La Brexit preoccupa seriamente l'agroalimentare italiano
L'Italia potrebbe essere pesantemente penalizzata dall'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea e dalle conseguenze economiche della Brexit. A sollevare il problema è Coldiretti che ha reso noti i dati dell'export agroalimentare italiano nel Regno Unito: esportazioni record da 3,4 miliardi di euro. Il mancato accordo, con l'inserimento di dazi, o in ogni caso il mancato snellimento delle procedure, rischia di costare caro al Made in Italy agroalimentare in terra britannica.
Dopo il vino, che fattura sul mercato inglese quasi 827 milioni di euro, spinto dal Prosecco Dop con 348 milioni di euro, al secondo posto tra i prodotti più venduti c'è l'ortofrutta fresca e trasformata, come i derivati del pomodoro con 234 milioni.
Rilevanti sono anche pasta, formaggi e olio d'oliva. Importante anche il flusso di Grana Padano e Parmigiano Reggiano, per un valore di 85 milioni di euro.
L'impatto della Brexit preoccupa anche gli inglesi che stanno facendo scorte in vista di possibili aumenti: quasi 1/3 del cibo nel Regno Unito proviene dall'Unione Europea.
La Gran Bretagna, conclude la Coldiretti, produce appena la metà del cibo che consuma ed è costretta a ricorrere alle importazioni dall'Unione Europea (30%), dalle Americhe (8%), dall'Africa (4%), dall'Asia (4%), da altri paesi del mondo.
Una curiosità: dal 2007 ad oggi l’export di prodotti agroalimentari italiani nel Regno Unito è sempre incrementato, nonostante il freno della lunga crisi economica, delle oscillazioni valutarie, delle tante contraffazioni legate all’ormai noto ‘italian sounding’.
Tra gli scenari che preoccupano maggiormente Coldiretti e Federalimentari la forte svalutazione della sterlina, un comprensibile rallentamento dell’economia UK. Ma a preoccupare maggiormente è il terzo aspetto, quello, cioè, che più riguarda il nostro Paese: una Brexit senza un accordo definito potrebbe mettere seriamente a repentaglio i prodotti Dop e Igp italiani, ovvero le autentiche “eccellenze” tricolore, che rappresentano circa un terzo dell’intero valore di food & beverage che esportiamo nel Regno Unito.
Denis Pantini, Responsabile Area Alimentare di Nomisma, sostiene infatti che “le conseguenze sarebbero pesantissime soprattutto per le economie di alcune regioni italiane, come Campania, Veneto e Basilicata, regioni sulle quali l’export verso il Regno Unito arriva a pesare fino al 15% sull’export agroalimentare regionale".
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