La Masseria Di Luggo ospita la presentazione di CAPRÉ spumante Metodo Classico di Le Lune del Vesuvio

Presentato a Terzigno CAPRÉ 2021, Metodo Classico da Caprettone di Le Lune del Vesuvio, evento alla Masseria Di Luggo con AIS Vesuvio e istituzioni

17 Ottobre 2025 - 15:03
La Masseria Di Luggo ospita la presentazione di CAPRÉ spumante Metodo Classico di Le Lune del Vesuvio

VINI E DINTORNI - La Masseria Di Luggo, storica casa colonica i cui primi nuclei risalgono al 1770 e appartenente all’omonima famiglia dal 1827, è stata ieri il palcoscenico scelto per il debutto di CAPRÉ Spumante di Caprettone Metodo Classico – Annata 2021, nuova etichetta dell’azienda Le Lune del Vesuvio, guidata dalla famiglia Forno. 

L’edificio, nato come struttura agricola e ampliato nel tempo fino a includere una cantina, testimonianza delle antiche tecniche vitivinicole vesuviane, ha offerto la cornice a un evento che ha voluto unire memoria storica e slancio progettuale.

Gli interventi istituzionali

La serata si è aperta con i saluti del sindaco di Terzigno Francesco Ranieri, che ha sottolineato il valore della Masseria Di Luggo come «luogo che restituisce lustro al territorio, capace di raccontarne identità e potenzialità». Il generale Giovanni Capasso, impegnato nel progetto Smart Land Pompei, ha ricordato come la vocazione agricola del Vesuvio affondi le radici già nell’epoca greca e romana: «un’agricoltura che, da secoli, genera valore e attrattività». A portare la voce della famiglia proprietaria della Masseria è stata la professoressa Antonella Di Luggo, che ha ripercorso il legame tra la tenuta e la tradizione vitivinicola della zona.

La visione della famiglia Forno

Andrea Forno, titolare di Le Lune del Vesuvio, ha spiegato le motivazioni del progetto:
«Lo spumante di Caprettone nasce dal desiderio di costruire un percorso corale, che mettesse insieme specialisti di aree diverse. Partendo da un vitigno autoctono del Vesuvio, abbiamo voluto affiancare al lavoro di Raffaele De Martino l’esperienza di Luca Dalpiaz, enologo trentino da vent’anni impegnato nel mondo del metodo classico».

Forno ha aggiunto un passaggio personale: «Ho scelto questa location non solo per la sua storia, ma perché qui ho incontrato persone straordinarie, capaci di trasmettere entusiasmo e generosità. Con la famiglia Di Luggo vogliamo dare avvio a una serie di appuntamenti che facciano conoscere questa struttura come punto di riferimento per il territorio»

Una storia familiare

Nel suo intervento, Forno ha tracciato anche la traiettoria della famiglia: «L’azienda Le Lune del Vesuvio ha 15 anni, ma la nostra storia vitivinicola parte dagli anni ’50, quando mio nonno vendeva vino a Napoli con il carrettino. Poi mio padre ha ampliato l’attività e oggi con mio fratello Salvatore e mia figlia Rossana portiamo avanti tre aziende, Le Lune del Vesuvio, l’Azienda Agricola Vesuvio e le Cantine Forno di Avellino, una diversificazione che non è divisione ma sinergia. Il nostro lavoro resta difficile ma la gioia della vendemmia restituisce sempre il senso dei sacrifici».

Le voci della squadra

L’enologo Raffaele De Martino, che da oltre dieci anni segue l’azienda, ha ricordato la sua esperienza con il Caprettone: «All’inizio sembrava un’uva da tavola, difficile da valorizzare, soprattutto per acidità e pH. Nel tempo, studi e prove ci hanno permesso di trovare la strada giusta. Dal 2018 abbiamo iniziato a immaginare la spumantizzazione: un campo complesso, che ci ha spinto a coinvolgere Luca Dalpiaz. Con lui abbiamo lavorato per superare i limiti iniziali e arrivare al risultato che oggi presentiamo».

Comunicazione ed etichetta

La giovane grafica Annalisa Fusco ha spiegato la filosofia del progetto visivo: «L’etichetta è semplice e materica, con microincisioni e giochi di tridimensionalità. Al centro, un rosone nero all’interno del cratere, simbolo dell’ambizione della famiglia Forno. Ho voluto che l’immagine trasmettesse verità e percorso, proprio come l’azienda racconta sé stessa».

La degustazione

La parte tecnica si è chiusa con la degustazione guidata da Ernesto Lamatta, delegato AIS Vesuvio. «Quindici anni fa il Caprettone era considerato un vitigno problematico per la scarsa acidità. Oggi, con CAPRÉ, degustiamo uno spumante che dimostra come gli studi e la specializzazione abbiano trasformato il destino di quest’uva e di questo territorio», ha osservato.
Il vino si è presentato con profumi agrumati e floreali, accenni di erbe mediterranee e una chiusura salina, il perlage fine e la bocca tesa hanno trovato riscontro nell’abbinamento scelto, la pizza fritta del Ristorante Bistrot Varnelli

Giornalismo e territorio

Nel corso del confronto, Luciano Pignataro ha coordinato gli interventi e ha rimarcato in forma di sintesi critica che il Caprettone, lavorato con rigore, può sostenere il metodo classico con credibilità propria, misurandosi sulle sue doti (sapidità, precisione, tensione) senza inseguire modelli esterni. 
La presentazione ha segnato non solo l’esordio di una nuova etichetta, ma anche l’avvio di un percorso condiviso tra produttori, istituzioni e territorio, con la Masseria Di Luggo come cornice simbolica di una rete che unisce storia e futuro. 

Luciano Pignataro e Andrea Forno

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