L’Italia del vino accelera sulla sostenibilità, fattore strategico di sviluppo
Il sistema vitivinicolo italiano con l’approvazione del disciplinare di certificazione nazionale della sostenibilità dell’intera filiera si conferma primo comparto dell’agroalimentare europeo a dotarsi di una norma pubblica in materia e investe sul cambiamento per accrescere la competitività dei suoi prodotti a livello nazionale e internazionale.
Con la recente approvazione da parte del Ministero delle Politiche Agricole del disciplinare di certificazione nazionale della sostenibilità della filiera vitivinicola si apre un nuovo capitolo per l’Italia del vino che, prima in Europa, si sta dotando di un sistema all’avanguardia, in grado di garantire l’allineamento delle pratiche in vigna e in cantina con gli indirizzi e le strategie in chiave green a livello comunitario, in particolare con la nuova Politica Agricola Comune.
A pochi mesi dal provvedimento che nel giugno 2021 stabiliva le modalità per l’istituzione dello standard unico nazionale, arriva infatti l’atteso placet del Mipaaf al testo che, non appena pubblicato in Gazzetta Ufficiale, consentirà alle imprese di definire i prossimi passi da compiere per abbracciare appieno un cambiamento che per quanto impegnativo sembra essere inevitabile in quanto sempre più richiesto soprattutto dai consumatori, particolarmente sensibili rispetto al tema della tutela dell’ambiente.
Il disciplinare di sostenibilità, istituito ai sensi dell’articolo 224 ter del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, introdotto dalla legge di conversione 17 luglio 2020, n. 77, rimanda da un lato alle disposizioni delle linee guida nazionali di produzione integrata, dall’altro a quelle di Regioni e Province autonome.
Questo significa che per la vendemmia 2022 la certificazione della sostenibilità verrà avviata utilizzando le procedure e gli standard previsti dal Sistema di qualità nazionale di produzione (SQNPI), il tutto fino a quando il processo di integrazione e adeguamento dei diversi sistemi esistenti non verrà completato.
Traguardo che presumibilmente sarà raggiunto nel 2023 anche grazie al lavoro del Comitato della sostenibilità vitivinicola (Cosvi), istituito con il decreto ministeriale del 23 giugno 2021, organismo che ha il compito di aggiornare costantemente le regole del disciplinare, di individuare gli indicatori di performance necessari alle valutazione di impatto della sostenibilità della filiera, e di determinare i criteri per l’individuazione del campione delle aziende su cui condurre le indagini di monitoraggio.
L’impianto normativo introdotto dal Legislatore italiano nel settore vitivinicolo, recependo tutte le più attuali innovazioni in materia di sostenibilità economica, ambientale e sociale, fornirà ai produttori italiani adeguate indicazioni sia da un punto di vista esecutivo che gestionale, da monitorare con idonee valutazioni di impatto, e capaci di raggiungere lo scopo di ottenere vini in linea con i principi di sostenibilità, anche nel rispetto dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite sottoscritta il 25 settembre 2015 da 193 Paesi.
I vini italiani, famosi in tutto il mondo, potranno fregiarsi già a partire dalla vendemmia 2022 di segni distintivi che ne attestano il rispetto dell’ambiente, accrescendo il loro valore e la competitività sul mercato; si lavorerà presto infatti alla realizzazione di un logo che li renda riconoscibili, come prodotti ottenuti adottando specifiche e virtuose regole.
Il decreto, da tempo atteso dai protagonisti dell’intera filiera, raccoglie le buone pratiche e le esperienze condotte nel nostro paese e le sistematizza attraverso i vari schemi di certificazione della qualità sostenibile. Il sistema vitivinicolo italiano dimostra così di distinguersi non solo per la qualità dei suoi prodotti ma anche per la sua capacità di innovare, confermandosi il primo comparto dell’agroalimentare europeo a dotarsi di una norma pubblica sulla sostenibilità.
Si prevede che entro pochi anni la maggior parte delle imprese aderirà al protocollo stringente con disposizioni in materia ambientale, sociale ed economica, che farà da volano per la crescita del Made in Italy enoico nel mondo.
A livello pratico tutto ciò si tradurrà in regole che i produttori dovranno rispettare a livello di utilizzo di fitofarmaci, buone prassi in vigna, buone pratiche in cantina. Le indicazioni non hanno come obiettivo solo il rispetto dell’ambiente ma anche la sicurezza alimentare, la tutela dei lavoratori e dei cittadini e il mantenimento di un reddito agricolo congruo.
Il Belpaese si muove sulla scia del modello della Nuova Zelanda, primo paese al mondo ad aver raggiunto il risultato del 96% dei vigneti con certificazione di sostenibilità grazie ad un programma, il Sustainable Winegrowing New Zeland, adottato nel 1995.
La sfida per l’Italia sarà portare l’intero tessuto imprenditoriale del mondo vitivinicolo, costituito da grandi e piccole aziende, ad eccellere nelle proprie performance di sostenibilità, andando a soddisfare la crescente richiesta da parte dei consumatori non solo nostrani ma soprattutto stranieri, di prodotti, che hanno sempre più a cuore il tema della difesa del pianeta.
Una prospettiva che nella congiuntura attuale, segnata dall’incertezza dello scenario post pandemico e dalle tensioni internazionali determinate dal conflitto tra Russa e Ucraina, suona come una opportunità, per non dire una via d’uscita, rispetto ad una fase di stallo che crea grandi preoccupazioni per il futuro.
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