Il Pollenza Angera: alla riscoperta del Ribona "due volte buono"
Anticamente veniva chiamato Ribona, “due volte buono”, proprio a voler sottolineare le sue caratteristiche organolettiche, decisamente affascinanti e intriganti sin dal primo sorso. Nel tempo ha assunto anche il nome di Maceratino, per coniugarlo con forza alla sua terra di origine, la provincia di Macerata nelle Marche, terroir ideale per far sì che esprima al meglio tutte le sue doti.
Comunque lo si chiami, questo antico vitigno locale a bacca bianca è entrato nel cuore, e nei vigneti, di alcuni produttori di questo angolo delle Marche che hanno avuto il merito di apprezzarlo e valorizzarlo.
Oggi, grazie anche al forte richiamo dei vitigni autoctoni, ha ricominciato ad essere diffuso e ricercato da appassionati e consumatori in cerca di carattere e originalità nel bicchiere. Tutte caratteristiche che è possibile riscontrare anche nell’Angera de Il Pollenza, questo il nome con il quale l’azienda di Tolentino, in provincia di Macerata, mette in commercio la sua Ribona in purezza al 100%.
Una scommessa, quella del Conte Aldo Brachetti Peretti, portata avanti con determinazione e con l’obiettivo di non disperdere il grande patrimonio di biodiversità presente nel giardino vitato della sua azienda, acquistata alla fine degli anni ’70. “Qui la Ribona è sempre stata presente e a partire dal 2010 abbiamo deciso di intraprendere un lavoro di valorizzazione di questo antico vitigno – spiega il Conte –. L’obiettivo era quello di ben rappresentare il territorio, tutelando una viticoltura radicata nella storia e nella tradizione delle Marche”.
Un traguardo che si può ritenere raggiunto, considerando che oggi il numero di aziende del territorio che credono fortemente nel valore della Ribona sta crescendo, grazie anche alla scommessa e alla cura di quei produttori che puntarono su di lei quando stava quasi scomparendo.
“La Ribona, un tempo, veniva considerata come un vitigno che non poteva dare origine a vini longevi – afferma Giovanni Campodonico, enologo dell’azienda Il Pollenza –. La svolta avvenne quando le aziende iniziarono a diminuire le rese in vigna e a ricercare complessità e struttura, ottenendo così ottimi risultati. Fu quello che facemmo noi, scoprendo in questo modo che, se lavorato con cura, poteva in realtà regalare vini dalla grande personalità e con la possibilità di sfidare la prova del tempo. Dopo aver scommesso dieci anni fa sulla valorizzazione e il recupero di un vitigno ormai dimenticato, questo è un altro importante obiettivo che vogliamo raggiungere. A marzo del 2019 un primo passo avanti è stato fatto grazie ad una variazione sul disciplinare: è stata introdotta una versione riserva (un anno di maturazione con affinamento in legno/bottiglia o vasca). L'idea è proprio quella di portare sul mercato un prodotto più complesso e di farne comprendere le potenzialità”.
Dal tratto aromatico di grande incisività, che può ricordare gli agrumi, la frutta esotica ma anche una delicata florealità, al palato mantiene sempre nerbo e freschezza. Sono alcuni dei tratti distintivi del vino che si ottiene dalla Ribona e che lo rendono perfetto per molti abbinamenti tipici della tradizione culinaria marchigiana, ma non solo. Doti che ritroviamo perfettamente anche nell’Angera, ora in commercio nell’annata 2018: affina per 6 mesi in vasche di cemento in presenza delle proprie fecce fini e matura per altri 3 mesi in bottiglia.
Il Pollenza
Il Pollenza nasce agli inizi degli anni 70 dalla caparbietà e dalle intuizioni del Conte Aldo Brachetti – Peretti. A 25 km dalla costa adriatica e a 35 dai Monti Sibillini la proprietà Il Pollenza ha destinato a vigna 70 dei suoi 230 ettari, situati dai 110 ai 150 mslm. La coltivazione è riconoscibile per note e nobili varietà di vitigni internazionali, quali Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Pinot Noir, Syrah, Sauvignon Blanc e Petit Verdot, oltre che vitigni autoctoni come Ribona, Moltepulciano e Trebbiano. Dietro ai vini de Il Pollenza è facilmente riconoscibile la mano di Giacomo Tachis, indiscusso e assoluto protagonista della storia del vino italiano che ha seguito l’azienda dal 1999 al 2006. Oggi il testimone è passato al famoso enologo Carlo Ferrini, che assieme al responsabile di cantina e vigneti Giovanni Campodonico gestiscono la cantina garantendo gli alti standard qualitativi raggiunti negli anni.
Compila il mio modulo online.