Dazi USA: salvi i prodotti alimentari dalla presunta stangata
UIV: Vino italiano ancora salvo per 180 giorni
“Il vino italiano sopravvive alla roulette “americana” del carosello. Tiriamo un sospiro di sollievo e prendiamo fiato almeno per 180 giorni, termine entro il quale il governo americano potrà nuovamente rimescolare le carte sui dazi. Il risultato positivo di quest’oggi è stato raggiunto anche grazie al lavoro delle istituzioni italiane, che voglio ringraziare, che hanno dato vita a innumerevoli azioni di sensibilizzazione verso l’Amministrazione USA a difesa del mondo del vino italiano”. dichiara Ernesto Abbona, presidente di Unione Italiana Vini. “Il problema dei dazi non si risolve certo con la decisione di oggi – afferma Paolo Castelletti segretario generale di UIV – e continuerà a occupare la nostra agenda politica delle prossime settimane. I dazi sono ancora in vigore per una parte molto sensibile dell’agrifood italiano, così come resta penalizzata la maggior parte del vino europeo. Il fatto che l’agricoltura e il nostro settore paghino una disputa sul settore aerospaziale che sta portando perdite di business e investimenti nel mondo del vino, è estremamente preoccupante e genera incertezza anche per le aziende di quei settori, come il vino italiano, che al momento non sono toccati dalle tariffe”. Da qui la necessità di proseguire nel dialogo con il governo Trump per incoraggiare un processo di distensione delle relazioni transatlantiche. Unione Italiana Vini si appella in primis alla Commissione Europea affinché “trovi un accordo nel brevissimo periodo con gli Stati Uniti per risolvere la questione Airbus – continua Castelletti – ma chiediamo anche ai governi dell'UE e degli Stati Uniti di costruire un’agenda positiva sul commercio, aprendo ulteriormente l'accesso ai rispettivi mercati per il settore vitivinicolo e rimuovendo tutte le tariffe sul vino, nella logica del principio "zero for zero". Un ringraziamento particolare – conclude Castelletti – “al presidente Abbona e al Consiglio nazionale di UIV che hanno supportato la struttura confederale nel concretizzate le incessanti azioni a difesa dei vini italiani”.Federalimentare: “Scampato pericolo di aumento, ma il Made in Italy è un’eccellenza da tutelare”
“Federalimentare non può che tirare un sospiro di sollievo - ha detto il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio - per lo scampato pericolo di una maggiorazione o espansione dei dazi Usa sui prodotti agroalimentari italiani e per questo dobbiamo ringraziare il governo e in generale il sistema politico e la commissione Europea che si sono adoperate al massimo per disinnescare questi rischi”. “I formaggi, gli aperitivi, i liquori e alcune lavorazioni del suino sono ancora purtroppo dentro il perimetro colpito – lamenta Vacondio – e questo rimane un fatto grave per due motivi. Riesce difficile accettare che l’Italia, estranea al contenzioso Airbus, sia stata comunque coinvolta dalle ritorsioni americane. E riesce difficile accettare che il mirino USA abbia puntato nel nostro Paese, in modo praticamente esclusivo, il food and beverage”. “Tuttavia - ha aggiunto il presidente - i nostri prodotti hanno tenuto e di questo dobbiamo ringraziare il know how dei nostri imprenditori: l’export Made in Italy in Usa infatti, nonostante le imposizioni daziarie già applicate ha fatto registrare un +11% nel dicembre 2019 rispetto al dicembre 2018”. “Numeri che dimostrano quello che abbiamo detto dall’inizio e cioè che le nostre eccellenze sono riconosciute in tutto il mondo e vengono apprezzate e acquistate per la loro ineguagliabile qualità”. “Questo tuttavia non elimina le preoccupazioni per un settore che, secondo le recenti performance produttive, si trova con un mercato interno stagnante e legato mani e piedi alla spinta dell’export. In particolare, proprio alla capacità di assorbimento di un mercato ricco e promettente come quello USA. Il fatto che esso sia riuscito a chiudere comunque il 2019 con una espansione del nostro export di settore pari al +11% la dice lunga sulle sue potenzialità” – conclude Vacondio.
Filiera Italia: “Italia salva da ultimo giro ma non abbassi la guardia”
“Una buona notizia per tutto il settore” dice Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia. “Un mercato necessario, strategico e non sostituibile per il nostro export” continuano da Filiera Italia parlando dello sbocco americano che oggi, pur gravato da dazi al 25% sulle principali eccellenze (come olio, salami e formaggi a pasta dura) vale comunque, stando agli ultimi dati Istat appena diffusi, 4,5 miliardi di euro e si posiziona al primo posto nei mercati extraeuropei e comunque al secondo posto in assoluto, con un tasso di crescita a due cifre, che ha visto aumentare nel 2019 le nostre esportazioni verso quel paese, del + 11,1% rispetto al 2018. Una crescita a passo spedito confermata anche dalle analisi sul posizionamento competitivo delle importazioni agroalimentari effettuate sui dati 2018 che vedono l’industria alimentare italiana al 4° posto come paese fornitore per gli USA dopo Canada, Messico e Francia, al 6° posto per l’agroalimentare comprendendo il settore primario e con posizioni di spicco sul settore lattiero-caseario e sui formaggi dove per esportazioni il nostro paese è al 1° posto in assoluto, nonostante le sofferenze per imitazioni e contraffazioni. Bene anche gli spumanti dove l’Italia è al 2° posto e sta riprendendo terreno sui francesi, di tutto riguardo, infine, il comparto delle carni preparate dove siamo al 3° posto dando un importante distacco al 4° classificato, la Nuova Zelanda.
“Resta ancora molto da fare - prosegue Scordamaglia - soprattutto in termini di difesa delle nostre eccellenze contro l’Italian sounding. Un plauso al governo e all’ultima missione del sottosegretario al Mae, Scalfarotto, durante la quale era stato chiesto il supporto del congresso Usa” dice ancora Scordamaglia e conclude “Va bene tirare un sospiro di sollievo ma resta importante continuare a sedersi ai tavoli di negoziazione bilaterale in parallelo con i negoziatori dell’Ue”.