FRoSTA e Legambiente hanno inaugurato il Giardino dei Ghiacciai
Nasce nel Parco del Gran Paradiso il progetto voluto da FRoSTA e Legambiente in difesa del freddo e della natura.
È nato nel Parco Nazionale del Gran Paradiso il Giardino dei Ghiacciai, un’azione concreta in difesa dell’ambiente, inaugurato da FRoSTA, azienda di riferimento nel settore dei surgelati, da anni impegnata nella ricerca e nello sviluppo di prodotti e processi di produzione sempre meno impattanti a livello ambientale, insieme a Legambiente.
Il progetto, realizzato con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano e in collaborazione con il Parco Nazionale del Gran Paradiso, è un intervento con valenze sociali, ambientali, scientifiche e culturali, che avviene in un luogo significativo come il Parco del Gran Paradiso (che nel 2022 festeggerà il suo centenario, è stato il primo parco naturale d’Italia) e in un momento rilevante come la tappa finale della seconda Carovana dei Ghiacciai.
FRoSTA, insieme a Legambiente anche in questa edizione della Carovana, ha voluto esserne parte attiva per porre l’attenzione sulla salvaguardia dei ghiacciai, elemento fondamentale per l’equilibrio del pianeta. Valori a cui da sempre FRoSTA è legata poiché ha deciso di produrre cibo in maniera naturale e rispettosa dell’ambiente, sposando la scelta di essere 100% naturale e mettendo al centro della propria filosofia aziendale il rispetto per l’equilibrio del pianeta.
A inaugurare il Giardino dei Ghiacciai è stato Felix Ahlers CEO di FRoSTA AG: “In FRoSTA pensiamo che faccia parte della responsabilità di ogni impresa impegnarsi nella tutela della natura, dei ghiacciai, delle foreste, dei parchi naturali. Come azienda abbiamo un grande interesse a far sì che la natura sia protetta, perché senza la natura i nostri prodotti non possono esistere. Per questo vogliamo aumentare ulteriormente il nostro impegno in difesa dell’ambiente e siamo contenti di far parte del progetto di Legambiente”.
Con questa azione sono stati recuperati i sentieri e le iscrizioni storiche incise negli ultimi 150 anni ai bordi dei ghiacciai del Gran Paradiso, lungo la Valnontey, per segnarne il limite e analizzarne il ritiro, e che nel tempo sono parzialmente scomparse. Grazie alle ricerche del Comitato Glaciologico italiano e a questa iniziativa di valorizzazione, i segnali sono stati ritrovati e oggi nuovamente accessibili e visibili sia agli studiosi, sia ai visitatori del Parco.
Il percorso tra i segnali crea dunque un vero e proprio sentiero, il Giardino dei Ghiacciai, che trasforma un’eredità scientifica in un patrimonio culturale sul cambiamento climatico. Una targa esplicativa è stata posta all’ingresso del Parco per dare informazioni sul progetto ai visitatori e attraverso un QR code, conduce a ulteriori approfondimenti.
Il progetto è impreziosito da Segnali dal Corpo Glaciale opera d’arte diffusa realizzata da Andrea Caretto e Raffaella Spagna, artisti contemporanei che esplorano il confine tra arte, ambiente e paesaggio ed espongono in musei, gallerie e istituzioni pubbliche e private, in Italia e all’estero. L’opera è composta da cinque rocce su cui sono state incise altrettante parole che invitano i visitatori alla riflessione sul corpo glaciale, al suo passato e ai suoi possibili futuri: limite, istante, emissario, distacco e segnali. Le rocce sono poste a fianco delle incisioni storiche ritrovate e recuperate. Sempre lì saranno successivamente collocate delle piccole sculture in bronzo, frutto di una performance artistica di ceromanzia tenutasi in occasione dell’inaugurazione, in cui gli artisti hanno posto delle domande al ghiacciaio che “ha risposto” con delle piccole sculture di cera rappresa nell’acqua della sorgente posta alla sua base.
In occasione dell’inaugurazione inoltre si è tenuta una performance musicale di Alessandro Zolt, musicista e antropologo, che ha raccontato come lo scacciapensieri, strumento musicale cordofono a pizzico associato nell’immaginario collettivo soprattutto alle terre del sud Italia, è invece fortemente legato alle Alpi, in particolare la Valsesia, dove è stato prodotto per oltre 300 anni fino al XIX secolo.
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