Le festività natalizie riusciranno a rilanciare i consumi di vino?
Le vacanze natalizie rappresentano tradizionalmente un momento di forte accelerazione per il segmento Wine & Spirits ma per il 2022 è difficile fare previsioni. Inflazione, competizione di bevande a basso contenuto alcolico, contrazione dei mercati internazionali di sbocco rappresentano solo alcune delle variabili che potrebbero incidere su una chiusura d’anno che resta ancora una grande incognita.
L’incertezza di fondo che influenza ormai da mesi i mercati si fa sentire con ancora più forza nel periodo dell’anno riconosciuto come topico per la filiera delle bevande alcoliche: le vacanze natalizie.
Mentre sul finire del 2021 a tenere banco e a creare tensioni erano la carenza di materie prime, in particolare di vetro e bottiglie, che mettevano a rischio le forniture, unitamente ai rincari e all’esplosione dei costi dei container divenuti inaccessibili, oggi lo spettro che fa più paura è quello di una inflazione galoppante che si innesta in un quadro evolutivo dei comportamenti di consumo consolidatosi a valle della pandemia.
Lo scorso anno le vendite di vino in Italia nel canale Off-trade avevano chiuso, grazie all’ultimo trimestre, tirando un po’ il fiato, con una riduzione dei volumi dell’1,2% contenuta grazie all’exploit delle bollicine e compensata da una crescita a valore del 5% che segnalava già l’avanzare del fenomeno della premiumization, mentre per E-Commerce e Horeca si confermava un risultato positivo, in particolare la ristorazione recuperava terreno rispetto ad un 2020 da dimenticare se pur non ritornando ai numeri del 2019.
Per il 2022 previsioni che vadano nella stessa direzione sono molto difficili da fare. I dati parlano chiaro, specie se si guarda ai mercati internazionali. Nei primi nove mesi dell’anno le vendite di vino italiano nel canale retail dei tre principali mercati mondiali (Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania) hanno subìto una flessione del 10% cumulato a volume (dati Osservatorio del vino di Unione Italiana Vini) con un -11% per gli spumanti e un -9% per i vini fermi. E se gli sparkling avevano in passato colmato il gap dei vini fermi oggi la tendenza sembra non essere confermata, almeno per il momento.
Le festività potrebbero venire in soccorso, grazie a party, riunioni di famiglia, occasioni per brindisi e convivialità, molte delle quali anche fuori casa, in locali, e la spesa per Wine & Spirits potrebbe essere sostenuta dall’onda dell’entusiasmo. Ma probabilmente, mai come quest’anno, la tendenza si muoverà su due binari distinti.
Da un lato i consumatori alto spendenti che non saranno influenzati dai costi crescenti, dalle bollette più salate e dall’inflazione e che continueranno a prediligere prodotti di fascia alta senza subirne le oscillazioni di prezzo; dall’altro i consumatori che dovranno fare i conti con un ridimensionamento sensibile del potere di acquisto, rivedere le quantità, presumibilmente non rinunziando alla qualità se è vero che il processo di premiumization è ormai inarrestabile, ma che a causa della minore disponibilità economica potrebbero non mangiare fuori così spesso.
Uno scenario trasversale, che accomuna molti mercati, e porta con sé molte incognite, anche perché il timore di nuove ondate pandemiche sembra essersi decisamente ridimensionato ma tante cose sono cambiate: le persone lavorano da casa, guardano film in streaming ed ordinano pasti e alcolici a domicilio e i budget per i viaggi d’affari non sono più così consistenti come prima del 2019.
E se il 2021 è stato un anno eccezionale per la ripresa di vini e liquori anche per le spese limitate in altri settori come viaggi e intrattenimento in genere, risentendo ancora degli effetti della pandemia, il 2022, offrendo opzioni di spesa più ampie con portafogli più leggeri, non potrà godere dello stesso vantaggio.
Altra minaccia, specie in mercati come quello statunitense, è rappresentata dalla crescita del segmento dei vini a bassa gradazione alcolica e cocktail premiscelati Ready to Drink (RTD) che potrebbero diventare la prima scelta per il periodo delle feste, cresciuti rispettivamente nel terzo trimestre del 2022 del 35% e del 29% rispetto allo stesso periodo del 2021, a fronte di una contrazione delle vendite di vino in lattina (-17%) e in bottiglia (-5%). Parliamo di uno dei mercati di sbocco più significativi per le esportazioni del Belpaese che potrebbe proseguire sostenendo questo trend anche in chiusura d’anno.
Non resta che affidarsi alla capacità del mondo del vino di resistere alle crisi e ai periodi di recessione, anche perché l’anno nuovo alle porte potrebbe esordire con una ulteriore stretta per i consumatori.
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