Boom di rincari: le aziende del vino costrette a rivedere i listini
A ridosso delle festività natalizie, Unione Italiana Vini denuncia il boom di rincari che influiscono del 30% sul costo del prodotto finito.
A ridosso delle festività natalizie, il vino registra doppia cifra nelle vendite in Italia e in Europa, ma non c'è da festeggiare. L'Unione Italiana Vini (UIV) denuncia il boom di rincari, anch’essi in doppia cifra, che influiscono nell’ordine del 30% sul prodotto finito. I costi alle stelle riguardano tutto, dalle materie prime secche al prodotto, quindi dal vetro alle etichette, dai cartoni alle chiusure delle bottiglie, dai trasporti (con le tariffe per i container che sono lievitate del 400%) all’energia elettrica fino al prezzo medio del vino stesso, che complice una vendemmia a bassi volumi sale in diversi casi a +40% rispetto allo scorso anno. Un combinato disposto che, secondo il segretario generale, Paolo Castelletti “costa al settore anche più di quanto stimato solo un mese e mezzo fa: allo stato attuale la ‘bolletta’ supplementare per il settore supera ormai 1 miliardo di euro, e questo al netto delle difficoltà nelle consegne del vino, che cominciano a evidenziarsi anche se in misura molto minore che in Francia. È del tutto evidente – ha aggiunto il segretario dell’associazione che rappresenta l’85% dell’export italiano del settore – che le imprese saranno costrette entro breve a rivedere i listini precedentemente accordati con distributori e importatori. Una partita le cui conseguenze non saranno semplici da gestire, perché rischia di stritolare le aziende più deboli con il pericolo di generare una pericolosa spirale al ribasso. Chiediamo pertanto massima attenzione da parte del Governo nei prossimi provvedimenti di legge di Bilancio e delega fiscale, per assicurare misure di alleviamento dei costi fissi (tassazione sul lavoro ed energia) che possano sostenere il mondo produttivo e non mortificarne la competitività”.
Da Nord a Sud il quadro fornito dalle principali aziende socie Uiv è lo stesso. Per Daniele Simoni, amministratore delegato di Schenk (50 milioni di bottiglie l’anno): “Saremo costretti a ricontrattare i listini già a partire dall’inizio del prossimo anno: alcune Doc, come il Primitivo di Manduria, si sono apprezzate fino al 50%, il Prosecco del 30%, ma anche in Toscana o in Piemonte i valori sono lievitati”. A Valdobbiadene, nell’azienda Mionetto - quasi 40 milioni di bottiglie -, la situazione è la stessa: “Non possiamo pensare di assorbire tutti questi aumenti con le nostre forze – ha detto il consigliere delegato, Alessio del Savio –; cartone, vetro, capsule ed etichette presentano un conto superiore del 20% ma oltre alla spesa si sta manifestando un problema non secondario di approvvigionamento”. Da Conegliano a Erbusco con Terra Moretti, gruppo che dalla Franciacorta ha allargato il proprio raggio produttivo in 3 regioni e 6 cantine. Per l’ad, Massimo Tuzzi: “Solo con i fornitori di vetro l’aumento è segnalato in doppia cifra, ma tutte le componenti sono in rialzo. È chiaro che da gennaio saremo costretti ad aumentare i prezzi, ma il nostro obiettivo è assorbire, per quanto possibile, parte dei surplus: di fronte alle difficoltà del periodo riteniamo giusto che ognuno faccia la propria parte, sia in ambito produttivo che commerciale”.
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