Il sogno di Gorgona, l’isola penitenziario dove il vino si fa speranza

A Gorgona, ultima isola penitenziario di Italia e d’Europa, un progetto per il reinserimento dei detenuti mette al centro la cura della vigna e dei suoi frutti con la produzione di un vino divenuto simbolo di speranza e riscatto

16 Giu 2023 - 12:18
Il sogno di Gorgona, l’isola penitenziario dove il vino si fa speranza

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La terra può insegnare, il sole può dare corpo alla volontà, la vigna può restituire il senso e il premio dell’attesa, il vino può essere simbolo di redenzione e riscatto. Da questo credo dieci anni fa è nato un progetto che ha preso corpo in un luogo magico e dall’atmosfera surreale, la bella e inaccessibile Gorgona, la più piccola delle perle dell’arcipelago toscano a 20 miglia ad ovest di Livorno, ultima isola penitenziaria in Italia e in Europa nata come succursale di Pianosa nel 1869. Con il suo piccolo e coloratissimo borgo ormai disabitato, le rocce accarezzate dal vento marino, la natura selvaggia, i profumi della macchia mediterranea, luogo dalla potenza trasformativa, non solo per la sua incontaminata bellezza sfuggita alla antropizzazione più spinta in virtù della sua destinazione, ma anche e soprattutto grazie alla piena realizzazione della sua missione di terra di redenzione, Gorgona offre una atmosfera catartica ai 75 detenuti ospitati dall’istituto di pena. Sono uomini (le donne non sono ammesse) che si sono macchiati di reati gravi, premiati per la buona condotta ma con ancora un debito da scontare verso la società. Trascorrono la maggior parte della giornata al di fuori delle celle, coordinati da 20 agenti di polizia penitenziaria.

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Photo Credit: https://www.frescobaldi.com/

Una vita all’aria aperta dove la responsabilità prende il posto della passiva applicazione delle regole di un qualunque carcere: qui chi sbaglia e non ha voglia di lavorare viene allontanato senza indugio. I detenuti si occupano degli animali, lavorano la terra, gestiscono gli orti e le vigne, un impegno quotidiano dietro la guida di agronomi ed enologi esperti che non solo consente loro di fare proprio un mestiere ma anche di vedersi riconosciuto uno stipendio, preparandosi ad un auspicato reinserimento nella società. Il progetto, nato nel 2012 dalla collaborazione tra l’Istituto di Pena dell’isola, all’epoca guidato dalla direttrice Maria Grazia Giampiccolo, e l’azienda vitivinicola Frescobaldi ha dato evidenza di quanto sia potente il contatto con la natura ma anche l’impegno nel costruire una professionalità per allontanarsi dalla mentalità criminale, come dimostra il numero di casi di recidiva (30%) molto più basso rispetto alle altre carceri italiane (70%). Nella vigna di due ettari piantata nel 1999 esposta ad est e protetta dai venti, dove la coltivazione è dedicata prevalentemente ai vitigni Vermentino e Ansonica con pochissimi filari di Sangiovese e Vermentino Nero, tutti allevati in regime biologico, i detenuti alle dipendenze di Frescobaldi e coordinati dall’enologo Federico Falossi, si occupano della manutenzione del terreno, della costruzione e dell’adeguamento dei terrazzamenti e dei muretti a secco, della raccolta delle uve che avviene manualmente. Seguono anche la vinificazione in una micro cantina che può contare su vasche in acciaio e barrique usate, due pompe e una pressatrice, dotazioni messe a disposizione dall’azienda vitivinicola toscana. Dal loro impegno nascono oggi due vini, il Gorgona Bianco, a base di Vermentino e Ansonica, prodotto in 9.000 esemplari, divenuto ormai ricercatissimo sia in Italia che all’estero, venduto dagli Stati Uniti al Giappone e il Gorgona Rosso, prodotto in 800 esemplari, blend di uve Sangiovese e Ansonica nero, il ricavato delle cui vendite viene devoluto all’istituto penitenziario.

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Photo Credit: https://www.frescobaldi.com/

Vini dall’eleganza sartoriale, che non sono solo espressione di un territorio ma anche il frutto del lavoro di una squadra che si è progressivamente allargata, coinvolgendo Andrea Bocelli, che ha scritto e firmato il testo dell’etichetta celebrativa della prima annata 2013, Simonetta Doni designer ideatrice del concept creativo, e Giorgio Pinchiorri che con la cucina della sua rinomata Enoteca tre stelle Michelin promuove il patrimonio enogastronomico dell’isola di Gorgona. I vini della seconda possibilità, simbolo di libertà, nei cui sapori e profumi si ritrovano l’amore per l’isola, i sentori della brezza marina, la dedizione dell’uomo, l’essenza di una terra e di un progetto che non smette di regalare emozioni e di far coltivare la speranza di un futuro migliore. Perché a Gorgona l’art. 27 della costituzione non è solo una scritta che campeggia sulle mura alte del borgo antico ma una promessa, che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità ma devono tendere alla redenzione del condannato”.

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