I numeri della distribuzione del vino in Italia: un settore diviso tra evoluzione e normalizzazione
Gli studi di settore parlano di un mondo della distribuzione del vino rivoluzionato, con l’e-commerce in crescita, il ruolo centrale della GDO per i vini di fascia premium, la crisi profonda dell’HORECA. Si attendono i prossimi mesi per delineare un possibile scenario post pandemico.
Il 2020 è stato un anno che ha segnato il mondo della distribuzione del vino mettendone in discussione paradigmi ed assetti.
La pandemia ha modificato le abitudini andando ad incidere sulle modalità di acquisto di un bene al quale gli italiani non hanno voluto rinunciare ma che hanno imparato velocemente a reperire e consumare secondo nuovi schemi.
Il rispetto delle disposizioni imposte da una prolungata emergenza sanitaria ha infatti spinto a prediligere gli acquisti di vino online e attraverso la Grande Distribuzione Organizzata (GDO), mentre il canale HORECA ha perso terreno, fortemente penalizzato da limitazioni e continue chiusure forzate nella ristorazione.
Quanti di questi cambiamenti si tradurranno in veri e propri trend del settore dipenderà dalle risposte che arriveranno dal mercato nei prossimi mesi.
I numeri del 2020 e di inizio 2021
Il 2020 è stato l’anno del balzo in avanti delle grandi piattaforme di e-commerce del vino con un giro di affari di 118 milioni di euro e una crescita del 120% rispetto all’anno precedente, trend confermato dal rapporto IRI per Vinitaly che mostra i dati relativi al primo quadrimestre del 2021 (+128%). Per GDO e retail secondo il rapporto Nomisma Wine Monitor, nel 2020 le vendite di vino nel canale off-trade sono cresciute del 5,7% a volume rispetto al 2019. Il rapporto IRI sui primi quattro mesi del 2021 parla invece di una crescita della GDO del 20% a volume (22 milioni di litri di vino in più) con un ulteriore forte accelerazione del segmento. Per il canale HORECA lo scenario è più complesso. La ristorazione - secondo il rapporto di FIPE - nel 2020 ha visto la chiusura di circa 22mila attività, la perdita di 514mila posti di lavoro (il doppio di quelli creati tra il 2013 e il 2019), un calo del fatturato di 41 miliardi di euro (- 60% rispetto ai volumi pre Covid). Si è mangiato di più in casa, obbligatoriamente, e la contrazione nella ristorazione ha riguardato anche i consumi, scesi ad un valore di spesa pro capite pari a 920 euro, cifre che in Italia non si vedevano dal 1994. Primo quadrimestre del 2021 ovviamente da dimenticare. Gli operatori guardano al futuro con la consapevolezza che il canale riprenderà a muoversi a pieno regime con tempistiche molto incerte, con un orizzonte temporale di 2 anni, a causa dei cambiamenti nelle abitudini di consumo, un turismo straniero che ripartirà con lentezza, una flessione del reddito e conseguente propensione al risparmio degli italiani. Diversa la situazione per le enoteche: i dati dell’indagine dell’associazione degli enotecari Vinarius evidenziano nel 2020 una flessione delle vendite per le enoteche con mescita e una crescita del fatturato per le enoteche classiche pari in media al 10% (con punte anche del 30%). Per arginare l’emergenza tutte le strutture hanno incrementato il delivery e attivato il servizio di asporto per i clienti oltre a potenziare la presenza sul web.Come cambia l’approccio ai canali distributivi da parte di aziende e consumatori
Una tendenza che sembra destinata a consolidarsi è quella dell’acquisto on line. La considerazione rientra nell’ambito di un più ampio processo di adeguamento dei consumatori all’impiego degli strumenti digitali, fenomeno che è maturato e cresciuto esponenzialmente durante la pandemia accelerando un processo già in corso. Il canale, che è ha giocato un ruolo centrale nell’arginare la crisi del settore vinicolo, probabilmente vedrà ridimensionare il ritmo di crescita ma difficilmente farà passi indietro e sarà nuovamente relegato ad un ruolo di marginalità. La possibilità di acquistare online la propria bottiglia tra le altre cose ha avvicinato anche neofiti al mondo del vino, specie tra i giovani, con una discreta capacità di spesa, come racconta l’evoluzione del prezzo medio in questo segmento della distribuzione. Di prezzo medio si parla anche in GDO dove, altra tendenza sotto i riflettori, la crescita delle vendite a valore è stata stimata del 7%, nel 2020 e dell'8% nei primi quattro mesi del 2021. Le percentuali non sono determinate da un aumento dai prezzi ma da una maggiore scelta di vini di fascia premium (con un forte incremento per i vini sopra i 15 euro) rispetto a quelli da tavola che perdono terreno (-13%). In altri termini in GDO l’assortimento è cambiato, con molte più bottiglie vicine al mondo dell’HORECA. Gli operatori hanno assistito progressivamente ad una conversione di acquisto su bottiglie di maggior valore, il consumatore probabilmente ha cercato sugli scaffali ciò che era abituato a comprare fuori casa (al ristorante o in enoteca) e anche le aziende hanno iniziato a richiedere di accedere al canale data la sua penetrazione di mercato. Tendenza o contingenza? Qui le previsioni spingono gli analisti a ipotizzare più un processo di normalizzazione che di consolidamento dei dati rilevati in periodi di lockdown. Dal primo giugno è stato dato il via libera ai bar per il servizio al bancone e all’attività di ristorazione al chiuso per i ristoranti con circa 360mila attività tornate in gioco, siamo quindi entrati nella fase di ripartenza a pieno regime ed è più probabile che i numeri della GDO ritornino nel solco degli anni precedenti. Ma non si può escludere che al di là dell’emergenza possa innescarsi un cambiamento di scenario stabile, specie se gli attori della GDO sapranno cavalcare questo trend. Il dato rilevato resta quindi sensibile e rimarrà senz’altro sotto osservazione nei prossimi mesi che saranno decisivi per delineare un possibile scenario post pandemico. [contact-form-7 id="1103" title="Form Articoli"]
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