Cinque generazioni di Etna nel calice: la storia di Cantine Nicosia 

Dal 1898 la famiglia Nicosia racconta il versante sud-orientale del vulcano con vini che parlano di terra, memoria e di futuro

14 Ottobre 2025 - 09:38
Cinque generazioni di Etna nel calice: la storia di Cantine Nicosia 

VINI E DINTORNI - A Trecastagni, ai piedi del Monte Gorna, uno dei crateri spenti del versante orientale dell’Etna, lo spettacolo delle vigne che si arrampicano sui terrazzamenti in pietra lavica, tra boschi, terra bruna e il grande guardiano di fuoco che domina l’orizzonte è un’istantanea che il viaggiatore difficilmente può dimenticare.

Qui, dove la sabbia vulcanica si mescola alla pomice, il ripiddu come la chiamano gli etnei, il suolo respira, drena e nutre, regalando alle piante una linfa ricca di minerali.

A oltre 700 metri di altitudine l’escursione termica tra giorno e notte scolpisce uve di straordinaria freschezza e complessità aromatica da cui nascono vini di montagna con un’anima profondamente mediterranea.

È in questo scenario, condito da un alone di magia, che nel 1898 prende forma la storia di Cantine Nicosia, con l’apertura della prima bottega di vino del paese da parte del capostipite della dinastia di vignaioli, Francesco. Un inizio che ha segnato l’avvio di un lungo cammino familiare, cresciuto negli anni fino a diventare una delle realtà più riconosciute e dinamiche del vino siciliano. 

La vera trasformazione arriva alla fine del Novecento, con Carmelo Nicosia, che rilancia il progetto di famiglia con una visione moderna: amplia e ristruttura i vigneti sull’Etna e a Vittoria, investe in una cantina tecnologicamente avanzata e avvia un percorso orientato alla qualità, alla valorizzazione del territorio e al rispetto per l’ambiente.

“Un episodio che mi ha segnato è legato proprio a mio padre – racconta Graziano Nicosia, oggi in prima linea nella gestione insieme al fratello Francesco –. Era determinato a essere pioniere nell’abbracciare la sostenibilità, quando ancora era un tema marginale. Una volta gli chiesi perché tutta quella urgenza e mi rispose che se avesse fatto le cose per bene gli altri lo avrebbero seguito. È una lezione che mi accompagna ancora oggi.” 

“La nostra impresa è frutto di cinque generazioni di lavoro e visione – prosegue –. Ho ereditato il rispetto per la terra e la convinzione che il vino sia espressione di un luogo e di una comunità. Quello che ho voluto aggiungere è un approccio più aperto al mondo, capace di innovare senza perdere le nostre radici.” 

da sinistra: Francesco Graziano la madre Grazia e il padre Carmelo

Uno sguardo al passato e la tensione verso le sfide future si intrecciano così in un progetto attento all’ambiente, all’identità dei vitigni autoctoni e a una produzione sempre più consapevole. 

I vigneti e la produzione

I vigneti storici di Monte Gorna, completamente ripristinati circa quindici anni fa, ospitano le varietà simbolo dell’Etna DOC: Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio per i rossi, Carricante e Catarratto per i bianchi. Alcune parcelle conservano ancora l’antico impianto ad alberello, testimonianza viva della viticoltura eroica che da secoli scolpisce i pendii del vulcano. 

Oltre a Monte Gorna, l’azienda coltiva vigne anche a Monte San Nicolò, Ronzini, Zafferana Etnea, Santa Venerina e Linguaglossa con rese contenute intorno ai 60/70 quintali per ettaro. Una scelta che privilegia l’equilibrio agronomico e l’espressione autentica del territorio.

Contiamo 45 ettari sull’Etna, 60 a Vittoria e 18 a Noto – spiega Graziano – una distribuzione che riflette la nostra volontà di rappresentare la ricchezza dei territori siciliani. Oltre ai vigneti di proprietà abbiamo anche alcuni storici conferitori. L’export è un capitolo più recente ma strategico: in appena dieci anni è arrivato a pesare circa il 35% del nostro business. Negli ultimi anni abbiamo registrato una forte crescita negli Stati Uniti, in Canada, in Giappone e in Svezia, mentre tra i mercati emergenti si stanno rivelando molto promettenti quelli del Sud-Est asiatico. L’Etna, essendo un vulcano attivo e conosciuto in tutto il mondo, ha un brand naturale fortissimo e riconoscibile, che facilita il racconto dei nostri vini.”

La produzione etnea si attesta intorno alle 350.000 bottiglie l’anno. Includendo gli altri territori, la cifra complessiva raggiunge 1,5 milioni, espressione di una Sicilia vitivinicola plurale ma coerente.

Etna Days: il racconto del vulcano, tra calice e cucina

Nel contesto degli Etna Days, Cantine Nicosia ha scelto di raccontare la propria identità attraverso un’esperienza che unisce territorio, vino e ospitalità. Una formula semplice e coinvolgente: una degustazione guidata per esplorare stile e filosofia produttiva, seguita da un percorso gastronomico all’Osteria di Cantine Nicosia, ideato per esaltare al meglio le caratteristiche delle diverse linee. 

Il viaggio sensoriale parte dalla linea Contrade dell’Etna. I bianchi, dominati dal Carricante, offrono profumi agrumati e floreali, una freschezza decisa e una sapidità netta. I rossi, guidati dal Nerello Mascalese, si distinguono per il frutto croccante, le spezie leggere e tannini levigati: vini limpidi, riconoscibili, capaci di restituire il carattere del vulcano.

La seconda tappa è dedicata alle bollicine “Sosta Tre Santi”, il volto più luminoso e conviviale dell’Etna. Metodo classico da uve autoctone: dal blanc de noir di Nerello Mascalese alla vivacità floreale del Carricante, fino alle edizioni a lunga sosta sui lieviti, dove cremosità e freschezza si fondono con la spina salina tipica dei suoli lavici. (foto 10 bis)

Come culmine dell’esperienza arrivano i Cru “Vecchie Viti” di Monte Gorna, la massima espressione della cantina: vini di parcella, frutto di rese limitate, attenzione sartoriale e tempo. Il bianco incarna la lama tagliente del vulcano; il rosso ne restituisce il lato più essenziale ed elegante.

“I bianchi raccontano l’influenza marina e l’acidità vibrante del versante sud-est, i rossi l’eleganza del territorio, e persino gli spumanti aggiungono una voce al racconto del vulcano – osserva Graziano – ma se dovessi scegliere un vino capace di racchiudere tutte queste sfumature, direi l’Etna Bianco Contrada Monte Gorna: fresco, strutturato, sapido, complesso e profondamente identitario.” 

All’Osteria, il menu costruisce un dialogo coerente tra bicchiere e paesaggio: ingredienti locali, alcuni dei quali presidio Slow Food, cotture misurate, erbe spontanee dell’Etna, una sapidità che risponde a quella dei vini. Il risultato è un racconto sensoriale dove la filosofia della cantina (rispetto per il luogo, espressività pulita, eleganza senza orpelli) si traduce in un’esperienza condivisa e concreta. 

“Restare fedeli alla nostra identità è la chiave, anche quando ci rivolgiamo al mondo – conclude Graziano –. Valorizziamo i vitigni autoctoni, i metodi tradizionali e investiamo nella formazione: ogni persona che racconta Cantine Nicosia deve sapere da dove veniamo. Se siamo in Giappone, abbiniamo i nostri vini alla cucina locale, ma il cuore resta lo stesso. La Sicilia si racconta sempre, in ogni calice.”

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