Nuova vita al Riesling con il Progetto Mosella di Nicola Biasi
Dalla Rete Resistenti alla Mosella, Nicola Biasi unisce visione, ricerca e sostenibilità per ripensare il Riesling
VINI E DINTORNI - Il mondo della ricerca vive di sfide che si rinnovano senza soluzione di continuità, con ritmi che si fanno via via più serrati soprattutto quando gli scenari si inaspriscono sollecitando risposte. Ne sa qualcosa Nicola Biasi che dopo aver cambiato il volto della viticoltura sostenibile italiana con la Rete Resistenti, guarda oggi all’Europa e approda in Germania per dare spazio ad un’idea ambiziosa che unisce sperimentazione, sostenibilità e identità territoriale.
In una dimensione enoica messa sempre più alle strette dagli effetti del climate change il suo nuovo “Progetto Mosella” arriva come una finestra importante su future opportunità di tutela dei territori e delle produzioni. Prende forma nella regione che da sempre rappresenta l’anima del Riesling, la Valle della Mosella, ma l’obiettivo di Biasi non è ripetere quanto già fatto, bensì reinterpretare uno dei vitigni simbolo della tradizione tedesca alla luce delle nuove sfide climatiche ed ecologiche.
L’enologo friulano cresciuto tra i vigneti del Trentino, ha costruito la sua carriera tra grandi aziende italiane e prestigiose esperienze internazionali, dall’Australia al Sudafrica. Dopo anni come consulente in realtà di alto profilo, ha deciso di seguire una strada indipendente, fondata sulla progettualità e su un’idea ben precisa di vino, “pensato” prima di essere “prodotto”, essenziale, coerente e fortemente legato al contesto ambientale.
Dalla sua filosofia è nata nel 2021 la Rete Resistenti, una rete di produttori italiani e tedeschi che lavora esclusivamente con vitigni PIWI, varietà capaci di resistere naturalmente alle principali malattie fungine della vite, riducendo drasticamente i trattamenti fitosanitari e l’impatto ambientale, una visione concreta di sostenibilità, misurabile e applicabile.
Il suo nuovo progetto tedesco che vede impegnata anche la biologa Martina Casagrande, nasce invece a Briedel, nell’Alta Mosella, in un piccolo appezzamento di 3.000 metri quadrati coltivato con Riesling e Kerner. In questa fase iniziale, le due varietà sono state vinificate separatamente, ma è il Riesling, asciutto, minerale, senza residuo zuccherino, ad affermarsi come il portavoce della nuova direzione, un vino di precisione, pulito, diretto, più vicino ai bianchi strutturati del Rheingau che ai profili classici della Mosella.
Rompe gli schemi perché è frutto di una vendemmia unica visto che subito dopo il vigneto da cui nasce è stato completamente estirpato e reimpiantato. Questa prima bottiglia, quindi, non è solo un vino, ma una testimonianza irripetibile, il racconto di un luogo in transizione, dove il cambiamento climatico impone riflessioni e soluzioni inedite.
Il nuovo impianto prevede un equilibrio tra due anime, da un lato il Riesling, simbolo della classicità tedesca, dall’altro il Johanniter, varietà PIWI già protagonista in altri progetti di Biasi. La combinazione punta a creare blend innovativi in grado di esprimere sia eleganza che resistenza, in una viticoltura dove l’equilibrio ambientale è centrale, con l’obiettivo non solo di ottenere grandi vini, ma di sviluppare un modello replicabile di agricoltura sostenibile.
In Mosella tra l’altro c’è una maggiore libertà operativa rispetto all’Italia, si possono sperimentare nuovi portinnesti, testare diverse densità di impianto e introdurre tecnologie avanzate come i droni per il monitoraggio delle vigne. Il contesto tedesco diventa così un laboratorio all’aria aperta, dove innovare è non solo possibile, ma necessario.
Se e vero poi che il vino è un prodotto culturale, frutto della riflessione prima che della tecnica e deve raccontare il territorio con uno sguardo rivolto al futuro, ecco che Progetto Mosella rappresenta la sintesi del pensiero di Biasi, un atto di rispetto per il luogo, ma anche di rottura con le convenzioni. Non è un omaggio nostalgico al Riesling del passato, ma un esempio di come si possa costruire qualcosa di nuovo partendo da radici solide non essendo significativa la ripetizione di ciò che è già stato fatto quanto l’interpretazione del presente con strumenti moderni e consapevoli.

Nicola Biasi - Photo Credit: https://resistentinicolabiasi.com/
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