuso dei Pubblici Esercizi Italiani e si chiede al Governo di coinvolgere le rappresentanze d’impresa per trovare le soluzioni più efficaci a misura di economia reale.
Di seguito la nota stampa della Federazione:
"L’inattesa crisi pandemica del 2020, trascinatasi nel 2021, aveva già causato nel mondo della ristorazione 56 miliardi di perdite, determinando la chiusura di 45mila imprese, con le immaginabili conseguenze in termini di occupazione, dispersione delle competenze, fragilizzazione delle famiglie e impoverimento del tessuto sociale che proprio la rete dei Pubblici Esercizi italiani anima e caratterizza. Poi, mentre faticosamente calavano la curva e l’impatto dei contagi impennatisi nell’inverno, grazie anche alla diffusione dei vaccini, i primi mesi del 2022 hanno soffiato nuova aria di crisi: gli operatori hanno ormai cominciato a soffrire palesemente le conseguenze del caro energia e di una pericolosa fiammata inflattiva. L’esordio del 2022 per il settore della ristorazione ha visto crescere esponenzialmente il costo delle materie prime e della bolletta energetica delle aziende del settore, che registra aumenti dell’80%, tendenzialmente in ulteriore crescita, determinando un inevitabile aumento di prezzi, che alimenta inflazione aggiuntiva penalizzando la ripresa dei consumi e generando nuove difficoltà nel riscontrare le esigenze del mercato del lavoro. Un circolo vizioso che ha trovato nella guerra un detonatore ulteriore. Guerra vicinissima, aberrante nelle conseguenze umane, desolante per la fiducia dei mercati e i flussi internazionali, nefasta nelle conseguenze economiche anche di medio periodo, tra scarsità di materie prime, sanzioni commerciali moralmente doverose ma inevitabilmente dolorose anche per la parte che le commina".
“Siamo ormai in perenne stato di crisi, tra allarmi, emergenze ed urgenze a non finire. - ha dichiarato il Presidente Lino Enrico Stoppani - Quello che è ancora più drammatico è che, ad ogni problema risolto (o tamponato), altri emergono all’orizzonte più numerosi, e talvolta più gravi, in un effetto moltiplicatore che turba e mina la fiducia delle persone. Davanti a questa degenerazione fuori controllo delle crisi, si impone la necessità di gestire lo scenario drammatico con il quale ci si sta purtroppo confrontando. È certamente prioritario attivare tutte le iniziative di solidarietà per le popolazioni colpite attraverso piccoli e grandi gesti, come sta succedendo diffusamente anche nel nostro mondo. Al contempo, tuttavia, chiediamo di non abbassare l’attenzione sui settori più in difficoltà con misure urgenti sui temi della liquidità, con la proroga delle moratorie – creditizie, fiscali e contributive -, interventi tampone e strutturali sul caro energia e monitoraggio dell’inflazione, contrastando i movimenti speculativi. Senza imprese, infatti, non c’è futuro per il Paese”.
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