Invenduto natalizio: un miliardo di tonnellate di cibo sprecato. Le soluzioni della circular economy

L'invenduto natalizio pesa sulla filiera dolciaria: oltre 1 miliardo di tonnellate sprecate all'anno. Ecco 5 trend emergenti segnalati da Regardia.

17 Dic 2025 - 08:58
Invenduto natalizio: un miliardo di tonnellate di cibo sprecato. Le soluzioni della circular economy

CRONACA PER L'IMPRESA - Le festività natalizie generano eccedenze alimentari significative nel comparto dolciario: panettoni, cioccolatini, biscotti e snack confezionati vengono realizzati in volumi elevati per soddisfare la domanda concentrata di poche settimane, ma quote rilevanti rimangono invendute. Secondo ECR Retail Loss, organismo internazionale di ricerca nel retail, ogni anno si sprecano globalmente oltre un miliardo di tonnellate di cibo, con costi stimati superiori ai 90 miliardi di euro per l'intera catena del valore. Per il settore dolciario, dove la produzione si concentra a dicembre, l'impatto economico può raggiungere l'1,8% del fatturato, tra sconti, redistribuzione, smaltimento e logistica, cui si aggiungono immobilizzazioni di capitale, inefficienze operative e conseguenze ambientali.

Dietro i numeri delle vendite natalizie emerge una criticità strutturale: l'invenduto non rappresenta solo un problema operativo, ma una voce di costo rilevante che incide direttamente sulla redditività delle imprese. Lo studio di ECR Retail Loss evidenzia come i retailer che riuscissero a dimezzare questi costi nascosti potrebbero incrementare i profitti oltre il 20%. Prodotti perfettamente idonei al consumo restano sugli scaffali, generando spese aggiuntive e sprechi di risorse che pesano sull'equilibrio economico e ambientale dell'intera filiera, dal produttore al distributore.

La gestione delle eccedenze si configura quindi come leva strategica per la competitività aziendale, non più come questione marginale. Sempre più operatori adottano modelli industriali continuativi per affrontare il fenomeno in modo strutturato. Tra questi si posiziona Regardia, player di riferimento in Italia nella circular economy, specializzato nel recupero degli ex-prodotti alimentari e nella loro trasformazione in risorse attraverso processi industriali dedicati. Mediamente, oltre 165.000 tonnellate all'anno di surplus alimentare e concentrato solubile di frumento vengono preservate nella filiera dei mangimi, evitando lo spreco di materiali ancora valorizzabili.

Le eccedenze, invece di essere avviate allo smaltimento, vengono selezionate, trattate e reinserite nel ciclo produttivo come materie prime per la mangimistica e come matrici per bioenergie. Questo approccio riduce il ricorso a risorse vergini e alleggerisce i costi logistici e ambientali legati all'invenduto. Le aziende possono così limitare le perdite economiche derivanti dallo stock fermo, contenere i costi di gestione e trasformare una criticità operativa in una risorsa gestibile e quantificabile.

"Oggi il vero tema non è più se gestire l'invenduto, ma come farlo in modo strategico" – spiega Paolo Fabbricatore, Group CEO di Regardia – "Ogni prodotto fermo in magazzino rappresenta un costo finanziario, un rischio operativo e una perdita di valore. Approcci strutturati permettono di ribaltare questa logica: trasformare l'eccedenza in opportunità concreta genera benefici economici e ambientali lungo tutta la filiera. Ridurre gli sprechi significa intervenire direttamente sui margini, sull'efficienza operativa e sulla solidità del business."

La rilevanza del fenomeno emerge ancora più chiaramente considerando le dimensioni del mercato dolciario: secondo il report Confectionery Worldwide 2025 di Statista, il settore genera 531 miliardi di euro di fatturato annuo a livello globale. I prodotti da forno e pasticceria rappresentano la categoria principale, seguiti da cioccolato, dolciumi e gelati. L'Europa occidentale copre circa un terzo del mercato mondiale, precedendo Nord America (22%) e Asia-Pacifico (14%). In un comparto di queste proporzioni, anche percentuali minime di eccedenze producono impatti economici significativi lungo tutta la filiera.

Il divario tra il valore complessivo del settore e i costi nascosti legati all'invenduto evidenzia come la gestione delle eccedenze non sia un aspetto secondario, ma un elemento strutturale dell'equilibrio economico del comparto. Adottare modelli efficienti e sostenibili significa non solo contenere gli sprechi, ma rafforzare la competitività e la resilienza dell'intera filiera.

Di fronte a questa sfida, le imprese stanno implementando strategie strutturate per recuperare valore dall'invenduto, trasformando eccedenze che altrimenti costituirebbero una perdita in opportunità concrete. La gestione intelligente non riguarda più esclusivamente la riduzione dello spreco, ma si sta evolvendo verso approcci integrati che combinano efficienza operativa, sostenibilità e innovazione. Tra i principali trend emergenti:

Mangimistica animale: i prodotti dolciari invenduti vengono selezionati e convertiti in ingredienti sicuri e nutrienti per mangimi, contribuendo a ridurre i costi delle materie prime e l'impatto ambientale della filiera.

Donazioni a enti benefici: le eccedenze alimentari vengono redistribuite a organizzazioni caritative, offrendo un vantaggio sociale e riducendo sprechi e costi di smaltimento.

Reimmissione sul mercato: alcune aziende utilizzano canali alternativi come outlet o promozioni dedicate, trasformando i prodotti invenduti in vendite aggiuntive senza intaccare il prezzo pieno.

Trasformazione in nuovi prodotti o ingredienti secondari: l'invenduto può essere convertito in nuove linee di prodotti o materie prime per altre produzioni, valorizzando risorse altrimenti perse.

Conversione in compost o bioenergie: gli scarti non utilizzabili a fini alimentari e non declassabili ad uso zootecnico possono essere destinati a produzione di compost o energia rinnovabile, chiudendo il cerchio della circolarità e riducendo l'impatto ambientale complessivo.

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