Da Oxford una proposta per tassare la carne rossa
Ha fatto molto discutere anche qui in Italia una recente ricerca dell’Università di Oxford pubblicata sulla rivista Plos One che propone di tassare la carne rossa per compensare il costo sociale delle malattie di cui è causa.
Secondo la ricerca, infatti, il consumo eccessivo di carne può causare malattie come il diabete, complicazioni cardiologiche e infine addirittura il cancro; curare queste malattie rappresenta un costo per la società che una tassa compenserebbe, scoraggiandone al contempo il consumo, che nei paesi ricchi è di una porzione al giorno.
La ricerca dell'Università di Oxford evidenzia come le malattie legate alle carni rosse costano 285 miliardi di dollari; un costo che si potrebbe contenere con l’imposizione di una tassa del 20% sulla carne non lavorata, come ad esempio le bistecche, e del 110% su carni lavorate come insaccati, salsicce e pancetta.
L'obiettivo sarebbe, attraverso soluzioni fiscali di far calare il consumo medio a due porzioni a settimana; gli introiti delle tasse verrebbero come detto utilizzati per compensare spese sanitarie e, inoltre, si potrebbero evitare 220.000 decessi l'anno.
Le carni rosse sono un alimento posto sotto la lente di ingrandimento già da tempo; l'Organizzazione mondiale della sanità nel 2015 ha dichiarato la carne rossa lavorata cancerogena e quella non lavorata potenzialmente cancerogena. Di risposta, lo scorso settembre l'Onu sotto spinta di alcuni stati membri ha approvato un documento in cui afferma che non esistono "cibi sani o insalubri" ma "diete sane o insalubri". Ma la stessa Onu ha allo studio un progetto di sette paesi membri, tra i quali la Francia per l'adozione di politiche fiscali e regolatorie per "cibi e bevande insalubri".
Sulla ricerca inglese ha espresso la sua opinione Coldiretti che ritiene inaccettabile una tassa per scoraggiare gli acquisti di carne.
Un corretto regime alimentare –sostiene l'Associazione– si fonda sull’equilibrio nutrizionale tra i diversi cibi consumati e non va ricercato sullo specifico prodotto. Non esistono cibi sani o insalubri, ma solo diete più o meno sane.
Il consumo medio annuo in Italia di carne (pollo, suino, bovino, ovino) è sceso peraltro ai livelli di 79 chilogrammi pro-capite, tra i più bassi in Europa dove i danesi svettano a quasi 110 kg e negli Usa si arriva a oltre 200 kg.
In Italia, tra l'altro si assiste a una decisa svolta verso la qualità, con il 45% degli Italiani che privilegia quella proveniente da allevamenti italiani, il 29% sceglie carni locali e il 20% quella con marchio Dop, Igp.
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