Denominazioni della carne, l’UE dice no ai termini per i prodotti vegetali

Il Parlamento Europeo approva il divieto di termini tradizionali della carne per prodotti vegani. Settore plant-based in allarme

9 Ottobre 2025 - 13:42
Denominazioni della carne, l’UE dice no ai termini per i prodotti vegetali

ATTUALITÀ - Il Parlamento europeo ha dato il via libera all'emendamento che impedisce l'utilizzo di denominazioni tipiche della carne, come "burger", "bistecca" o "salsiccia", per descrivere alimenti di origine vegetale. La decisione, inserita nella revisione del regolamento Ocm, rappresenta un cambiamento significativo nella comunicazione alimentare europea e un successo per le organizzazioni del settore agricolo e zootecnico. L'emendamento è stato presentato dalla relatrice Céline Imart, eurodeputata del Partito Popolare Europeo.

La nuova disciplina delle etichette

Secondo la normativa approvata, le terminologie storicamente legate alla carne saranno riservate esclusivamente agli alimenti di derivazione animale. Il provvedimento amplia le limitazioni già esistenti per denominazioni tutelate quali "prosciutto" o "bacon". Di conseguenza, le aziende produttrici dovranno eliminare dalle confezioni formulazioni come "burger vegetale" o "salsiccia vegana", con l'obiettivo dichiarato di garantire maggiore trasparenza informativa ai consumatori. La normativa entrerà in vigore a partire dal 2028, quando si concluderà l'intero iter legislativo europeo.

Posizioni contrapposte sul provvedimento

I sostenitori dell'emendamento, tra cui diversi eurodeputati appartenenti al Partito Popolare Europeo, motivano la scelta con l'esigenza di salvaguardare la chiarezza comunicativa e proteggere un vocabolario radicato nella tradizione culinaria del continente. "Non è una battaglia contro il vegetale, ma per la correttezza dell'informazione", hanno dichiarato fonti vicine alla Commissione Agricoltura come riporta Cibus Link.

Le realtà rappresentative del settore plant-based esprimono invece forte contrarietà, considerando il divieto un ostacolo all'innovazione e una misura superata rispetto all'evoluzione del mercato, che registra una crescita consistente. "I consumatori non sono confusi: sanno benissimo cosa comprano", ha commentato Rafael Pinto, portavoce dell'European Vegetarian Union. Secondo un'azienda tedesca del settore, il rebranding di circa 60 prodotti potrebbe costare milioni di euro, con il rischio concreto di perdere fino al 20% della clientela.

Iter normativo e impatto economico

La votazione di Strasburgo si pone in contrasto con l'orientamento della Corte di Giustizia dell'Unione Europea, che nel 2024 aveva ritenuto ammissibile l'impiego di termini quali "steak" o "sausage" per i prodotti vegetali, a condizione che non risultassero ingannevoli per i consumatori. I negoziati tra Parlamento, Consiglio e Commissione europea prenderanno avvio martedì 14 ottobre, quando verranno definite le modalità operative della nuova disciplina.

Il provvedimento, che richiama un analogo tentativo bocciato nel 2020, evidenzia un orientamento più conservatore dell'attuale legislatura europea e apre un dibattito tra tutela delle tradizioni alimentari e dinamiche di mercato. In Italia, secondo dati Circana, il mercato dei prodotti plant-based ha raggiunto un valore di 639 milioni di euro nel 2024, con oltre 15 milioni di famiglie che hanno acquistato questo tipo di alimenti. Per l'industria europea del settore, valutata oltre 6 miliardi di euro e in espansione, la decisione costituisce un rallentamento che potrebbe influire sul percorso verso modelli alimentari orientati alla sostenibilità.

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