L'Ungheria vieta l'esportazione di cereali. A rischio la libera circolazione delle merci
Con il blocco delle esportazioni di grano e cereali, l'Ungheria crea un precedente pericoloso per la libera circolazione delle merci in Europa.
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Con una norma solo apparentemente tecnica l’Ungheria vieta le esportazioni di cereali (grano, mais, eccetera) dal suo territorio verso qualsiasi destinazione mettendo a serio rischio l’approvvigionamento di tali prodotti verso il mercato comunitario ed in particolare verso il nostro Paese.
"Quella che nei giorni scorsi sembrava essere una notizia priva di fondamento appare oggi invece come una notizia certa che si aggiunge a un quadro già nero per l'industria alimentare", ha commentato Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare.
“Notizia gravissima sulla sicurezza alimentare globale dell’Europa - commenta Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera italia e aggiunge - ancora di più se si considera che ogni anno l’Italia importa dall’Ungheria oltre 600 milioni di euro di cereali (dato 2021) prevalentemente grano e poi mais".
Il dato risulta preoccupante in un momento in cui il prezzo del grano è in aumento, situazione in essere già da prima dell'inizio del conflitto Russia-Ucraina, e la chiusura del Mar Nero e le tensioni nella logistica e nei container globali stavano già interrompendo i flussi di approvvigionamento del mercato.
La nuova norma tecnica ungherese prevede in sostanza l’obbligo di notifica da parte dell’esportatore all’autorità pubblica dell’intenzione di esportare determinati prodotti. Lo Stato ha 30 giorni di tempo per acquistare esso stesso i prodotti oggetto di notifica da parte dell’esportatore. Ciò equivale di fatto ad un blocco, almeno temporaneo, delle esportazioni come raccontato da Filiera Italia.
“Utile segnalare che anche altri Paesi stanno prendendo misure simili”, aggiunge Scordamaglia. "La Bulgaria starebbe lavorando ad un sistema simile, per acquistare una parte di grano prodotto al suo interno che potrebbe essere utile alle necessità della propria popolazione; la Turchia ha rafforzato l’autorità del Ministero dell’agricoltura riguardo alle esportazioni di specifici prodotti, permettendo anche di fare accordi periodici; l’Argentina sta lavorando per garantire l’approvvigionamento di cereali ai settori interni che ne avranno bisogno; la Moldova avrebbe anch’essa bloccato le esportazioni di grano, mais e zucchero".
“Insomma - conclude Scordamaglia - un crescendo di misure protezionistiche all’esportazione, con buona pace di chi a Bruxelles pensava che l’autosufficienza e sovranità alimentare non fosse più un bene da tutelare prioritariamente e che della Pac e dei nostri agricoltori se ne potesse fare a meno. Ora l’Europa intervenga bloccando immediatamente la norma ungherese e rivedendo la politica di smantellamento della produzione irresponsabilmente posta alla base della strategia Farm to Fork”.
Lo stesso invito giunge anche da Federalimentare: "Come Federalimentare stiamo chiedendo immediatamente e in modo formale che il governo italiano intervenga presso l'Unione Europea affinché venga rispettato il principio della libera circolazione delle merci, dato che quello che sta facendo l'Ungheria è contro tale principio".
"Il problema a questo punto - conclude nella nota il presidente Vacondio - non sarebbe solo quello di un aumento dei prezzi, ma inizierebbe ad apparire lo spettro di una reale difficoltà di approvvigionamento per il nostro paese di materie prime come il grano, il mais e il girasole con conseguenze drammatiche per le rispettive filiere".
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