La colazione non è mai costata così tanto, ecco perché.
Un'analisi del Financial Times rileva un aumento dei costi di tutti i prodotti consumati durante la prima colazione
Un'analisi del Financial Times riprese dal Corriere della Sera evidenzia come tutti i prodotti principali della prima colazione stiano subendo un forte rialzo: latte, caffè, zucchero, avena, succo d'arancia segnano un aumento del loro prezzo a causa di una serie di fattori.
Tra questi hanno fatto sentire in maniera importante il loro peso i fenomeni legati ai cambiamenti climatici (siccità e maltempo) che hanno portato anche ad una diminuzione della produzione delle materie prime, una crisi della catena di approvvigionamento e, ovviamente, la pandemia di Covid19. Se infatti i prezzi delle materie prime erano rimasti bassi a causa di raccolti particolarmente favorevoli tra il 2016 e il 2020, la pandemia e altri fenomeni hanno stravolto questo scenario positivo.
Ne è conseguito che, secondo l'indicatore denominato "caro breakfast" del Financial Times, si è assistito rispetto al 2019, ad un aumento dell'indice del 63% con un boom registrato a partire dalla scorsa estate.
Da non sottovalutare in questo scenario anche l'aumento del costo dell'energia: molti produttori hanno spento gli impianti a causa dell'aumento del gas causando un aumento del prezzo dei fertilizzanti, prodotti a partire da gas naturale e fondamentali per la produzione delle materie prime.
Anche gli elevanti costi della produzione, lavorazione e trasporto contribuiranno a mantenere ancora per un anno i prezzi finali elevati; le aziende alimentari tendono a proteggere i loro profitti e quindi, anche se i costi delle materie prime tenderanno a stabilizzarsi, tutti gli altri fattori continueranno ad incidere sulle tasche dei consumatori.
Viene fatto notare nello specifico della prima colazione, che i prezzi di latte e succo d'arancia sono aumentati per la scelta sempre più frequente di consumare la colazione a casa e non al bar.
Un discorso a parte va fatto per il grano i cui prezzi sono aumentati del 20% da inizio anno, a causa della siccità che ha colpito Russia, Nord America e Argentina e per le forti piogge che invece hanno interessato l'Europa; prezzi così alti non si registrano dalla siccità del 2012 negli Stati Uniti. Coldiretti, inoltre, evidenzia che il prezzo del grano tenero per la panificazione ha raggiunto i valori massimi del decennio sulla base dei contratti futuri nei listini del Chicago Bord of Trade (CBOT), il punto di riferimento internazionale per il mercato delle materie prime agricole. Tutto ciò si riversa ovviamente sul consumatore finale per prezzi in crescita di almeno 10 volte dal campo al pane sugli scaffali.
Come già accennato, per gli analisti del Financial Times, ci vorrà ancora un anno per uscire dalla situazione di ristrettezza dell'offerta: i prezzi delle materie prime saranno influenzati da quello dei fertilizzanti che non caleranno nel breve termine. Un effetto a catena che di certo si inserisce in un periodo già difficile per aziende e consumatori.
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