Nel 2018 una allerta alimentare al giorno per cibi pericolosi
Nel 2018 in Italia è scoppiata più di una allerta alimentare al giorno per un totale di 398 notifiche inviate all'Unione Europea. Il dato emerge da una analisi della Coldiretti sulla base sulla base delle elaborazioni del sistema di allerta Rapido (Rassf) divulgate in occasione della presentazione delle nuove norme sull'obbligo di indicare in etichetta l'origine di tutti gli alimenti.
cibi
Sul totale delle allerte in Italia solo 70 (17%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, 194 provenivano da altri Paesi dell'Unione Europea (49%) e 134 da Paesi extracomunitari (34%). In altre parole, quattro prodotti pericolosi per la sicurezza alimentare su cinque provengono dall'estero a testimonianza di una grande attenzione presente nel nostro Paese.
In Italia i pericoli maggiori sono arrivati dal pesce spagnolo con alto contenuto di mercurio e infestato dal verme Anisakis, dalle ostriche francesi con Norovirus che provoca vomito e diarrea, dal pollo polacco contaminato dalla salmonella enterica.
Nella black list alimentare - precisa la Coldiretti - ci sono anche il pesce francese, le arachidi dall'Egitto, le nocciole turche e quelle dell'Azebaijan per l'elevato contenuto di aflatossine cancerogene, il manzo ed il pollo provenienti dal Brasile e le cozze dalla Spagna infestati dal batterio Escherichia Coli.
Secondo le elaborazioni Coldiretti sulle analisi relative alla presenza di pesticidi rilevati sugli alimenti venduti in Europa effettuata dall'Efsa, il numero di prodotti agroalimentari extracomunitari con residui chimici irregolari è stato pari al 4,7% rispetto alla media Ue dell'1,2% e ad appena lo 0,4% dell'Italia.
In questo contesto, in caso di allarme alimentare le maggiori preoccupazioni sono proprio determinate dalla difficoltà di rintracciare rapidamente i prodotti a rischio per toglierli dal commercio generando un calo di fiducia che provoca il taglio generalizzato dei consumi e che spesso ha messo in difficoltà ingiustamente interi comparti economici, con la perdita di posti di lavoro
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