Ardesia compie un anno: il ristorante di Medicina festeggia tra cinema, arte e memoria

Ardesia celebra il primo anno con uno spot al cinema di Bologna e nuove opere pop. Storia, rinascita e visione del ristorante cocktail bar di Medicina.

11 Dic 2025 - 15:57
Ardesia compie un anno: il ristorante di Medicina festeggia tra cinema, arte e memoria

BAR&WINE - Ardesia compie un anno.
E per celebrare questo traguardo sceglie due strade inaspettate per un locale di provincia: portare la propria città al cinema e trasformare il ristorante in uno spazio di arte pop. Un gesto simbolico che racconta ambizione, identità e il desiderio di parlare un linguaggio diverso.

Per l’anniversario, infatti, Ardesia ha realizzato uno spot di trenta secondi che da oggi è proiettato per un mese nel più grande cinema multisala di Bologna prima dell'inizio dei film. Una scelta insolita per chi lavora fuori dai grandi centri, che rivela la volontà di farsi riconoscere, raccontarsi, affermare un progetto che va oltre il piatto e il drink.

Parallelamente, il locale mi ha commissionato una serie di opere originali che arriveranno nei prossimi mesi. Già, hai letto bene. Quadri pop, colori decisi, un'estetica pensata per dialogare con lo spazio e amplificare l’esperienza. Io, ovviamente, sono entusiasta.

Ma facciamo un passo indietro.
Nicolas Mauro, uno dei due titolari, lavora da quando aveva tredici anni. Ha iniziato in una pizzeria ed è arrivato presto negli hotel di lusso di Bologna. La malattia del padre lo costringe però a rivedere tutto. Parliamo di prima de Covid. Il lavoro non gli permette di stargli accanto; Nicolas se ne va. Quel lutto diventa un punto di rottura e insieme di ripartenza. Per due anni si dedica ai tatuaggi, poi nel 2019, con lo chef e amico Riccardo, decide di rilevare un vecchio bar di Medicina. Un locale complicato, segnato da una gestione difficile e da una clientela problematica. La delibera sulle zone rosse peggiora il quadro. E quando aprono i conti scoprono una realtà ancora più dura: 140.000 euro di debiti lasciati dai precedenti proprietari.

Il bar resta aperto diciotto ore al giorno, sette giorni su sette. Lo staff è ridotto, la fatica enorme. Ma Nicolas e Riccardo non si tirano indietro: decidono di assumersi il debito e iniziano una trasformazione lenta ma determinata. Si alzano i prezzi, si introduce un giorno di chiusura, si riducono gli orari. Alcune presenze problematiche vengono semplicemente scoraggiate, non servendole più.
Pezzo dopo pezzo, quel bar inizia a cambiare pelle.

Un anno fa arriva la svolta definitiva: nasce Ardesia. Il nome è un omaggio alla pietra che riveste il locale, sviluppato in diverse sale e dotato di giardino. Siamo dentro un centro sportivo, non nel cuore del paese. 

La cucina guarda alla tradizione ma la alleggerisce. Sfogliata di tartare di fassona, caramelle di faraona, paccheri con astice e papaya: piatti che uniscono comfort e curiosità. La drink list è stampata su un vinile, con cocktail da un lato e tapas dall’altro: un dettaglio capace di raccontare la filosofia del locale più di molte parole.

Dentro Ardesia c’è anche un manifesto poetico: Infanzia a Tavola, firmato da Riccardo M. A. & Meri L., che accoglie gli ospiti come un abbraccio.
Benvenuti da Ardesia. Abbiamo voluto creare un luogo che possiate sentire vostro, in un’atmosfera calda e accogliente. Ogni piatto, ogni dettaglio è pensato per risvegliare i sensi. Ci ispiriamo alla semplicità arricchita da piccoli gesti che trasformano ogni momento in qualcosa di speciale. Benvenuti a casa.

Anche il menù riflette questo sguardo: i piatti portano nomi che evocano ricordi, ironia e leggerezza. È pronta la merenda, Chi ha preparato la ratatouille?, La febbre era bella negli anni ’80, A pranzo da nonna. Ogni portata diventa un racconto, un frammento di un immaginario comune.

Intervista esclusiva - Ardesia: la rivoluzione di un locale di provincia.

Da bar di paese a ristorante contemporaneo e cocktail bar d’autore: la rinascita di D’Ardesia a Medicina è una storia di visione, ostinazione e identità. Abbiamo incontrato i due soci per farci raccontare tutto: dall’epoca del “Bar della Piscina” alle drink list d’autore, passando per i lavori, le strategie per cambiare pubblico e il rapporto con la provincia.

LE ORIGINI

Un anno fa avete trasformato completamente il locale. Com’era il punto di partenza?
Tre anni fa abbiamo rilevato il Bar della Piscina, un locale storico aperto negli anni ’80. Era uno spazio di sfogo del paese, frequentato da persone molto diverse e spesso problematiche.

Avete mantenuto quel format per due anni. Come mai?
Era necessario per scremare la clientela indesiderata. Abbiamo lavorato sull’atmosfera, sull’arredo, sui prezzi, perfino sul servizio: ignorare i rissosi, cambiare mood, togliere birre, introdurre un giorno di chiusura. Pian piano quelle persone hanno smesso di venire.

Niente buttafuori?
Non sarebbero serviti: quei clienti venivano anche il lunedì. Il cambiamento doveva essere strutturale.

LA NASCITA DI D’ARDESIA

A quel punto avete deciso di rifare tutto.
Sì. Abbiamo demolito tutto tranne il tetto: pavimenti, bagno, banco bar, cucina, arredi. Il padre di uno di noi è marmista e ci ha fornito una bellissima ardesia.

Ed è lì che nasce il nome del locale.
Esatto. L’ardesia è una pietra che si scalfisce ma non si rompe: rappresentava perfettamente ciò che avevamo vissuto nei primi due anni.

Dove si trova all’interno?
Ovunque: pavimento, banco bar, mattoni decorativi intorno alle volte. È il nostro tratto distintivo.

LA CUCINA: TRADIZIONE CONTEMPORANEA

Come definireste il vostro stile gastronomico?
Cucina tradizionale, ma reinterpretata in modo contemporaneo. Il menu è ridotto — quattro antipasti, quattro primi, quattro secondi — e lo cambiamo ogni quattro mesi.

Qual è il tema attuale?
“Ricordi d’infanzia”. Rivisitiamo piatti che appartengono alla memoria comune.
Per esempio la “merenda” cracker-salame-maionese diventa cracker di sfoglia, battuta di fassone e tre maionesi aioli colorate; lo spezzatino della nonna è un reale di bovino cotto 6–8 ore e servito in zuppiere vintage; la pastina dei bambini è una vellutata densa di verdure con stelline, formaggio fresco grattugiato al tavolo e servita nei piatti di Topolino e Minnie; le caramelle di pasta sono ripiene di faraona con Parmigiano 36 mesi e fico caramellato.

I vostri piatti preferiti?
Il tagliolino con burro affumicato, colatura di alici, lime bruciato e tartare di gambero.
Da questo menù, i Paccheri all’astice, con astice in due consistenze e papaya in chutney.

LA MIXOLOGY: “COCKTAIL D’ALTRI TEMPI”

La drink list segue la cucina?
Sì. Il menu dei cocktail si chiama “Cocktail d’altri tempi” ed è pensato in dialogo con la cucina. Alcuni drink sono creati appositamente per abbinarsi ai piatti.

Un esempio?
Alla “caramella” con fico caramellato abbiniamo un cocktail con tequila, mezcal, fico, vaniglia e yuzu.

Come presentate i drink?
Con bicchieri barocchi e regali, soprattutto la linea Lindenhof: coppe imponenti, calici scolpiti, forme tonde da cognac imperiale.

Usate molto home made?
Tutto: sciroppi, cordiali, infusioni. Solo lo yuzu lo compriamo.
Il Cosmopolitan lo facciamo solo quando abbiamo frutta fresca, preparando un cordiale chiarificato di mirtilli, more, lamponi e ribes.

BEST SELLER E SPIRITS

Quali sono i cocktail più venduti?
Un drink con blend di rum e succo di guava chiarificato. E “Mela dai/Mela prendo”: vodka, rucola, mela e zenzero.

Il tuo classico preferito?
Margarita.

Quali spirits amate di più?
Rum e tequila. Soprattutto rum overproof, che finalmente viene apprezzato anche dalla clientela.

IL TEAM

Come vi dividete i ruoli?
Una di noi gestisce la sala e l’ospitalità; l’altro è in cucina insieme alla madre.
Il bar è affidato a Simone, head bartender: viene dal mondo delle discoteche e dei locali di Bologna.

Fate ancora Tiki?
Sì, d’estate. Simone Scanu ci ha introdotto a questo mondo grazie alla sua esperienza al vecchio Nu Lounge di Bologna.

CLIENTELA E PROVINCIA

Chi viene oggi da voi?
Molti giovani, che arrivano senza pregiudizi perché non conoscevano il locale precedente.
Gli adulti del paese fanno più fatica a cambiare percezione.

Clientela da fuori?
Tantissima: Bologna, San Lazzaro, e altre zone.

Come gestite la questione guida/controlli?
La serata da noi dura a lungo: aperitivo, cena, vino, e poi cocktail low o zero alcohol.
Molti dei nostri signature diventano ottimi analcolici.

MARKETING E COMUNICAZIONE

Usate soprattutto Instagram?
È il nostro canale principale.

Quali contenuti funzionano?
I video che mostrano come facciamo le cose: preparazioni, ricette, tecniche. Se un contenuto funziona, ce ne accorgiamo nelle prime ore.

Avete un’agenzia?
Blue Studio: Riccardo per foto e video, Nicole per la grafica.

EVENTI, GUEST E COMPETIZIONI

Organizzate guest bartender?
Sì. La prima è stata con Federico Tomaselli ed è andata molto bene. Ora ne stiamo preparando una con i ragazzi di Jeffer.

Come promuovete le guest?
Storie Instagram, qualche post temporaneo e foto finali dell’evento.

Partecipate a competizioni?
Sì: Grammy’s Port (arrivati nei primi mille su diecimila), Montenegro (in attesa dei risultati) e ora stiamo preparando la gara Diplomatico.

COINVOLGIMENTO DEL CLIENTE

Coinvolgete i clienti anche fuori dal locale?
Sì. Organizziamo degustazioni: chi partecipa a più incontri viene con noi in cantina o in distilleria. Abbiamo già fatto esperienze sul Vermouth e visite grazie a Bartesà.

PERCHÉ QUEL LOCALE

Perché avete scelto proprio quel posto?
Perché aveva un potenziale enorme, mai sfruttato. Tutti noi ci eravamo passati da giovani: è parte della storia del paese. Le vecchie foto mostrano il salto incredibile che ha fatto.

PASSIONI PERSONALI

Tre passioni?
Nicolas: Musica (soprattutto anni ’30–’80), vestiti, e il mio lavoro.
Riccardo: Scarpe particolari, cucina stellata e tennis, che giochiamo proprio nel campo accanto al locale.

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