Prezzi alimentari: dal 2019 incrementi del 30%. I dati Istat sull'evoluzione del fenomeno
Lo studio Istat sull'economia italiana rivela forte crescita dei prezzi alimentari negli ultimi anni. Preoccupa l'impatto sulle famiglie e potere d'acquisto.
INDAGINI E RICERCHE - Una nuova fase di tensioni sui prezzi alimentari caratterizza il panorama economico italiano, interrompendo la pausa registrata nei bimestri precedenti. L'ultimo rapporto contenuto nella Nota sull'andamento dell'economia italiana dell'Istat, che riguarda Agosto 2025, documenta una ripresa dell'escalation inflazionistica che coinvolge l'intero comparto dei beni di consumo essenziali.
Il rilevamento di agosto documenta un incremento dello 0,4% su base mensile per i prodotti alimentari, che si traduce in una crescita dell'1,4% dall'avvio dell'anno e del 4% se raffrontato allo stesso mese del 2024. L'elemento più preoccupante emerge tuttavia dall'osservazione del trend pluriennale.
Il lungo ciclo inflazionistico dal 2019
L'analisi storica rivela dimensioni particolarmente significative del fenomeno. A partire dal 2019 si è innescato un processo di crescita sostenuta dei listini che ha subito un'accelerazione drammatica. I dati ufficiali evidenziano come la combinazione tra l'impennata verificatasi dal termine del 2021 fino ai primi mesi del 2023, seguita da una fase di crescita più moderata ma persistente - dinamiche che hanno caratterizzato l'intero continente europeo - abbia portato i costi al consumo di cibo e bevande non alcoliche a toccare nel luglio 2025 valori superiori del 30,1% rispetto alla media del 2019.
Il raffronto con gli altri partner europei offre tuttavia elementi di relativo ottimismo per l'Italia. L'incremento nazionale risulta contenuto se paragonato alla media dell'Unione Europea a 27 Stati (+39,2%), così come rispetto alle performance di Germania (+40,3%) e Spagna (+38,2%). La Francia ha registrato l'aumento più limitato (+27,5%) tra le principali economie continentali.
Tensioni anche nel terziario
Il comparto dei servizi ha mostrato anch'esso segnali di pressione inflazionistica. I rilevamenti di agosto hanno registrato un rialzo dello 0,5% mensile e del 2,7% annuale.
Le spinte più intense hanno riguardato i servizi di trasporto, con un balzo del 2,1% congiunturale, e quelli ricreativi (+0,3%). I servizi di comunicazione hanno invece proseguito la tendenza discendente avviata nel secondo trimestre, con una contrazione dello 0,2%.
Le materie prime più colpite: uno scenario complesso
Lo studio realizzato dal Centro di formazione e ricerca sui consumi (Crc) attraverso l'elaborazione dei dati Istat ha identificato i prodotti che hanno subito gli incrementi più sostanziali tra agosto 2019 e agosto 2025.
Al vertice della classifica si posiziona il burro con un balzo del 60%, seguito dall'olio d'oliva (+53,2%). Il riso ha subito rincari del 52%, mentre il cacao in polvere ha registrato aumenti del 51,4%.
Altri beni di consumo diffuso hanno mostrato dinamiche analoghe: il caffè ha visto crescere il proprio costo del 47,6%, l'olio di semi del 43,6%, le patate del 40,5%. Anche prodotti di uso quotidiano hanno registrato forti incrementi: acquistare oggi lo zucchero comporta un esborso maggiorato del 37,5% rispetto a sei anni fa, mentre la verdura fresca richiede una spesa aggiuntiva del 36,7% e le uova costano il 34,3% in più. Incrementi oltre la soglia del 30% hanno interessato anche pollame, frutta e acqua minerale.
I fattori determinanti: crisi climatica e instabilità geopolitica
L'origine di questi forti rialzi viene ricondotta dal Crc a una molteplicità di fattori critici. Le alterazioni climatiche rappresentano un elemento chiave, con eventi meteorologici estremi - dalle ondate di siccità ai fenomeni alluvionali - che compromettono gravemente le rese produttive, in particolare per colture sensibili come cacao e caffè. Parallelamente, i conflitti armati e le tensioni geopolitiche hanno complicato e reso più onerosi i meccanismi di acquisizione delle materie prime strategiche.
L'appello degli esperti per interventi urgenti
La situazione ha generato forte preoccupazione tra gli analisti del settore. Furio Truzzi, presidente del comitato scientifico del Crc, ha fornito una valutazione allarmante del quadro attuale: "Il carrello della spesa delle famiglie è sempre più vuoto ma, paradossalmente, sempre più costoso".
L'esperto ha inoltre evidenziato un peggioramento nelle settimane più recenti, dichiarando: "Una situazione che si sta aggravando nelle ultime settimane: ad agosto i prezzi al dettaglio di alimentari e bevande hanno registrato una ulteriore impennata, salendo del 4,2% su base annua con punte del 5,6% per gli alimentari non lavorati. Una crescita dei listini che, trattandosi di beni primari, avrà effetti negativi sui bilanci familiari e sul potere d'acquisto dei cittadini: per questo chiediamo al governo di attivarsi replicando il "trimestre anti-inflazione" varato nell'autunno del 2023, raggiungendo accordi con la grande distribuzione, con i commercianti e con i produttori allo scopo di bloccare i prezzi per un paniere di beni indispensabili per le famiglie".
Il quadro delineato dai dati Istat evidenzia dunque una criticità strutturale che richiede interventi coordinati per tutelare il potere d'acquisto delle famiglie italiane di fronte a un fenomeno che attraversa l'intero panorama europeo.
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