Il piacere del passato. Il ristorante Paoli di Firenze regala francobolli e cartoline ai suoi clienti
Il ristorante fiorentino Paoli declina in modo inusuale la sua antica vocazione per l'ospitalità offrendo ai clienti cartoline e francobolli per spedire un messaggio da Firenze
In tempi di social media, Instagram e selfie, le cartoline stanno diventando ormai obsolete: quelle che una volta erano il modo più diffuso per far sapere ad amici e parenti che si era andati in vacanza, oggi rimangono testimonianze di un tempo che non c'è più, andando ad affollare le bancarelle di tabaccherie e negozi di souvenir. Ma c'è chi sta provando a “recuperare” le cartoline, sottraendole all'oblio: sono i titolari di uno storico ristorante fiorentino, il Paoli, che hanno deciso di regalare alla loro clientela (in gran parte internazionale) stampe d'epoca raffiguranti la città del David e i suoi luoghi più suggestivi, offrendo loro in omaggio persino il francobollo per affrancarle. Non solo: gli imprenditori hanno anche sistemato una cassetta delle lettere proprio all'esterno del ristorante, in modo da semplificare al massimo l'operazione di scrittura e spedizione della cartolina.
Perché?: “L'idea ci è venuta – spiegano – quando abbiamo ritrovato antiche cartoline che raffiguravano il ristorante (il più antico di Firenze, dal momento che ha aperto i battenti nel 1827 e da allora non ha mai interrotto l'attività), e abbiamo pensato che forse anche nell'era degli smartphone potesse esserci un angolo per questi oggetti: il nostro obiettivo era quello di aiutare le persone a ricominciare a scrivere a mano, a riscoprire il gusto di lasciare un messaggio attraverso un canale 'antico'. Abbiamo notato come tante persone, italiani e stranieri, abbiano perso la capacità di una scrittura immaginifica. Allo stesso modo, tanti hanno dimenticato il piacere di raccontare un'esperienza con parole e idee personali, senza ricorrere a filtri social”.
Quella delle cartoline non è l'unica iniziativa singolare allestita dai titolari del Paoli: seguendo l'usanza dell'epoca, il ristorante di via dei Tavolini - tra il Duomo e Palazzo Vecchio – nel corso dei secoli ha mantenuto il suo “libro degli ospiti” in cui i commensali lasciavano una firma, un ricordo, un aneddoto o una testimonianza del loro passaggio. Tra le circa duecento firme che testimoniano il passaggio in via dei Tavolini di alcune delle personalità più illustri degli ultimi due secoli, da Carlo Collodi in poi, rimane traccia anche di alcune ricette del 1827 riportate alla luce proprio attraverso un lavoro di ricerca nel libro degli ospiti (come i “fagioli con la sorra” accompagnati dalla bottarga o dal caviale). “Se una volta nei messaggi gli ospiti si dilungavano nei loro scritti, e non era inusuale trovare anche disegni e schizzi – continuano gli imprenditori – oggi al massimo si lascia una firma, un complimento e poco più”. Da qui l'idea di rinverdire i fasti del passato coinvolgendo le scuole d'arte e invitando i giovani talenti a lasciare un segno dopo aver offerto loro il pranzo: “Abbiamo fatto un accordo con gli istituti d'arte per cui gli studenti vengono al ristorante, mangiano ed esprimono le proprie impressioni sul libro degli ospiti”.
Con queste due iniziative, il ristorante Paoli declina in modo inusuale l'antica vocazione dell'ospitalità. E dire che si contano sulla dita di una mano, i ristoranti fiorentini che hanno iniziato a lavorare prima che venisse raggiunta l'unità d'Italia. Sono ancora meno quelli che dal momento della loro fondazione a oggi non hanno mai cambiato sede o interrotto la propria attività, né durante l'alluvione del '66 né nel periodo delle guerre mondiali. In questo circolo ristrettissimo trova posto il ristorante Paoli, per il quale non è un eufemismo, descriverne la posizione nel cuore di Firenze: una mappa della città del 1843, infatti, indica proprio quel tratto di via dei Tavolini come il centro geometrico della Firenze dell'epoca. Inaugurato da Pietro Paoli nel 1827 nel quartiere dei Lanaioli (i “tavolini” che danno il nome alla via erano quelli su cui venivano esposte le merci in vendita) in un fondo che ospitava un antenato degli attuali centri commerciali naturali, il locale era nato come pizzicheria e in seguito, dietro le richieste degli avventori, trasformato in gastronomia prima e in ristorante poi.
Passato nelle mani del Cesare, il Paoli è stato portato avanti dalla stessa famiglia fino all'inizio del Novecento, e dopo essere stato gestito da un volto noto della ristorazione fiorentina come Aurelio Fontani, soltanto da pochi anni è stato acquistato dal gruppo imprenditoriale fiorentino che fa capo alla Trattoria dall'Oste, con l'obiettivo di rinverdire i tempi di quando il Paoli era frequentato da residenti e turisti sia per la qualità della cucina sia per la particolarità degli ambienti, che richiamano la Firenze del Trecento. Se oggi fa parte dell'élite dei locali storici d'Italia non c'è da stupirsi. In fondo, appena varcata la soglia del ristorante Paoli si ha la netta impressione di fare un tuffo nel passato, ritrovandosi – tra panche in legno, stemmi araldici dei Comuni toscani e antichi motti scritti sulle pareti, impreziosite da dipinti murali - nelle atmosfere del Decamerone. Non a caso, accanto alle vedute della Firenze del Trecento si trovano alcune tele che mostrano episodi tratti dalle novelle del capolavoro di Boccaccio.
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